Guardami, di Davide Ferrario (1999)

di Nicole Cherubini

Non ha bisogno di dirlo, Nina. I suoi occhi verdi prima, il suo corpo, poi, tutto di lei sembra dire:”Guardami.” Di fatto Nina è una donna adulta che vive liberamente la sua vita sia nel privato che nel lavoro, dove espone il suo corpo per girare film hard. Ma questo è solo un “prestito” offerto allo sguardo (maschile) altrui, perché lei fa questo mestiere per scelta, e non si fa vincolare né dai desideri che vengono proiettati su di lei, né dai soldi che le offrono. Il corpo per lei è il rapportarsi alla vita in modo diretto, spontaneo: è stare con la sua donna, Cristiana, è andare a bere e a ballare ai concerti. Finchè una malattia improvvisa la costringe a riconsiderare tutto…

Scritto e diretto da Davide Ferrario utilizzando sia attori “normali” che attori di film hard, “Guardami” è un film provocatore e profondamente laico. Presentato alla 56° Mostra del Cinema di Venezia, la pellicola fu accolta con molte polemiche e critiche. A rivederlo oggi, fa quasi tenerezza che lo si potesse ritenere scandaloso…Forse gli elementi che rendevano davvero oltraggioso questo film erano altri.

In primo luogo, Ferrario non cerca di filmare il porno in modo “artistico,” ma lo mostra per quello che è: atti sessuali ripetuti meccanicamente, appendici anatomiche mostrate come carne sul bancone, gemiti recitati a memoria…Vale a dire mera ripetizione, l’assenza totale di sensualità. In secondo luogo, il set dei film hard viene mostrato anche come luogo di lavoro, con le sue problematiche. Una volta che Nina ha reso nota la sua malattia viene infatti lasciata da parte, e senza neanche tante cerimonie (in un eloquente dialogo con un regista, quando gli espone i suoi dubbi, lui le risponde:”Tu pensi troppo per una che deve solo farsi fottere!”).

Ciò che rende speciale il film, però, è soprattutto lei, Nina. Elisabetta Cavallotti, attrice di film per adulti, non si limita a “recitare,” ma dà a Nina quella vitalità, quella caparbietà, quell’inafferrabilità che la contraddistingue. Ciò che potrebbe aver infastidito i critici è il fatto che Nina è un personaggio a tutto tondo, non solo una macchina per il sesso. E’ lei stessa a spiegare le sue ragioni, quando dice:

“E’ vero, non lo faccio per soldi. So che quando gli uomini mi guardano hanno paura di me, ma mi desiderano anche. Sono io che li possiedo. E’ una questione di potere.”

Forse la “colpa” di questo personaggio è di poter vivere solo così, senza certezze, senza cercare facili redenzioni, neanche con una malattia; e di prendere ciò che la vita ti offre. Nina coglie comunque l’occasione per approfondire il suo rapporto con la madre, al corrente di ciò che la figlia sta affrontando, e con il padre, da anni residente in Bosnia.

Durante le sedute di chemio conosce anche Flavio (Flavio Insinna), timido insegnante con cui intreccia un rapporto sincero e profondo; e anche l’infermiere Dario (Gianluca Gobbi), con cui formerà uno strambo trio. A loro finirà per unirsi pure Cristiana, ex (?) amica e amante di Nina.

Forse questo è l’aspetto veramente ‘scandaloso’ del film: il mostrare persone completamente differenti, appartenenti a contesti diversi e senza nulla in comune condividere la vita; vivere alla giornata e godersela finchè si può.

L’aspetto laico ed umanista è quello più forte e coinvolgente del film, probabilmente ciò che lo rende ancora così caro ai pochi spettatori che hanno potuto vederlo. Allo stesso tempo, offrendo molti spunti di riflessione, non appartenendo ad un genere codificato e trattando di contesti piuttosto “underground” (il porno, così come le musiche di Giorgio Canali), “Guardami” potrebbe apparire come un film senza una direzione precisa. Questa impressione è confermata anche da alcune scelte registiche; da una regia e da un montaggio a volte un po’ “isterici,” come se il film non riuscisse a soffermarsi e ad approfondire ciò che racconta.

Ma questo è un film esattamente come la sua protagonista, si offre solo per come è. “Guardami” non nasconde la sua natura sperimentale, le sue ingenuità, né sul piano estetico né su quello della scrittura: o lo si ama o lo si odia, senza mezze misure.

Davide Ferrario (classe ’56) è uno dei registi più inconsueti del cinema italiano. Autore di film, documentari, romanzi e saggi, è in continua ricerca di storie e forme narrative non convenzionali. Tra i film, segnaliamo “Tutti giù per terra,” “Dopo mezzanotte” e “Tutta colpa di Giuda.”

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