6 consigli per Halloween đŸŽƒ

di A. C.

Quale miglior modo per entrare nell’atmosfera di Halloween riscoprendo alcuni gioielli cinematografici del macabro.

1) Il gabinetto del dottor Caligari (Robert Wiene, 1920)

Fondamentale capolavoro del cinema espressionista tedesco, il film di Wiene è un’opera rivoluzionaria che gioca abilmente sul confine tra realtà e immaginazione e sul tema del doppio, arrivando a confondere lo spettatore stesso con una costruzione scenografica irregolare e allucinante e gettandolo in un limbo bidimensionale in cui non è più possibile distinguere il reale dall’illusorio.

2) Vampyr (Carl Theodor Dreyer, 1932)

Il primo film sonoro del maestro danese è un horror evocativo di stampo vampirico. Pur successivo ai due capisaldi del vampirismo di Murnau e Browning, se ne discosta totalmente sul piano stilistico e concettuale.

Ne risulta ancora oggi un’opera di sconvolgente fascino, in cui il dialogo è ridotto all’osso e il resto affidato ad un’atmosfera onirica e inquietante con un virtuoso utilizzo del sonoro e grandi intuizioni registiche.

3) Arsenico e vecchi merletti (Frank Capra, 1944)

La black-comedy di Capra si sposa perfettamente con la festa di Halloween.

Un gioiello del genere in cui macabro e comico si bilanciano alla perfezione, grazie ad una narrazione dal ritmo scoppiettante, un susseguirsi di gag spassosissime e uno scatenato Cary Grant in uno dei suoi migliori ruoli comici, sostenuto dalle sue deliziose e letali ziette.

4) Suspense (Jack Clayton, 1961)

Tratto dal racconto “Il giro di vite” di Henry James, il film di Clayton fu uno dei primi ad avvalersi di effetti sonori elettronici. Il risultato fu un horror modernissimo, di palpabile tensione dai primi agli ultimi istanti, in cui l’ambiguità e l’angoscia fanno da padroni.

Sconvolgente anche per i suoi contenuti, per l’epoca scabrosissimi, che denotano anche il coraggio di un prodotto assolutamente irrinunciabile per gli amanti del genere.

5) Kwaidan (Masaki Kobayashi, 1964)

La prima opera a colori del maestro giapponese è un inarrivabile capolavoro del cinema orientale e non solo.

Quattro storie di fantasmi, originarie dal mito popolare nipponico, dove si viene trasportati in una dimensione spettrale, che lascia abbacinati dal suo fascino visivo grazie all’utilizzo creativo dei colori, alle sue scenografie artificiose di forte stampo surrealista e ad una colonna sonora ipnotica.

Un horror concettuale ed esperienziale, di irresistibile magnetismo che trova il suo degno coronamento in un epilogo enigmatico e “incompleto”.

6) Possession (Andrzej Zulawski, 1981)

Nella cornice di una Berlino ancora divisa dal Muro, Zulawski mette in scena un horror nichilista.

Una visione indubbiamente spiazzante, che parte da un comune dramma coniugale per poi sfociare in una dimensione universale di puro caos. Un film che gioca molto sui simbolismi, sui doppelganger e su scene di forte impatto spesso disturbanti.

Un’opera ricca di sfumature, chiavi di lettura e interrogativi, che fu oggetto di diverse censure e divieti alla sua uscita e che consacrò il talento attoriale di Isabelle Adjani, in un ruolo forse mai così impegnativo ed estenuante.

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