Ottant’anni fa la storia del ‘Mandolino del Capitano Corelli’. Che ne pensano a Cefalonia?

(Federico Bardanzellu). Esattamente 80 anni fa, nel settembre 1943, accadevano vicende che hanno cambiato la storia d’Italia. Il cinema italiano ne ha tratto spesso spunto. Tra l’altro, per uno dei suoi capolavori: “Tutti a casa”, di Luigi Comencini (1960).

Successivamente, nel 2000 una coproduzione Italo-greco-anglo-tedesca ha portato sugli schermi la bellissima pellicola “Il mandolino del Capitano Corelli” per la regia di John Madden, con Nicolas Cage e Penelope Cruz. Il film è ambientato nell’isola greca di Cefalonia, all’epoca occupata da truppe italiane e tedesche ed è stato effettivamente girato nell’isola. Dopo l’8 settembre 1943, gli italiani (Divisione Acqui) non vollero consegnare le armi ai tedeschi ed anzi, si misero a combattere contro il nuovo nemico, fraternizzando con la popolazione greca.

La storia racconta che lo scontro fu impari. Caddero circa 6000 italiani, oltre ad altri 2000 prigionieri morti nell’affondamento della nave che avrebbe dovuto riportarli in Italia. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Louis de Bernières, mette al centro della vicenda il capitano italiano Antonio Corelli e il suo amore per Pelaghia, una ragazza dell’isola e, soprattutto, l’affinità tra gli italiani e il popolo greco, pur essendo, almeno all’inizio del film, su due fronti differenti.

L’autore del libro tenne a precisare che la vicenda, pur contestualizzata in fatti realmente accaduti, fosse di pura fantasia e ogni riferimento a persone e cose (il mandolino!) puramente casuale. All’uscita del film, però, la stampa si mise a spulciare i documenti e così emerse che un capitano Corelli era veramente in forza alla Divisione Acqui, nella Cefalonia del 1943 (anche se Pietro Vittorio e non Antonio). Come il suo omonimo cinematografico, Corelli fu veramente ferito e riuscì a sopravvivere alla rappresaglia nazista. Rimane il fatto, però, che non sembra che abbia sposato una ragazza greca o abbia mai avuto un amore a Cefalonia.

Poche settimane fa siamo stati in vacanza a Cefalonia e abbiamo conosciuto un personaggio eccezionale, il signor Ernesto, i cui genitori – ormai scomparsi – sembrano proprio essere stati presi a modello per il film. Pur senza citarne il cognome, per motivi personali, il signor Ernesto ha accettato di essere intervistato sull’argomento.

– Signor Ernesto, ci parli dei suoi genitori. Suo padre era un militare italiano di stanza a Cefalonia durante i fatti del settembre 1943?

Mio padre Giuseppe, come altri italiani mandati a presidiare l’isola, militava nella fanteria durante i fatti del 1943. Conobbe una ragazza isolana di nome Barbara, che poi ha sposato. I due fidanzati si vedevano quando potevano. Fin dal principio mio padre fu ben accettato dalla famiglia di lei. Spesso portava loro ciò che recuperava dagli avanzi della mensa dopo la distribuzione del rancio. Durante il rastrellamento degli italiani sparsi sulle colline da parte della famigerata compagnia tedesca “Edelweiss” col famoso ordine diretto di Hitler “uccideteli tutti”, la famiglia di mia madre lo nascose nella canna fumaria del camino. Fu questa la sua salvezza. Se fosse stato scoperto dai tedeschi, anche i miei nonni sarebbero stati passati per le armi e la loro casa incendiata. Sono vicende realmente accadute purtroppo a molti isolani che aiutarono gli italiani a nascondersi ma poi furono scoperti. Il film “Il mandolino del capitano Corelli” lo mostra chiaramente.

– Quindi è vero ciò che si vede nel film, cioè che nell’isola di Cefalonia, anche prima dei fatti del settembre 1943, esisteva una sorta di “intesa cordiale” tra italiani e greci?

A Cefalonia questi fatti, tramandati dai padri ai figli, sono ancora ben ricordati. Personalmente ho anche ascoltato racconti di isolani che inizialmente dovevano montare di guardia ai loro pollai per evitare i furti di galline da parte degli italiani. Posso affermare però che almeno in un paio di casi, è avvenuto che, per placare insieme la fame, i greci hanno condiviso i propri polli cotti con contorno di patate e pomodori portati dagli italiani. I cefaloniti hanno capito da subito che quei ragazzi, in cuor loro, non erano lì per scelta. Un memoriale dell’arma dei carabinieri facenti parte della divisione Acqui, recita: «Buone erano le relazioni con la popolazione locale» e, per risultare in un memoriale ad uso interno di coloro che in fondo avevano portato la guerra invadendo l’isola, ciò ciò la dice lunga.

