di Luca Graziani
In un esclusivo collegio francese c’è una classe speciale formata dagli studenti migliori del paese, superdotati e precoci nell’apprendimento. Sotto gli occhi di questi ragazzi fuori dal comune accade qualcosa di altrettanto singolare, inquietante ma non del tutto inaspettato. Il loro insegnante durante la lezione è in piedi su una sedia in fondo all’aula. Alle spalle dei suoi studenti, in una giornata di sole pallido, sale sul davanzale della finestra per lasciarsi cadere. Il vuoto, poi il tonfo, i ragazzi accorrono. Affacciati alla finestra alcuni di loro sono scioccati ma non sorpresi, nei loro occhi si legge una velata e sinistra approvazione di quel gesto estremo: il suicido che apre e chiude il cerchio di questa storia. Il misterioso comportamento dei ragazzi nasconde un segreto e a condurre le indagini sarà Pierre (Laurent Lafitte), il nuovo insegnante, un supplente sentimentalmente insoddisfatto alle prese con una tesi su Kafka ancora da completare.
Quella raccontata da Sébastien Marnier, che scrive e dirige questo thriller francese, è una gioventù bruciata non da droghe e alcool, bensì dalla paura malata e psicotica di vivere in un mondo intossicato, con una data di scadenza troppo ravvicinata. Il cosiddetto punto di non ritorno è stato largamente superato ed è l’impossibilità di cambiamento a muovere il disincantato gruppo di ragazzi. Discriminati dai compagni per l’alta considerazione di cui godono all’interno dell’istituto, reagiscono alle provocazioni cercando lo scontro. Invece di abbassare i toni alimentano l’odio nei loro confronti con atteggiamenti di saccente superiorità, rifiutando l’aiuto del nuovo insegnante. Una media dei voti invidiabile allontana dagli altri docenti ogni sospetto, d’altronde ciò che avviene fuori dalla scuola non li riguarda. Pierre è il solo deciso a scoprire cosa passa per la testa di quei ragazzi.
Un approccio originale alla questione ambientale che si discosta molto dalle parole di speranza di Greta Thunberg. In un periodo in cui l’attivismo ambientale è particolarmente forte e determinato, “L’ultima ora” arriva come una sentenza e colpisce dritto allo stomaco. Il messaggio che lancia non è certo positivo né rassicurante. Non c’è fiducia nel genere umano da parte di questi ragazzi, le più brillanti giovani menti del paese che invece di prendere in mano il proprio futuro abbandonano la causa. La rotta non si può più invertire, non si sistemerà tutto, non andrà tutto per il meglio come in quei film che cercano il lieto fine. Non c’è spazio per questo, ed è il titolo stesso a suggerirlo. Il destino del pianeta è segnato e nessuno può fare nulla per evitare il tragico epilogo
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