Tapirulàn, di Claudia Gerini (2022)

di Federico Bardanzellu

Esce nelle sale Tapirulàn, il film d’esordio di Claudia Gerini alla regìa, già presentato in concorso nella sezione “Panorama Internazionale” del XIII Bifest- Bari International Film&Tv Festival. Sarà inoltre presente come evento speciale fuori concorso al Montecarlo Film Festival de la Comedie. Tapirulàn ha avuto una genesi complessa. Nasce da un’idea di Antonio Baiocco, non nuovo nell’ambiente cinematografico come scrittore e regista di film. In passato Baiocco ha firmato e girato “Sulle ali della follia”, “Passaggio per il paradiso” con Julie Harris, Tcheky Karyo, Mariano Regillo e Vittoria Belverde con musiche di Pat Metheny e “Il mercante di stoffe”, con Sebastiano Somma.

Una volta sorta l’idea del film, Baiocco ha contattato lo scrittore e attore Fabio Morici. Insieme i due hanno firmato soggetto e sceneggiatura facendosi aiutare, per i dialoghi, da Silvia Mericone e Maria Rita Porretto, adattatrici di Dylan Dog. Infine il prodotto è stato presentato a Stefano Bethlen della “Milano Talent Factory”. Questi ha subito ritenuto che la parte della protagonista fosse tagliata apposta per Claudia Gerini. È stato allora che Baiocco ha proposto che fosse la Gerini stessa a dirigere il film, mantenendo per sé la supervisione artistica. Claudia ha accettato con entusiasmo, aderendo anche come co-produttrice con la sua società Attitude.

Ambientazione

Il Tapirulàn (espressione romanesca dal francese “Tapis roulant”) è sostanzialmente il simbolo delle difficoltà della vita umana. Per affrontarle – come cantava Luca Carboni – “Ci vuole un fisico bestiale”. Sul tapis roulant, infatti, corre senza fine la protagonista Emma, una consulente e psicoterapeuta che lavora on line da casa. Quindi, senza avere rapporti diretti con la clientela ma solo veicolati dal computer.

Un loft di Tor Marancia è l’ideale location di questo film e completa nell’ambientazione l’idea di freddezza dei rapporti sociali della società contemporanea. Nello specifico rappresenta anche la solitudine dello psicoterapeuta nella risoluzione dei gravi problemi personali dei propri clienti.

Trama

Il metodo di correre sul tapis roulant mentre ascolta e consiglia on line i suoi clienti è stato scelto da Emma per generare correndo quelle endorfine che le servono per concentrarsi sui casi senza altre distrazioni. Anche se, in un passaggio del film, si evince che ha adottato tale metodo in occasione del lockdown dovuto al Covid. In realtà, come si vedrà nel prosieguo del film, Emma aveva scelto dall’adolescenza di mettersi in lockdown. Lo ha fatto per dimenticare un evento traumatico del suo passato che l’ha spinta prima ad isolarsi, poi a scegliersi come missione quella di guarire gli altri dai propri traumi.

I clienti di Emma che appaiono uno dopo l’altro sullo schermo sono: Davide, un ragazzo che per errore ha investito e ucciso un coetaneo e per questo è sommerso dai sensi di colpa (Niccolò Ferrero); Fabio, disegnatore di 42 anni affetto da sindrome ossessiva compulsiva (Maurizio Lombardi); Gianni, un adolescente che scopre a poco a poco di essere gay (Alessandro Bisegna); Anna una moglie e madre (Daniela Virgilio), vittima delle violenze del marito ma che ha paura di rivolgersi alla polizia; Gaia, un’adolescente bruttina che non accetta il proprio corpo e vorrebbe sottoporsi a chirurgia estetica (Lia Greco); Lorenzo, un solitario velista che ha perso la figlia e per questo è sul punto di suicidarsi (Stefano Pesce).

Inizialmente il metodo Tapirulàn funziona ed Emma sta al top del gradimento tra i consulenti della società dalla quale dipende. Sinché, dopo venticinque anni di silenzio, appare on line la sorella minore Chiara (Claudia Vismara), facendo riemergere in Emma tutti i propri traumi del passato. Pur essendo state a suo tempo legatissime tra loro, le due donne sono sorelle solo per parte di padre. Chiara fa sapere ad Emma che il loro padre comune (Antonio Ferrante) è ammalato di leucemia. Servirebbe un donatore di cellule staminali ma lei è risultata incompatibile. Chiede perciò alla sorella di sottoporsi al test. Emma reagisce furiosamente proibendole di chiamarla di nuovo. Ma Chiara continua senza sosta.

Inizia un travaglio psicologico per Emma. Ne subisce le conseguenze l’indice di gradimento dei suoi clienti che comincia a scendere. È ciò che gli fa notare il suo supervisore Marco (Fabio Morici, cioè il cosoggettista e sceneggiatore del film). Emma tenta di distrarsi concedendosi a Max, un amante occasionale conosciuto in chat (Corrado Fortuna). Ma tutto è inutile. Sinché viene temporaneamente sospesa.

Emma da piccola con la madre (Claudia Gerini)

Si scopre allora che il travaglio di Emma è dipeso dalla violenza subita dal padre, durante l’adolescenza (Ilaria Geshko interpreta Emma da adolescente). Per questo, appena raggiunta la maggiore età è scappata, rompendo ogni ponte con il suo passato. Tra una riflessione e l’altra, tenta anche di giustificare suo padre, essendo a suo tempo somigliante come una goccia d’acqua alla madre scomparsa e avendo subito una sola volta la violenza paterna. Poi finalmente decide di sottoporsi al test di compatibilità.

