di Girolamo Di Noto - Con un Joe Pesci da Oscar (80 anni il 9 febbraio), 'Quei bravi ragazzi' mescola in modo unico quotidianità e delitti, cocaina e ragù, aspetti della vita di tutti i giorni e efferate scene di violenza, in un flusso di immagini senza sosta.
La promessa, di Sean Penn (Usa/2001)
di Girolamo Di Noto "Ovunque solo tracce elusive e vaghi indizi - ragguagli reticenti o comunque inattendibili ". (Giorgio Caproni, L'ultimo borgo) Molteplici ragioni possono spingere un regista, specie se si tratta di un attore-regista, a confrontarsi con un'opera letteraria. Ciò che ha spinto Sean Penn a mettere in scena La promessa - Un requiem... Continue Reading →
Aftersun, di Charlotte Wells (2022)
di Marzia Procopio - Una vacanza in Turchia, un giovane uomo e sua figlia, il tentativo poetico e struggente di ricostruire attraverso le schegge della memoria l’irraggiungibile ritratto di un padre misterioso e amatissimo: Aftersun di Charlotte Wells, il film più intenso, delicato e potente dell’anno.
Monsieur Verdoux, di Charlie Chaplin (1947)
di Bruno Ciccaglione - A seguito della catastrofe umanitaria della seconda guerra mondiale, Chaplin mostra tutto il suo cupo sgomento raccontando un "serial killer", che in una commedia degli orrori, a confronto dei capi di stato o dei capitani d'industria, è solo un dilettante.
Il circo, di Charlie Chaplin (Usa/1928)
di Girolamo Di Noto - Chaplin mette in scena il suo Charlot, vagabondo tenero e impacciato, incapace di integrarsi nell'ambiente che lo circonda, non produce una comicità fine a sé stessa, ma una miscela misurata di lievità e gravità, toccando le corde più sensibili dell'animo umano, suscitando risate liberatorie, sorrisi amari e qualche lacrimuccia.
Intrigo internazionale, di Alfred Hitchcock (Usa/1959)
di Girolamo Noto - Originale, brillante, sorprendente: il film è prima di tutto una lezione di stile, una storia raccontata con straordinaria maestria, capace di rendere efficace un pensiero attraverso la potenza delle immagini e dei suoni, abile nel riuscire a legare scene macabre con quelle da commedia, usando così la forza dell'ironia per smorzare la tensione.
Sfida infernale, di John Ford (Usa/1946)
di Girolamo Di Noto - Sfida infernale è un western atipico, che dedica più spazio al melodramma che al duello finale. Solo nell'ultima scena c'è azione, sfida leggendaria. A Ford interessa di più il duello interiore dei protagonisti, l'aspetto sofferto e tormentato delle loro vite.
The general (Come vinsi la guerra), di Buster Keaton e Clyde Bruckman (1926)
di Bruno Ciccaglione - Keaton costruisce i suoi film staccandosi nettamente dalla comicità delle “torte in faccia”, costruendo personaggi e storie in ambienti sempre diversi e gag che hanno strutture complesse, che si duplicano, si replicano e si rovesciano nel corso del racconto – dando ad esso così una maggiore unità. Tutte queste caratteristiche sono esaltate in The general (Come vinsi la guerra), che sarà un fiasco dal punto di vista commerciale, ma che oggi è acclamato come uno dei suoi capolavori.
Angoscia, di George Cukor (Usa/1944)
di Girolamo Di Noto - "Angoscia" rappresenta forse l'esempio più significativo di integrazione della condizione interiore della protagonista con l'impianto scenografico. Con una tensione che cresce sempre più, Cukor è abile nel tratteggiare Paula come una sagoma senza contorni, umiliata, avvilita, che si aggira in una casa si rivela soffocante, con stanze e corridoi vuoti che sembrano gabbie, oscuri meandri della sua psiche degradata.
Giungla d’asfalto, di John Huston (Usa/1950)
di Girolamo Di Noto - Giungla d'asfalto, uno dei migliori noir di John Huston, prototipo dei film di rapina che influenzerà molto cinema a venire tra cui il bellissimo e teso Rapina a mano armata di Stanley Kubrick, non è solo la storia di un colpo grosso organizzato in una gioielleria da una banda di scalmanati, ma è anche soprattutto un'amara parabola sull'avidità umana, una malinconica elegia dei perdenti.