L’uomo che non c’era (Fratelli Coen, 2001)

Di A.C.


America, anni ’40. Ed Crane è un atarassico barbiere che conduce una vita grama, schiavo della sua routine e impassibile di fronte a una professione per lui non soddisfacente e all’infedeltà di sua moglie, pur essendone a conoscenza.
La proposta d’affari di un losco individuo accende in lui un’azzardata iniziativa che dà, però, il via ad una serie di imprevedibili conseguenze.
Il cinema dei fratelli Coen ha sempre avuto tra i suoi segni distintivi il tema del fato e l’impotenza dell’essere umano di fronte ad esso.


Con una messa in scena di ispirazione “hitchcockiana” e che ricorda il noir classico, dal suggestivo b/n alle sfaccettature chiaroscurali del suoi personaggi, “L’uomo che non c’era” è una disamina esistenzialista sulla pochezza umana collocata in un periodo storico dell’immediato dopoguerra in cui “l’American Dream” piano piano cominciava a uscire dall’immaginario collettivo di una società ancora stordita dai traumi della Seconda Guerra Mondiale e che mostrava sempre di più il suo lato individualista e meschino.
Una condizione di miseria morale riscontrabile facilmente nei personaggi dell’opera, da Big Dave (un memorabile James Gandolfini) amante della moglie di Crane, pur amico di quest’ultimo, e avido arrivista, al carismatico e cinico avvocato Riedenschneider, il cui mantra lavorativo è una teoria che cerca addirittura di mettere in discussione la realtà stessa:

“Devi osservare il fenomeno. Ma il semplice guardare, il guardare, cambia il fatto. E tu non puoi sapere cosa sia successo nella realtà o cosa sarebbe successo se tu non ci avessi ficcato il tuo grosso naso. Per cui non ha senso chiederci cosa è successo, il semplice guardare cambia il fatto. Si chiama principio di indeterminazione, sembra un’idea bislacca, ma anche Einstein l’ha presa in considerazione. La scienza. La percezione. La realtà. Il dubbio. Il ragionevole dubbio. Sto dicendo che alcune volte più guardi e meno conosci. È un fatto. È provato.”

Billy Bob Thornton è semplicemente straordinario nei panni di Ed Crane, in un’interpretazione di assoluta sottrazione con cui dà volto a quest’uomo che non è pur essendo. Un uomo che non esiste, e che pur trovando momenti di vita in alcune piccole cose, come nelle attenzioni sinceramente affettuose verso Birdy (una “lolitiana” Scarlett Johansson), giovane talentuosa pianista, accetta impassibile i piani che il destino ha in serbo per lui.
Probabilmente uno dei picchi più alti della filmografia dei fratelli Coen, cosa certamente non da poco.

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