Di A.C.
“Una Nazione non è un territorio, né solo un agglomerato di persone. È nei principi che sostiene… quando sostenere un principio è la cosa più difficile.”

1948, Norimberga. Ha luogo, in forma romanzata, il celebre processo per i crimini contro l’umanità di matrice nazista. Sul banco degli imputati quattro giudici tedeschi, accusati di aver favorito con il loro potere le atrocità commesse dal Terzo Reich.
Incaricato di deciderne nel merito un anziano e saggio giudice americano, all’accusa un ufficiale americano risoluto nell’ottenere giustizia e alla difesa di uno degli imputati un determinato giovane avvocato tedesco, che in tale compito intravede la possibilità di riscattare anche solo parzialmente la nomea del popolo tedesco.

Un courtroom movie asciutto e serrato, dalla solida sceneggiatura e che nel suo corposo minutaggio indaga meticolosamente su uno dei momenti più difficili e sconcertanti che la Storia conservi. Molteplici riflessioni, mai superficiali, sulle responsabilità collettive di un popolo ma anche dell’intero mondo, e sull’entità delle stesse quando tali azioni vengono perpetrate da persone di una certa levatura, intellettualmente e moralmente capaci di comprenderne la gravità.

Film potentissimo, che affronta il tema con decisione e senza mai scadere nella retorica. Sorretto magistralmente da un cast di glorie del cinema hollywoodiano, in cui svettano un anziano e saggio Spencer Tracy, un tragico Burt Lancaster, e i dolorosissimi Montgomery Clift e Judy Garland per nel breve minutaggio a questi ultimi riservato.

Un’operazione, quella di Kramer, il cui maggior pregio risiede probabilmente nei diversi interrogativi morali che lascia al termine della visione portando ad uno spaventoso ma quanto mai necessario confronto con la coscienza umana.
Un film da proiettare nelle scuole
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