Generazione 1000 euro, di Massimo Venier (2009)

di Federico Bardanzellu

(Nella foto: Alessandro Tiberi e Carolina Crescentini)

Ci sono film che dovrebbero essere materia di studio per il sociologo o l’economista, anziché oggetto di attenzione da parte del critico cinematografico. Questo perché descrivono tematiche che vanno oltre i costumi personali, i rapporti sentimentali o la riflessione interiore. Hanno infatti per argomento i rapporti sociali e di lavoro. Spesso, addirittura, ne colgono in anticipo le dinamiche, quasi prevedendo gli ulteriori sviluppi della società.

È il caso di “Generazione 1000 euro” di Massimo Venier, un film del 2009, tratto da un libro di Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa, scritto tre anni prima. Libro e film avevano, quindi, per oggetto le problematiche dei cosiddetti “millennials”, la generazione nata negli ultimi due decenni del XX secolo. A rivederlo oggi, invece, sembra descrivere in modo più puntuale le problematiche della “generazione Z”. I nati, cioè dal 1997 in poi. Non foss’altro perché, in Italia, la flessibilizzazione (leggi: precarizzazione) del lavoro è stata codificata – e quindi, generalizzata – a partire dal 2012, con il “Jobs Act”. Tre anni dopo l’uscita del film.

Trama

Matteo è un ventinovenne laureato in matematica con un dottorato di ricerca ed un master in calcolo scientifico. Per insegnare nella facoltà in cui ha studiato è in eterna attesa di un concorso la cui indizione è rimandata alle calende greche. In attesa di essere stabilizzato, presta gratuitamente la sua opera come assistente volontario, grazie alla benevolenza dell’anziano docente con il quale ha studiato. Col tempo, anzi, nasce una stima reciproca tra il giovane e questo professore, sarcastico ma simpatico che Matteo considera fonte di saggezza. Il ragazzo, inoltre, è fidanzato con Valentina, medico, problematica e assente.

Per sbarcare il lunario, Matteo è occupato con contratto precario nel reparto marketing di un’azienda milanese, praticamente senza alcuna tutela sindacale. Qui stringe amicizia con Faustino, pur sapendo entrambi che il loro ambiente è improntato al motto “mors tua, vita mea”.  Essendo fuori sede, Matteo alloggia in un appartamento in affitto con Francesco, un suo vecchio amico superficiale e infantile, appassionato di videogiochi, che passa anch’egli da un lavoro precario all’altro. Chiaramente, entrambi sono perennemente a rischio sfratto e con la spada di Damocle dell’affitto da pagare a fine mese.

In ufficio, Matteo conosce per caso l’avvenente Angelica e comincia a corteggiarla, ignorando che fa parte del consiglio di amministrazione dell’azienda. Non rimane indifferente, tuttavia, alle forme abbondanti della nuova coinquilina Beatrice, un’insegnante precaria di Todi. Non conoscendo i difetti strutturali dell’appartamento (un grosso buco nel pavimento malamente nascosto da un tappetino), Beatrice precipita al piano di sotto, rompendosi una gamba e, di conseguenza, precludendosi il rinnovo della supplenza scolastica.

Nel frattempo, in ufficio, un progetto firmato da Faustino viene considerato molto interessante dalla Direzione. Inspiegabilmente, però, per la sua illustrazione a Barcellona, viene individuato Matteo. In realtà dietro le quinte c’è Angelica che lo accompagnerà in missione. Il ragazzo, pur innamorato di Beatrice, non riesce a sottrarsi alle avances della bella manager. Ma Angelica, pur attratta da Matteo, fa del “rampantismo” professionale la sua mission e, all’improvviso, lo abbandona in albergo con il conto da pagare. Matteo è costretto a saldarlo con i risparmi messi da parte insieme a Francesco per pagare l’affitto. Ne seguirà lo sfratto immediato per entrambi (Beatrice nel frattempo si era trasferita a Viterbo per una nuova supplenza).

Alessandro Tiberi e Francesco Mandelli

Lasciato anche da Valentina, sarà il saggio professore a far capire a Matteo che il suo futuro è con Beatrice. Angelica ottiene un incarico all’estero altamente remunerativo e appagante. Gli offre di seguirla, assicurandogli una prospettiva professionale sicuramente vantaggiosa anche per lui. Matteo rifiuta pur sapendo che, senza Angelica, perderebbe sicuramente anche il posto che ha.

Il film si conclude con il discorso d’addio del professore, in congedo per raggiunti limiti di età, nell’aula magna stracolma e la descrizione della situazione successiva del ragazzo, ormai trentenne. Ora è fidanzato con Beatrice, sempre precario sia dal punto di vista lavorativo che abitativo, con un mensile di soli 940 euro, ma felice.

Regia

Il regista, Massimo Venier (nessuna parentela con la più famosa Mara), proviene dalle radio private, dove ha collaborato con la Gialappa’s Band, per poi trovare il successo come regista di Aldo, Giovanni e Giacomo. In questo film dimostra una capacità di regia decisamente superiore.

La pellicola potrebbe sembrare una commediola all’italiana degli anni 2000, se non fosse per la tematica di grande attualità. Il problema è che in Italia, quando si ha in testa un soggetto o una sceneggiatura di spessore sociale, ancora oggi, per non essere considerati dei registi “pallosi”, bisogna per forza rifugiarsi nella commedia, pur limitandosi a non strafare. In questo il regista è stato impeccabile, lasciando al centro della narrativa i problemi sociali e riconducendo ad essi anche le tematiche sentimentali e le irrinunciabili situazioni umoristiche.

Valentina Lodovini

Cast

Matteo è interpretato da Alessandro Tiberi. Sinceramente non riusciamo a ricordare, così su due piedi, un’interpretazione così realistica da parte di un “attor giovane”, quanto meno nell’ultimo trentennio di cinema italiano. Non indulge in alcun modo al “macchiettismo”, così frequente nelle nostre pellicole, pur interpretando un ragazzo sostanzialmente spensierato, ancorché pieno di problemi di vita. Contemporaneamente non assume alcun atteggiamento “serioso” che rovinerebbe il personaggio stesso. Darà prova di sé anche come co-protagonista della serie televisiva “Boris”. Purtroppo, non si può dire che, con gli anni, abbia “sfondato” pur meritando pienamente i favori del pubblico.

Carolina Crescentini è Angelica. Ne dà un’interpretazione misurata e convincente, senza strafare. Valentina Lodovini, invece, è Beatrice. Era reduce dal successo, anche personale, de “La giusta distanza” di Carlo Mazzacurati. È però ancora alle prime armi e si nota. La rivedremo più convinta delle proprie doti recitative (e anche più sexy, dopo aver perso qualche chilo) in “Benvenuti al Sud” e in alcuni episodi televisivi de “Il Commissario Montalbano”. La brava Francesca Inaudi interpreta Valentina. Lo fa in modo convincente pur apparendo in poche scene.

Le parti delle “macchiette” – che il regista non poteva escludere del tutto – sono lasciate a Francesco Mandelli che interpreta Francesco e a Francesco Brandi, che interpreta Faustino. Anche loro, tuttavia, ne danno un’interpretazione misurata, senza scivolamenti nel buffonesco italico. Buona l’interpretazione caratteriale di Lucia Ocone nei panni dell’impiegata addetta ai “rimborsi”.

Lasciamo per ultimo – ma non ultimo – Paolo Villaggio nei panni del professor Gelsomino. È una delle interpretazioni “senili” del grande attore genovese che – a nostro umile parere – con il passare degli anni ha saputo dare il meglio di sé, come il buon vino.

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