Grand Hotel, di Edmund Goulding (1932)

a cura di Roberta Lamonica

Locandina

Unico film nella storia degli Academy Awards a vincere la statuetta per il miglior film con una sola nomination, Grand Hotel è anche il primo film della storia del cinema ad aver avuto un cast con cinque stelle di prima grandezza. DeI produttore del film, Irving Thalberg, Groucho Marx disse: “Presumo che di geni nel cinema ce ne fossero un certo numero, ma io ne conobbi uno solo. Si chiamava Irving Thalberg, ed era talmente dotato che hanno perfino dato il suo nome a un palazzo della MGM. Come tutti i grandi talenti, non aveva bisogno di palazzi per perpetuare la sua memoria”.

Irving Thalberg

Ebbene Thalberg decise di affidare la regia del film a Edmund Goulding che sapeva avrebbe saputo gestire le bizze dei divi protagonisti del film, avendo già lavorato con quattro di loro e avendo meritato l’appellativo di ‘domatore di leoni’. Proprio nello stesso anno dell’uscita del film, la MGM aveva lanciato uno slogan in cui si autoproclamava lo Studio con ‘più Stelle che in cielo’. E Thalberg ne piazzò ben cinque, nei cinque ruoli principali. Oltre a ciò, aveva comprato i diritti del romanzo da cui fu tratto il film, opera della scrittrice tedesca Vicki Baum, ex cameriera in hotel di lusso che aveva parzialmente basato la sua storia Menschen im Hotel su uno vero scandalo che aveva coinvolto un uomo d’affari e una stenografa.

Il cast di Grand Hotel

“Grand Hotel. Sempre la stessa storia. Gente che va, gente che viene. Non succede mai nulla”.

(Dottor Otternschlag)

Così, lapidario, Lewis Stone, che interpreta un medico da tempo residente nell’albergo, ignaro di ciò che sta accadendo proprio sotto il suo naso: una ballerina si lamenta del declino della sua carriera e del suo amore sfortunato con un barone squattrinato; un industriale fa di tutto per salvare il suo impero; una sensuale stenografa riceve continue attenzioni, gradite e non; un contabile scopre di essere malato terminale.

Dopo averlo messo in scena a Broadway, nel 1930, la MGM scelse Greta Garbo e Joan Crawford per creare un insieme esplosivo ed estremamente equilibrato con i tre interpreti maschili, Wallace Beery e John e Lionel Barrymore. Dopo qualche difficoltà iniziale dovuta ai capricci della Garbo, la chimica tra i protagonisti divenne tangibile. La Garbo derogò alla clausola di lasciare il set tutti i giorni alle cinque del pomeriggio e posò con John Barrymore su cartelloni di promozione pubblicitaria del film. Celeberrima la frase “Voglio stare da sola” che contribuì a consolidare l’immagine solitaria della diva, anche nella vita privata.

Greta Garbo e John Barrymore in una scena di Gran Hotel

Joan Crawford, a quei tempi ventisettenne, era già una star ma paradossalmente la meno ‘quotata’ dei cinque protagonisti. Forse anche questo aspetto contribuì a che la sua prova attoriale fosse strepitosa, piena di energia e classe, pur mantenendo una naturalezza e una disinvoltura quasi da ‘debuttante’. Goulding apprezzò moltissimo l’interpretazione della Crawford tanto da dichiarare – così riporta il suo biografo, Matthew Kennedy – che la sua scena preferita del film è quella, verso la fine, quando Flaemmchen (il personaggio interpretato da Crawford) reagisce al ritrovato amore per la vita di Barrymore.

Joan Crawford e Wallace Beery in una scena di Grand Hotel

“Buccia umoristica ma polpa drammatica, anzi melodrammatica”, così il Morandini definisce Grand Hotel, pietra miliare della Storia del Cinema che trova la sua ragione d’essere essenzialmente nel piacere al pubblico, nel farlo sognare, incantato dal vedere tante stelle all’interno dello stesso film, senza però rinunciare ad essere un commentario sui ‘mali’ che affliggono gli strati più abbienti della società, sull’importanza del denaro – da cui tutti, più o meno, sono dipendenti, affascinati o ricattati – e, di contro, anche dall’importanza di mantenere un cuore generoso, disponibile a donarsi agli altri e soprattutto a brindare alla vita “splendida e pericolosa, ma che se si ha il coraggio di viverla è magnifica”.

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