Nel frattempo la psicoterapeuta, riammessa ad esercitare on line, riesce a risolvere positivamente i casi dei suoi clienti. Davide si costituisce, comprendendo che solo espiando la sua pena potrà superare i sensi di colpa dovuti all’investimento stradale. Il marito di Anna viene colto sul fatto on line e subito denunciato e poi arrestato. Gianni riesce ad accettare la sua omosessualità e a farla accettare a genitori e amici. Anche Gaia accetta il proprio corpo e si limita a farsi un tatuaggio sulla spalla, come suggeritole da Emma. Fabio guarisce dalla sua sindrome ossessiva compulsiva e Lorenzo abbandona i propositi di suicidio. Dà poi inizio a una discreta corte ad Emma che sembra contraccambiare. In più la protagonista riesce a convincere anche il suo ginecologo Dante (Marcello Mazzarella), ormai stanco della routine del proprio lavoro, a riprendere a suonare il pianoforte, sua antica passione.

Nel finale del film le due sorelle si riavvicinano e riallacciano i loro rapporti ancor più strettamente di prima. Emma trova il coraggio di rivedere il padre ricoverato ma lo tratta comunque duramente, riferendogli che gli farà da donatrice solo grazie all’affetto ritrovato per la sorella e non per lui. Non viene detto, però, se il test abbia dato risultati positivi o meno. E nemmeno se Emma abbia poi intenzione di salire in barca con Lorenzo per una vacanza d’amore nei mari del sud.

Cast

Niccolò Ferrero con Claudia Gerini durante una pausa

Se è vero che la resa dell’attore dipende soprattutto dal regista che lo guida, tanto di cappello alla regista Claudia Gerini che ha saputo trarre da sé stessa la miglior recitazione cinematografica della carriera. L’accettazione della duplice parte di attrice-regista è dovuta probabilmente alla consapevolezza dell’artista romana di essere ormai in grado di reggere anche una parte sostanzialmente drammatica. D’altronde, già lo aveva fatto nel recente A Mano disarmata (2019) di Claudio Bonivento. Fisicamente, Gerini non è più la Miss Teen-Ager del suo esordio nel mondo dello spettacolo. È però voluta apparire davanti alla cinepresa con il suo fisico attuale, anche per evidenziare le difficoltà di una donna come tutte le altre nella corsa sul Tapirulàn della vita.

Bravissima Claudia Vismara nella parte della sorella Chiara. L’attrice è nota soprattutto per la serie televisiva di Rocco Schiavone nella parte dell’ispettrice di Polizia che da bambina ha subìto molestie da parte del padre. Forse tale interpretazione le è stata utile per calarsi maggiormente nelle problematiche del film e capire il dramma della protagonista.

Bravi più o meno tutti gli altri attori ma in particolare Stefano Pesce che ha saputo interpretare la duplice parte del padre disperato salvato dal suicidio e del fine corteggiatore senza assolutamente strafare. Segue a ruota Maurizio Lombardi, tenuto conto della difficoltà di esprimere sullo schermo le conseguenze di una sindrome ossessivo-compulsiva. Un plauso anche al giovanissimo Alessandro Bisegna, forse all’esordio come attore cinematografico.

Il male endemico del cinema italiano

Concludiamo con una considerazione. Per produrre Tapirulàn, infatti, si sono dovuti associare ben cinque produttori indipendenti. Il citato Stefano Bethlen per Milano Talent Factory; la Attitude di Claudia Gerini; lo stesso Antonio Baiocco per Big Tree Movie Entertainment; Christian Candela per Identivisuals e Roberto Righi per ML. Il film, quindi, non ha interessato i tre o quattro grossi produttori, spesso proprietari di reti televisive e di case di distribuzione, che monopolizzano il cinema italiano. Questo perché alle grandi case di produzione italiane non interessa la qualità della pellicola. E non hanno il coraggio e la mentalità imprenditoriale per diffondere opere italiane di qualità sul mercato internazionale. Per loro il contenimento dei costi è un dogma che prescinde da qualsiasi finalità espansiva, anche in termini di possibili ricavi.

È un male endemico del cinema italiano. Sorge con l’avvento dello strapotere televisivo e si è incrementato con quello di internet. Ma le sue radici erano presenti anche ai tempi del “boom” economico. È un problema di mancanza di coraggio e di organizzazione da parte della “grande” produzione cinematografica.

Mentre Oltreoceano, si prevede la diffusione della pellicola a livello mondiale e si programmano le spese in funzione dell’ottenimento dei ricavi, in Italia si fa il contrario. Per questo, nelle sale, giungono solo i “cinepanettoni” e le battute trite e ritrite di un Carlo Verdone o di Aldo, Giovanni e Giacomo. Oggi un Fellini o un Visconti, per non parlare di un Pasolini, non troverebbero finanziatori. Fortunatamente ci salvano i produttori indipendenti ma, come nel caso di Tapirulàn, sono costretti ad associarsi tra loro.

Foto tratte da: LegaNerd.com

https://leganerd.com/2022/04/06/tapirulan-trailer-e-nuove-foto-del-primo-film-diretto-da-claudia-gerini/

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