“Oppenheimer”, Christopher Nolan, 2023.

di Giuseppe Bonaccorsi

Con: Cillian Murphy, Matt Damon, Robert Downey Jr, Emily Blunt, Florence Pugh, Josh Hartnett, Kenneth Branagh, Rami Malek, David Dastmalchian, Casey Affleck, uno degli Skarsgård, Jack Quaid, Gary Oldman.

Locandina

Il silenzio.

Il silenzio può assumere diversi significati, al di fuori così come all’interno di una sala cinematografica, ma è raro scorgerne tanto durante la proiezione di un solo film e di notevole durata, date le tre ore piene.

Un silenzio di attesa già alla comparsa del logo “SYNCOPY” che dice tutto sulla considerazione di un regista ormai consacrato al grande pubblico.

Un silenzio di ammirazione per la particolare fotografia di Hoyte Van Hoytema, capace di distinguersi sia nella bellezza di certe inquadrature della pioggia, sia nei colori acidi e bruciati di certe scene del film dove il colore scompare per portare tutto fuori dalla scena, fino ad arrivare ad un bianco e nero da reportage storico nelle parti riguardanti l’inchiesta sulla sicurezza nazionale.

Un silenzio di stupore per un cinema ‘primordiale’ che, senza effetti speciali, mira a sorprendere lo spettatore: il regista ha ripreso l’esplosione di un vero ordigno nucleare tattico, ripresa che poteva essere effettuata una volta perché le radiazioni avrebbero potuto avere effetti nocivi sulla troupe.

Un silenzio di tensione: la scena del test dell’ordigno nucleare è costruita con una scrittura, una precisione e una messa in scena degne di Hitchcock, il quale sosteneva che dopo aver scritto la scena, istruito gli attori e perfezionato il tutto, il risultato non poteva che essere perfetto.
E lo è.

Cillian Murphy

Un silenzio di riflessione e costernazione: Nolan finalmente mette fine alla solita tiritera per cui “quello bravo a scrivere è il fratello”, anche se non si tratta di sceneggiatura originale: se i dubbi morali sullo sganciare due bombe atomiche per porre fine alla guerra erano prima solo accennati, dopo la dimostrazione dell’arma finita e pronta effettivamente all’uso, diventano il tema principale del film come i tanti interrogativi ai quali si dà voce.
Era davvero necessario sganciare le bombe su obiettivi non militari?
Era possibile colpire grossi obiettivi militari con una dimostrazione di forza tale da costringere il Giappone alla resa?
È giusto misurare le perdite di civili con un freddo calcolo matematico e ritenerle “sostenibili” rispetto a quelle che si sarebbero avute col protrarsi della guerra?
Nel cinema che mi piace gli interrogativi vengono suggeriti, le posizioni descritte prendendo in esame tutte le argomentazioni delle due parti, ma la risposta non viene imbeccata allo spettatore, viene aperto un dibattito, che è forse la cosa più importante.
In questa scacchiera c’è una pedina da non sottovalutare: Christopher Nolan non è americano, è inglese, e ciò non è irrilevante in un film su questo argomento, ancora oggi al centro di dibattito.

Robert Downey Jr.

Un silenzio di rispetto e comprensione: la psicologia dei personaggi è al centro del film, soprattutto quella del protagonista.
Oppenheimer, distrutto dai rimorsi per aver progettato un’arma così letale e spaventosa, si rifiuta in seguito, a qualsiasi costo, di contribuire a creare una bomba più potente (come quella ad idrogeno), nella consapevolezza che chi si trova nella stanza dei bottoni, anche se non lui fisicamente, non avrebbe esitato ad adoperare qualsiasi cosa pur di attestare la propria supremazia bellica, iniziando così anche una gara al riarmo.

Un silenzio carico di rabbia e sgomento di fronte agli intrighi del potere, da quelli personali a quelli legati a fenomeni politici di portata ben più ampia.
Robert Downey Jr strepitoso si impegna al massimo nel ruolo della vita, il suo ambiguo Lwis Strauss è capace di mettere in ombra vent’anni di Tony Stark, e da oggi lo amo almeno tremila-tremilaecinque…
I dialoghi tra Kitty e i conduttori dell’inchiesta con le accuse di “simpatie comuniste” apostrofato il macchartismo alla stregua dei dialoghi sui cappucci nella scena delle scorribande in “Django Unchined” di Tarantino.

Un silenzio di “soddisfazione” per una amara vittoria da parte di chi, già in preda ad enormi rimorsi, esce quasi indenne da una congiura di potere organizzata ai suoi danni (e non scrivo “spoiler” perché è Storia).

Ho già parlato della colonna sonora come album in sé, ma ascoltata sul film è probabilmente la più bella di Göransson, insieme a “Posterity” di Tenet.

In conclusione: solitamente non mi sbilancio spesso dopo una sola visione, ma qui credo si possa già parlare di capolavoro sotto molti punti di vista, da quello della scrittura a quello tecnico, passando per le prove attoriali tutte eccellenti con Murphy e Downey Jr che se non hanno già in tasca la statuetta rispettivamente come migliore attore protagonista e non protagonista, avranno almeno la nomination.

Nolan ha dichiarato “per questo film volevo lavorare con i migliori attori in circolazione”: ma quando hai un cast del genere, con Gary Oldman truccato che fa il Presidente Thruman per uno o due minuti, fai prima a dire che ti mancano Di Caprio e Daniel Day Lewis per completare la collezione dell’album delle figurine degli attori…

Molto accurato il doppiaggio italiano, ma non vedo l’ora di averlo in 4k per sentirlo in versione originale (sempre che non lo riveda prima al cinema in originale).

4 pensieri riguardo ““Oppenheimer”, Christopher Nolan, 2023.

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  1. ho capito che il film ti è piaciuto, ma non ho capito questo:
    ” ma quando hai un cast del genere, con Gary Oldman truccato che fa il Presidente Thruman per uno o due minuti, fai prima a dire che ti mancano Di Caprio e Daniel Day Lewis per completare la collezione dell’album delle figurine degli attori…”
    per te è positivo o negativo?

    Piace a 1 persona

  2. Austin Dove, scusami se rispondo solo oggi ma non avevo preso visione del fatto che ci fossero dei commenti.
    Per me il cast stellare impreziosisce quando ogni singolo attore, anche per lo scarso minutaggio concessogli, sfodera tutta la sua bravura, come fanno tutti in questo film, per primo Gary Oldman.

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