C’mon c’mon

Regia di Mike Mills, 2021, Usa

di Nicole Cherubini

Here, it is always the same, but there, everything is in motion, everything is always changing. You will be plunged into Earth’s river of time. There will be so much for you to learn, and so much for you to feel…

Da “Star Child” di Claire A. Nivola

Giornalista radiofonico, Johnny si sposta in continuazione, con la sua attrezzatura, di città in città. Sta infatti intervistando molti ragazzi e adolescenti per sapere quale sia la loro idea di futuro. Dopo un periodo di separazione, si ricongiunge con la sorella ed il nipote, ormai cresciuto. Vedendola, trova una donna in gamba, ma appesantita dall’esaurimento del marito, affetto da bipolarismo. Johnny (questo il nome del giornalista), si offre di badare al nipote, di modo che la sorella possa andare in Canada per cercare di aiutare il compagno. Questa, in breve, la sinossi di “C’mon c’mon,” quarto lungometraggio di Mike Mills. Eppure il film non parla solo di tutto questo, o meglio, parla anche di questo, ma filtrato dal rapporto che si crea tra zio e nipote.

Infatti, Johnny non ci mette molto a notare quanto fare la figura genitoriale sia complesso, soprattutto di un ragazzino come Jesse, così poco “bambinesco,” e così incline a spiazzare gli adulti con le sue domande. Ciononostante, i due iniziano la nuova convivenza, imparando gesti ed espressioni, prendendo le misure con permissioni e divieti (quanti dolciumi o tempo al cellulare sono concessi), imparando riti (Jesse ama fingersi orfano e vuole che gli adulti lo assecondino). Johnny cerca di far entrare il nipote nel suo mondo: vediamo così il bambino girovagare per le spiagge losangeline con cuffie e microfono, catturando i suoni e “ascoltando” la città come non aveva mai fatto prima. Johnny e Jesse sono infatti solo due dei personaggi principali del film: gli altri due sono sicuramente la città e le voci.

Le persone raccontate in questa pellicola, infatti, vivono e si muovono solo in grandi città, come Los Angeles e New York. Mike Mills ne filma i grattacieli, le finestre illuminate, i ponti, le interminabili code di auto; fotografandole in un iconico bianco e nero (impossibile non pensare a “Manhattan” di Woody Allen). Ma l’anima di questi enormi agglomerati urbani sono i suoni: i rumori che registra Jesse, le voci dei ragazzi ai quali Johnny chiede : “Come vedi il futuro?”.

Queste risposte, forse, sono l’anima stessa del film, il suo cuore vulnerabile: mentre le ansie e le preoccupazioni degli adulti sono spesso rivolte al passato (Johnny e la sorella soffrono per la morte della madre o per i problemi matrimoniali), le speranze, le ansie  e i timori dei giovani sono tutti rivolti al futuro. Per quanto flebili, sono come preghiere che si alzano al di sopra di quegli immensi grattacieli; preghiere che chiedono ascolto, rassicurazioni, accettazione, equità.

Dovendosi spostare per le interviste, Johnny porta con sé il nipote a New York, cercando di “gestirlo” mentre lavora (con non poche difficoltà). I due fratelli, Johnny e Viv, come su due binari paralleli, si telefonano in continuazione,  parlando come non facevano da tempo. Si scoprono così bambini mai cresciuti, con dolori e insicurezze mai sopiti, occupati a fingersi figli, mogli o padri esemplari, fallendo di volta in volta.

Il film di fatto si basa su di un equilibrio precario, su personaggi che tentano in continuazione di negoziare con le proprie emozioni e quelle altrui, di cercare di lenire e non ferire, e di rimediare quando il tutto non riesce. La scelta del bianco e nero (fotografato da Robbie Ryan) dà al film una patina elegante e di leggero distacco, come per non farlo sommergere dall’incandescente materia emotiva che lo anima. Menzione speciale a Joaquin Phoenix, che, lasciatosi alle spalle la sovrumana prova di “Joker,” colpisce per l’umanità di questo zio, alle prese con il nipote e con l’ormai non rimandabile maturità. Ma la vera star del film è lui, Woody Norman, che è riuscito a rendere Jess un bambino tanto vulnerabile quanto spiazzante.

A livello estetico, il film sembra ricollegarsi ad un precedente progetto che Mike Mills aveva realizzato con la band The National. Nel 2017, infatti, per pubblicizzare l’uscita dell’album “I am easy to find,” il regista aveva realizzato un corto di 25 minuti in b&n, in cui assistevamo all’interno arco di vita di una donna (Alicia Vikander), con in sottofondo i brani dell’album (visibile al link https://www.youtube.com/watch?v=ifElv18k2O8 ). Un ulteriore “riassunto” di questo corto era andato a costituire il video dello struggente singolo “Light years.” Due dei componenti della band, i gemelli Dessner, hanno poi composto la colonna sonora di “C’mon c’mon,” creando un pattern sonoro quasi sussurrato, che avvolge la storia in un velo di malinconia.

Sia nel corto che in “C’mon c’mon” troviamo l’interesse del regista nel riflettere su elementi cardini della vita, come il passare del tempo, l’invecchiare, la malattia: in entrambi vediamo i figli al capezzale del genitore malato, o l’adulto che passeggia sotto gli alberi con il bambino. In “C’mon c’mon,” però, Mills espande questi temi, i quali, essendo questioni universali e non risolvibili, spingono i personaggi a spiegare e a spiegarsi in continuazione.

Questo è senza dubbio un film parlato, un film di voci che esprimono speranze, dubbi e perplessità; ma per fortuna esse vanno a formare un coro, e mai un soliloquio, sulla fragilità dell’esistenza umana.

In definitiva, un film sicuramente godibile, emozionante, che cerca un equilibrio tra l’instabilità del contenuto e l’eleganza della forma; in un amalgama imperfetto, ma che vale la pena vedere e soprattutto ascoltare.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: