Poco fa si è spento Omero Antonutti, e a caldo sento il bisogno di posare un fiore sul suo nome, senza pretendere di farne una corona, un coccodrillo a 360 gradi, come invece giustamente faranno tanti, meglio di me.
Merita ogni omaggio e riconoscimento, questo straordinario protagonista del nostro cinema: doppiatore, attore, anche televisivo e di teatro. Straordinario, unico: tanto impegnato nel mondo della recitazione, dello spettacolo, quanto estraneo alla mondanità di paparazzi e tappeti rossi. Per dire, nella sua vita ha fatto un solo spot pubblicitario, per una compagnia assicurativa. Un viso riconoscibile e popolare come il suo avrebbe fatto soldi a palate, se Omero Antonutti avesse avuto un carattere meno umile e nobile. Un artista riservato sempre al lavoro, visibilmente appassionato al suo mestiere.
Nato nel 1935 in un paese del Friuli, nel 1966 recita relativamente tardi il suo primo, piccolo ruolo: in Le piacevoli notti, un film di Crispino e Lucignani. Personalmente lo ricordo qui per due cose solamente, tra le tante che ha fatto, le due che avrò sempre nel cuore: il ruolo in Padre padrone (1977) dei Taviani, e la voce narrante in La vita è bella (1997) di Benigni. Tanti altri ruoli, tante altre voci hanno moltiplicato la sua duttilità recitativa, la gestualità dignitosa, il suono caldo e preciso della perfetta dizione. Ma solo per questi due lavori, già ‘solo’ per questi due capolavori, sarà indimenticabile. E non solo per me.
Andrea Lilli
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