di Corinne Vosa
Chris Hemsworth e Tessa Thompson. Thor e Valchiria di nuovo insieme, ma questa volta in nero. La nuova coppia dei Men in Black è vincente e moderna, affiatata e coinvolgente. Come in buona parte prevedibile, la scelta di una donna come coprotagonista riassetta la serie su una sponda femminista e le dona un nuovo brio. Lui è l’Agente H, narcisista e affascinante, ribelle e talentuoso; lei l’Agente M (Molly), intelligente e professionale, una giovane brillante recluta pronta a sorprendere tutti. C’è molto di femminile in H e molto di maschile in M, fattore che si conforma a una visione attuale della mascolinità e della femminilità e all’equilibrio di entrambi i sessi nel singolo individuo. I discorsi sull’amore e le frasi strappalacrime sono affidate a un uomo, l’eroe che trasgredisce le regole, mentre l’acume razionale e la paura di legarsi emotivamente caratterizzano questa donna solitaria che da sempre sogna di divenire un’agente speciale MIB.
Sono molte le battute femministe che impreziosiscono la sceneggiatura, brillante e godibile. Quando le viene chiesto “Sei una regina?” M risponde: “ Beh insomma lo sono un po’ tutte le donne”. Come darle torto d’altronde. E se c’è una regina c’è un cavaliere e nel film ne troviamo uno quanto mai inaspettato e irresistibilmente dolce e simpatico, nonché H stesso, anche se in apparenza arrogante e incosciente. Un elemento su cui il film gioca insistentemente e abilmente è l’ironia sulla bellezza e il carisma di Chris Hemsworth , attore che ultimamente abbraccia di frequente ruoli che in un certo qual modo ironizzano sul suo status di bello.
La struttura narrativa è circolare e si configura pertanto su ripetizioni e incontri reiterati. Una ciclicità che sembra alludere a una fatalità degli eventi, a un destino programmato dall’universo, più volte citato. Non a caso la stessa M dichiara di voler conoscere “la verità dell’universo”, di voler sapere come funziona questo Tutto. Alla ricerca della verità si oppongono però la menzogna e l’oblio, la falsità e la fragilità della memoria.
Gli effetti visivi sono riuscitissimi e si inseriscono armonicamente nelle ambientazioni, ampliando positivamente l’universo MIB, arricchito da sempre più dettagli e da uno sguardo internazionale che si posa su vari paesi, in particolare Londra, il Marocco e l’Italia, non limitando più l’azione negli USA. La sfida è stata quella di riuscire a preservare la bellezza del franchise modernizzandolo e accrescendone la magia, con un attento lavoro su scenografie, trucco e costumi. I produttori si sono affidati a Charles Wood, lo scenografo di blockbuster Marvel di grandissimo successo come niente meno che Avengers: Endgame e I Guardiani della Galassia, agli sceneggiatori Art Marcum e Matt Holloway (Iron Man), alla costumista Penny Rose e al regista F. Gary Gray. Le musiche invece sono di Danny Elfman e Chris Bacon.
Tessa Thompson si incrocia con piccoli e simpatici alieni con una sensibilità che ricorda quella con cui Newt Scamander si approccia alle creature magiche di Animali fantastici e dove trovarli. Una scena in particolare vi farà facilmente ripensare al toccante film d’animazione Lilo & Stitch. In generale la sceneggiatura è densa di citazioni e omaggi al mondo del cinema e della cultura pop, nonché agli stessi Men in Black precedenti, basti notare il confronto tra due quadri, di cui uno immortala il passato grandioso di questo franchise e l’altro il presente e i suoi misteri ancora da svelare.
L’umorismo quasi disneyano adottato, che caratterizza anche i prodotti Marvel, è rassicurante e idoneo per ogni tipo di pubblico. Confermandosi ancora una volta un ottimo mix di commedia, azione e fantascienza, Men in Black: International colpisce nel segno con la sua effervescenza e simpatia, servendosi di un cast di alto livello e di due giovani protagonisti degni del proprio successo.
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