To Rome with love, di Woody Allen (2012)

di Simone Lorenzati

“C’è qualcosa di attraente in un uomo che è sensibile alle agonie dell’esistenza.”

Monica (Ellen Page)
Locandina

To Rome with love è una sorta di omaggio che Woody Allen, nove anni fa, volle compiere nei riguardi della città eterna. Dopo aver dipinto una Parigi d’antan in Midnight in Paris l’anno precedente, il regista statunitense, infatti, ci provò anche con Roma.
E lo fece con un film diviso in episodi, incentrati su storie che hanno tutte un comune denominatore: il contrasto tra la vita eccezionale, emozionante e travolgente, che spesso moltissimi tra di noi desiderano – coscientemente o meno – rispetto ad una vita stabile quanto sicura, ossia quella che la stragrande maggioranza di noi effettivamente vive. Ed ecco allora che i protagonisti si ritrovano catapultati in situazioni al di fuori della quotidiana routine, situazioni al limite dell’assurdo e del surreale.
L’emblema di ciò è proprio un Roberto Benigni che diviene famoso senza aver fatto nulla, icona da reality che cambia, improvvisamente, vita.

Roberto Benigni

E poi Eisenberg che si lascia lentamente andare, innamorandosi dell’affascinante amica della sua ragazza, in grado di turbarlo profondamente. Ed ancora i due prossimi sposini che vengono travolti da eventi straordinari, taluni riuscitissimi, talaltri meno, sballottati tra fedeltà e voglia di avventura.
Infine c’é proprio Woody Allen, che asseconda, anch’esso, i propri desideri, rendendo celebre il padre di suo genero, dotato di una fantastica voce, inversamente proporzionale, invero, alla sua timidezza.
To Rome with love è un film con moltissimi attori di rilievo, ambientato in una Roma bella quanto controversa, e rappresentò anche il ritorno dello stesso Allen nel ruolo di attore, dopo diversi anni (precisamente sei, Scoop, 2006).
Non è certamente il miglior Woody Allen e, tuttavia, il film, dal punto di vista meramente visivo, è davvero splendido, anche grazie alla fotografia di Darius Khondji.

Gli attori, anche quelli in cosiddetti ruoli minori, riescono sempre a brillare facilmente e ad essere convincenti in ogni ruolo, compresi quelli decisamente particolari. Paradossalmente le storie peggiori, dal punto di vista strettamente narrativo, sono proprio quelle che hanno come protagonisti gli stessi Woody Allen e Roberto Benigni.
To Rome with Love è una commedia che – come sarebbe solito aspettarsi da un regista come Allen – avrebbe potuto raggiungere picchi altissimi di riflessione amara, squarciando l’ironia e abbattendo qualsivoglia cliché, ma che – nonostante l’ottimo cast e l’indiscutibile fotografia dei luoghi della capitale italiana – riesce solo parzialmente.
Insomma, nel film si realizzano tantissimi dei desideri che ciascuno di noi vorrebbe provare a rendere tali. Anzi, se una critica va fatta alla pellicola, è proprio quella di arrivare a dare forma e spazio a qualcosa di enorme, finanche esagerato.

Non pare esservi una via mezzo tra la grigia mediocrità del quotidiano e la vita vissuta al massimo grado delle possibilità.
Però è qui, proprio qui, che si annida la magia di un Allen che regala a ciascun personaggio la possibilità di vivere qualcosa di veramente unico.
Eppure. Eppure, a ben vedere, il messaggio che Woody lancia è esattamente l’opposto. Benigni, infatti, con un enorme sospiro di sollievo torna ad essere l’uomo qualunque di sempre, Eisenberg resta deluso dalla nuova storia ancora prima di iniziarla, i due sposini si ritrovano – dopo essersi persi, mentalmente e fisicamente – mentre il cantante pare non voler continuare quella sua carriera musicale appena cominciata sotto i riflettori.
Woody Allen, in sostanza, rimarca come le vite straordinarie, nel letterale senso di al di là dell’ordinario, siano certamente più emozionanti, eppure così difficili da gestire, più faticose, più sballottanti.

Ed ecco che, alla fine, si preferisce il ritorno alla stabilità, alla semplicità, alle certezze delle vite di ogni giorno, magari monotone ma maggiormente, per l’appunto, vivibili.
E forse il segreto, a ben pensarci, sta proprio nel trovare, o quantomeno nel ricercare, la straordinarietà nella vita di ognuno di noi. Ché, anche in una vita “normale”, sono probabilmente le piccole cose a permetterci di viverla al meglio.

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