di Redazione
Oggi Paolo Sorrentino compie 50 anni. Il regista de La grande bellezza è un cineasta a cui tutti dovremmo volere un gran bene. Non solo perché ha fatto film bellissimi, da L’uomo in più a Il divo, da Le conseguenze dell’amore a La grande bellezza, ma perché – a dispetto dei tanti detrattori che ne criticano l’eccessivo virtuosismo dietro la macchina da presa e una certa vacuità di senso delle sue sceneggiature – è un artista profondamente sincero.
Il regista partenopeo ha fatto del suo cinema un modo per essere visto, riconosciuto, per liberarsi da una malinconia di fondo che lo accompagna da sempre. In un intervento in un Ted Talks ha dichiarato che vorrebbe tanto ricevere la domanda cui agognava Flaubert, quella dello ‘sbalordimento’ del lettore: “Ma incredibile! Come ha fatto a fare questo?”.
Una profonda malinconia, dunque, e il terrore della solitudine accompagnano quasi tutti i suoi personaggi, sempre in bilico tra il disordine e il tentativo di mettere ordine a quel caos che definisce spesso l’emotività di un individuo. Ironico, sbilenco e profondamente umano, Sorrentino cerca il bello dove c’è il grottesco e il ributtante, cerca una via d’uscita per chi vive tra le sabbie mobili di un’esistenza superficiale e vuota. I cinici e i disincantati sentimentali sono i suoi preferiti, perché nel loro cinismo vede un meccanismo di difesa dietro cui si annida una forma di profonda bontà.
Solitudine e morte sono sempre presenti nella sua filmografia, insieme a un senso di fine che, come ha egli stesso dichiarato in un’intervista di presentazione a La grande bellezza, lo opprime fin da ragazzino. E l’ironia è l’arma con cui combatte questa sua inclinazione naturale. Emblematica del suo sentire, della modestia del regista e dell’umiltà dell’uomo, è la frase che pronuncia un disilluso Jep Gambardella, ne La grande bellezza: “Mi piacciono i trenini che facciamo alle nostre feste, sono i più belli perché non vanno da nessuna parte”.
E Sorrentino ha dichiarato di essere proprio come quei trenini, di non andare da nessuna parte, perché il sapere dove andare sarebbe come mettersi in una posizione di consapevolezza del senso della vita, che invece non ha e non ha nemmeno la pretesa di avere. Tanti auguri a questo nostro grande regista!