– Lei quindi conferma quel che appare nel film e cioè una sostanziale affinità tra Italiani e Greci, prima quasi repressa ma che poi emerge con forza una volta chiuse le controversie “politiche”?

«Italiano, Greco, una faccia una razza» è il mantra che di solito si sente dire dai greci. Tuttavia, ma forse è una mia impressione, oggi gli italiani si limitano a sorridere con un po’ di altezzosità.

– Che ne pensa del film, alla luce delle vicende realmente accadute, anche ai suoi genitori?

Ho visto spesso il film del capitano Corelli e della sua storia d’amore. In alcuni casi però lo sfondo storico non è pienamente rispecchiato. Mi sento infatti in dovere di segnalare che i cefaloniti hanno protestato energicamente per quella scena dove viene trucidata dai partigiani locali una ragazza greca che aveva condiviso la simpatia di un ufficiale tedesco. Questo perché ritengono che quel trattamento disumano non faccia parte del loro DNA e non li rappresenti.

– Recentemente l’attore Pierfrancesco Savino ha polemizzato sul fatto che spesso i personaggi italiani siano interpretati da attori stranieri, culturalmente di altra estrazione. Da questo punto di vista, forse, Nicolas Cage – che nel film interpreta il capitano Corelli – riflette troppo dello stereotipo italo-americano. Penelope Cruz, invece, essendo di origini “mediterranee”, appare più coerente al personaggio di “Pelagia”. Lei che ne pensa dell’interpretazione dei due attori protagonisti?

Concordo sullo stereotipo un po’ “teddy boy” di Nicolas Cage, che in alcune scene sembra voler approfittare di quanto di favorevole possa offrirgli la guerra. Molto buona invece l’interpretazione di Penelope Cruz nella parte di Pelaghia. Il mio personaggio preferito, però, è il padre di Pelaghia, interpretato da John Hurt. Ottima la resa del medico un po’ filosofo, che parla solo al momento opportuno ma quando parla è “cassazione” fattane dall’attore. Pur essendo Hurt inglese, accosterei volentieri la sua interpretazione al personaggio omerico di Nestore, il “saggio” re di Pilo.

– Suo padre può essere identificato con il capitano Corelli?

Mio padre era solo un ragazzo mandato a Cefalonia per fare la guerra e poi dimenticato dal suo stesso Paese, insieme ad altri ragazzi che possono tutti essere immedesimati con il capitano Corelli del film. Gli italiani della terraferma, e soprattutto i nuovi alleati anglo-americani li hanno abbandonati ben sapendo in che mani sarebbero andati a finire, cioè al massacro. Do il merito al libro che tutto ciò sia venuto alla luce e soprattutto al film che ha portato la vicenda a conoscenza del grande pubblico, colmando una parte importante di storia. Sono personalmente convinto, infatti, che per anni sia stata appositamente celato che un Paese, l’Italia, abbia abbandonato i suoi figli. Anche questo è un mio personale punto di vista, spesso però condiviso.

– Suo padre suonava il mandolino?

Che io sappia, mio padre non suonava alcuno strumento ma da ragazzo vedevo in salotto una sua foto con una chitarra a fianco.

– E sua madre può essere identificata con Pelagia? Questo nome – che in greco significa “donna proveniente dal mare” – non è poi tanto differente, nel significato, da quello di sua madre che, se ho ben capito, si chiamava Barbara (in greco: “donna straniera”).

Per quanto ne so, Barbara è il nome della Santa patrona di Argostoli, il capoluogo di Cefalonia, come si evince anche dall’omonima chiesetta scavata nella roccia intorno al 1916. Pelaghia, invece, è un nome che proviene secondo me dal mito pelasgico, cioè il primo ed unico in linea ” femminista” dei tre miti concernenti i progenitori degli Elladici provenienti dalle isole.

Un pensiero riguardo “Ottant’anni fa la storia del ‘Mandolino del Capitano Corelli’. Che ne pensano a Cefalonia?

Aggiungi il tuo

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Blog su WordPress.com.

Su ↑