Il viaggio, di Fernando Pino Solanas (1992)

di Bruno Ciccaglione

Il viaggio, la pellicola che Fernando “Pino” Solanas consegna ai cinema nel 1992, è la summa della sua opera come artista cinematografico ed insieme un punto di svolta nella sua vita e dunque nella sua carriera. Il regista argentino, che da pochi giorni ci ha lasciato, prima di molti altri coglie, col suo sguardo poetico, col suo cinema visionario e libero, tutte le insidie della globalizzazione, che a valanga si stanno abbattendo sul continente latinoamericano e lo fa con leggerezza, ironia, gusto per il paradosso. Attraverso lo sguardo pieno di entusiasmo e amore del giovane protagonista Martin, che attraversa in bicicletta tutta l’America Latina alla ricerca del padre, mostra il vero volto del potere: ridicolo, volgare, corrotto e corruttore. Ma ci porta anche alla scoperta di un continente dalla bellezza mozzafiato, i cui popoli sono alla ricerca di un’altra vita.

Martin a scuola, all’inizio del film, osserva il mondo dei “padri della patria” letteralmente cadere a pezzi

Il viaggio racconta la odissea di Martin, un adolescente che dal “buco del culo del mondo”, la Terra del Fuoco all’estremo sud dell’Argentina e del continente, lo percorre completamente fino ad arrivare in Messico. È alla ricerca di suo padre, un disegnatore di fumetti che, separato da sua madre, vive lontano e si muove per tutta l’America Latina. Il viaggio del ragazzo, che Solanas racconta facendo ampio ricorso alla tradizione letteraria dei racconti di viaggio, che sono prima di tutto viaggi di formazione, crescita e scoperta personale, costituisce per Martin “la più favolosa delle avventure, che è quella di inventare se stessi”, come spiegherà Solanas in una intervista. Ma oltre a questo percorso personale, con questo suo viaggio Martin scopre un continente aggredito dal debito estero, dalla corruzione politica, dalla fame e dalla distruzione ambientale (in una delle prime scene del film, a scuola, Martin si domanda che cosa possa fare un ragazzo come lui davanti al cambiamento climatico e a noi non può che venire in mente Greta Thunberg, che ha ottenuto attenzione, ma non ancora risposte, oltre 25 anni dopo questo film).

Martin in Perù

Il cinema di Solanas è un cinema di passioni, visionario, che programmaticamente si lascia contaminare da ogni forma di arte e cultura, che vuole sperimentare un linguaggio non convenzionale, rompendo con il conformismo formale imposto al mondo da Hollywood. Si pensi qui alle sequenze basate sui fumetti del padre di Martin, racconto parallelo a quello del ragazzo. Si pensi a tutte le sequenze grottesche, e metaforiche: Buenos Aires inondata e letteralmente coperta dalla propria merda, una cloaca a cielo aperto di cui solo i più ottusi parlano come della “Venezia del sud!”; le persone costrette a vivere legate con delle cinture che ne limitano i movimenti e costrette regolarmente a stringere di due buchi la cintura per pagare il debito estero; l’Organizzazione dei Paesi Inginocchiati, cui fa visita il Presidente degli USA Wolf – lupo, non a caso – e che in segno di comprensione si inginocchia anche lui per il breve lasso di tempo che gli tocca trascorrere con i suoi colleghi inginocchiati “stabilmente”.

L’Organizzazione dei Paesi Inginocchiati, che chiaramente vuole richiamare la OEA, Organizzazione degli Stati Americani

Si pensi infine al ruolo della musica, che come nel caso Fellini-Rota è quasi come un personaggio che interagisce nella vicenda, con la differenza che a differenza di Fellini, Solanas è un fine conoscitore di musica e qui perfino coautore delle musiche del film: la colonna sonora è affidata a due diversi musicisti, entrambi molto legati a Solanas: Asrtor Piazzolla (Solanas ha scritto i testi di diverse canzoni del padre del tango moderno, utilizzandole in diversi propri film) e Egberto Gismonti, compositore brasiliano legato al rock, alla fusion ed al jazz. Questa scelta consente al regista di sottolineare ancora di più le diverse dimensioni e atmosfere di una narrazione non convenzionale e non realistica.

Durante i suoi spostamenti nel continente Martin incontra diverse volte una ragazza vestita di rosso. Lei non gli parla, ma tra loro si stabilisce un legame forte. Molti hanno voluto vedere in questa figura femminile una metafora dell’America Latina, col suo fascino ed il suo mistero

La feroce satira del potere costò cara a Solanas. Il personaggio del presidente Rana (animale perfetto per sguazzare nella cloaca di Buenos Aires messa in scena nel film) è chiaramente ispirato al presidente del “miracolo argentino” Menem, all’apice del potere e ben prima degli scandali che lo vedranno condannato addirittura per traffico internazionale di armi molti anni dopo (per fatti risalenti però all’epoca della sua Presidenza…)

Il presidente Rana, una chiara presa in giro dell’allora potentissimo presidente argentino Menem, che porterà il paese al tracollo all’initio degli anni 2000, dopo che Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale lo avevano indicato per anni come il modello da imitare per tutti i paesi latinoamericani

Sta di fatto che durante le riprese del film Il viaggio Solanas subì un attentato e fu gravemente ferito alle gambe (da allora camminerà con un bastone). Sull’attentato non si fece mai piena luce: Solanas accuserà esplicitamente gli apparati statali – mai ripuliti dai tempi della dittatura, i cui carnefici furono graziati proprio grazie a Menem -, Menem e i suoi riusciranno a impedire la costituzione di una commissione di inchiesta che scoprisse i colpevoli. In ogni caso la vita e l’opera di “Pino” Solanas non furono più gli stessi, come egli stesso ammetteva. Da qui in poi realizzerà prevalentemente documentari politici, dando centralità a questa dimensione del suo lavoro di cineasta, ma perdendo qualcosa della poesia e della creatività che aveva caratterizzato il suo cinema. Anche sei i suoi documentari sono a volte molto belli, ed alla fine Solanas potrà assistere al collasso di quella classe politica, ed in parte alla messa in discussione delle politiche neoliberiste che aveva combattuto tutta la vita, resta la sensazione che quell’attentato ci abbia privato di qualcosa di importante.

Anche se Martin continua a sognare fino alla fine del film, in questo sguardo finale scopriamo la maturazione avvenuta, il compimento di un percorso

Dopo l’attentato la determinazione a concludere il suo capolavoro sarà fortissima e l’autore deciderà di accompagnare l’uscita nelle sale con una sorta di lettera agli spettatori, che sarà distribuita all’ingresso dei cinema, nell’anno 1992, in cui scrive: “Martin viaggia nell’entroterra e si reca nel cuore del continente, alla scoperta dei “viaggi” della storia: quello dei popoli antichi, quello dei conquistatori spagnoli e quello del presente, dove si combinano corruzione e nuovi genocidi. Un quaderno, un collage latinoamericano, una storia del fumetto, questo è un viaggio iniziatico in cui l’epico, il barocco, il grottesco e il fantastico si confondono. È anche un modo per dare la parola al continente americano, in questa celebrazione del quinto centenario della “scoperta” “.

Il film è disponibile online

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