di Marzia Procopio
Se Shonda Rhimes, con Bridgerton (di cui ci eravamo occupati qui https://re-movies.com/2020/12/30/bridgerton-perche-shonda-perche/) si era proposta di creare un prodotto ispirato non tanto ai libri da cui la serie prende il titolo ma alle atmosfere e alle suggestioni dei libri (e dei film che essi hanno creato in due secoli di storia) di Jane Austen, con la seconda stagione ci riesce decisamente meglio.

Abbandonate tutte le sfumature di grigio e le nove settimane e mezzo che avevano caratterizzato, piuttosto inverosimilmente, la relazione tra Daphne Bridgerton e il Duca di Hastings, le otto puntate dedicate al primogenito ed erede Anthony e alla tormentata conquista della bellissima e severissima Kate Sharma si distinguono per la maggiore verosimiglianza dei dialoghi, per uno sviluppo canonico ma più naturale, per tempi e snodi, della trama, e per il deciso tono minore che assumono i rari momenti amorosi, che ricordano più le schermaglie di Pride and prejudice che i libri di Julia Quinn, nei quali, tuttavia e inevitabilmente, erano più sfumati e articolati i caratteri e le motivazioni dei protagonisti. Per il visconte Anthony è giunto il tempo di sposarsi, ma l’amore non è contemplato nella sua vita, scandita dai doveri di cui si è fatto carico alla morte dell’amato padre. L’incontro con il suo doppio femminile, Kate Sharma, anche lei gravata dai doveri che si è autoimposta nei confronti della sorella minore, lo farà ricredere.

Happy end scontato, pettegolezzi e intrighi assicurati, il consueto massiccio ricorso al colour blind casting, cioè ad attori e attrici neri e indiani, il period drama che tanto successo ha riscosso lo scorso anno e che si conferma anche in questa stagione uno dei titoli più visti di Netflix, ha il pregio di approfondire, grazie alla ripetitività e alla consuetudine che segnano il successo delle serie tv come prodotto e segno dei tempi, non solo i caratteri dei personaggi – la viscontessa, i fratelli Benedict e Colin, la sorella Eloise con la sua amica Penelope – ma anche le tematiche da essi rappresentate, primo fra tutti il ruolo delle donne nell’alta società inglese al tempo della reggenza. Pura evasione, ma sostenuta da una produzione ricchissima, ambienti e costumi molto curati, una regia raffinata che guarda a Downton Abbey e talvolta lo eguaglia. Consigliata per un binge watching raffinato e divertente.
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