Addio a Peter Brook, gigante del teatro del 20esimo secolo.

a cura della redazione

“Lo spirito, questa materia immateriale impossibile da giustificare e da mostrare, è l’unica giustificazione per l’evento teatrale”.

(Peter Brook)
Peter Brook

Addio a Peter Brook e al suo ‘spazio bianco’, al suo genio e alla sua passione. Noto per il suo apporto rivoluzionario al Teatro del Novecento, il regista britannico ha dato il suo tocco innovativo e sperimentale anche al Cinema.
Brook esordì nel 1943 con Sentimental journey, un film senza dialoghi e interpretato da attori non professionisti reclutati nei pub.
Fra il 1944 e il 1945 realizzò cortometraggi didattici per l’esercito e contemporaneamente iniziò un’intensa attività teatrale, ricca di successi, che sarebbe culminata negli anni Sessanta con la direzione della Royal Shakespeare Company con P. Hall.
Brook vedeva nella macchina da presa la possibilità di presentare la vita nel suo accadere. Così, dopo The beggar’s opera (1953; Il masnadiero), trasposizione cinematografica del famoso testo teatrale di J. Gay, realizzò Moderato cantabile (1960), tratto da un romanzo di M. Duras: nel film il dispositivo dominante è la parola mentre la macchina da presa, fissa di fronte ai due protagonisti (Jeanne Moreau e Jean-Paul Belmondo), capta le emozioni dei due attori, il loro vissuto reale, lasciando che le cose succedano di fronte a essa.

Particolarmente importante risultano anche lo spazio e la scelta dei luoghi, come nel successivo Lord of the flies (1963), girato su un’isola a sud di Puerto Rico, con un cast formato solo da adolescenti di nazionalità diverse. Tratto dal racconto di W. Golding, in cui un gruppo di ragazzi inglesi, abbandonati su un’isola deserta, tenta di darsi delle regole di sopravvivenza, il film mostra i meccanismi crudeli che stanno alla base delle istituzioni umane (divisione in caste, formazione di simboli e riti), svelando l’altra faccia del mito del ‘buon selvaggio’.

Le concezioni teatrali di Antonin Artaud e l’insegnamento brechtiano risultarono perfettamente coniugati nella messa in scena del dramma di Peter Weiss, The persecution and assassination of Jean-Paul Marat as performed by the inmates of the asylum of Charenton under the direction of the marquis De Sade (1964). Da questo spettacolo teatrale, Brook trasse il film omonimo, noto anche come Marat-Sade (1966), in cui affronta in maniera esemplare il tema del teatro nel teatro: al messaggio egualitario del rivoluzionario, viene contrapposto l’individualismo radicale del Marchese, che assume la disuguaglianza come dato naturale e concepisce la liberazione come rivolta contro le convenzioni sociali e culturali.

Il forte impegno politico di B. venne confermato dal successivo Tell me lies (1968), girato anch’esso sulla falsariga di una messa in scena teatrale di due anni prima in cui si sviluppa una documentata denuncia delle responsabilità storiche del governo statunitense nella guerra in Vietnam, attraverso l’assemblaggio di materiali diversi, come immagini di repertorio, interviste con scrittori, studenti, membri del Parlamento, leader del Black Power. Dopo King Lear (1970), adattamento televisivo del dramma di W. Shakespeare, ambientato nell’estremo Nord dello Yutland, dove furono appositamente costruiti castelli, strade, e reclutato un cast composto di contadini e pescatori, Brook ritornò al cinema di finzione nel 1978 con Meetings with remarkable men, racconto tratto dal libro di G.I. Gurdjieff, sugli anni di apprendistato spirituale nell’Asia centrale di una singolare figura di mistico orientaleggiante.

Nel 1989 con The Mahabharata ha offerto una rappresentazione di notevole forza visiva del vasto poema epico, vero e proprio monumento letterario dell’antica cultura indiana; mentre nel 2001 ha realizzato una versione cinematografica dello straordinario spettacolo teatrale multietnico Hamlet, che aveva debuttato l’anno precedente sempre al teatro Bouffes du Nord.

Tra le sue pubblicazioni, vanno ricordati i tre importanti testi sul teatro, The empty space (1968; trad. it. 1968), The shifting point: 1946-1987 (1988; trad. it. 1988) e The open door: thoughts on acting and theatre (1993; trad. it. 1994).
(Fonte Enciclopedia Treccani: adattamento da Valentina Valentini – Enciclopedia del Cinema)

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: