di Federico Bardanzellu.

Riccardo Milani, classe 1958, regista e sceneggiatore. In un mondo, come il cinema italiano, dove tutti si ritengono dei grandi artisti, magari per diritto dinastico, Milani sta dimostrando che il vero regista è soprattutto un ottimo artigiano. L’essenziale è esser passati per la “gavetta”. Come l’hanno fatta, settanta-ottant’anni fa, quei capostipiti che hanno reso grande il cinema italiano.
Milani si è formato a “bottega” del grande Mario Monicelli, per poi passare tra le maestranze di Nanni Moretti e Daniele Lucchetti. Registi grandissimi, grandi o meno grandi ma soprattutto artigiani. Non si è vergognato di girare anche alcuni spot pubblicitari, a riprova del suo privilegiare il prodotto, piuttosto che l’autoreferenzialità.
Esordisce come regista a quarant’anni, nel 1998, con “Auguri professore”, fine riduzione del romanzo “Solo se interrogato. Appunti sulla maleducazione di un insegnante volenteroso” di Domenico Starnone. Alla sua guida, sul set sono presenti Orazio Orlando, Claudia Pandolfi e, per l’ultima volta, Duilio Del Prete. Il film consegue la nomination al David di Donatello come miglior regista esordiente ma è battuto sul filo di lana da “Tano da morire” di Roberta Torre.

Riccardo Milani e il suo sodalizio con Paola Cortellesi
L’anno dopo, Milani gira e scrive la sceneggiatura di “La guerra degli Antò”, riduzione anch’essa dell’omonimo romanzo di Silvia Ballestra. Lancia come protagonista il ventenne Antonio Pistilli, da lui stesso scoperto nella precedente pellicola, nella parte di Antò Lu Purk, uno dei quattro “Antò” del film. Pistilli girerà con Milani anche il successivo “Il Posto nell’Anima” (2002).
Proprio sul set de “Il Posto nell’Anima” Milani incontra Paola Cortellesi, che sarà la sua musa ispiratrice, oltre che compagna per il resto della vita. Paola Cortellesi, prima di allora, era conosciuta soprattutto come soubrette televisiva, bravissima imitatrice e cantante. Nel cinema, a modesto parere di chi scrive, stentava. Nei suoi sette film precedenti all’incontro con Milani l’abbiamo vista come spalla di Aldo, Giovanni e Giacomo o di Fabio De Luigi. E abbiamo detto tutto.
Non erano mancati alcuni lodevoli tentativi di farla emergere, da parte di qualche volenteroso regista (Carlo Mazzacurati in “A cavallo della tigre” o Maria Sole Tognazzi in “Passato prossimo”). Tuttavia l’attrice sembrava trovarsi sempre a metà del guado e con l’acqua alla gola, incapace di mettersi in evidenza per quello che merita. A tutt’oggi, Milani ha diretto Paola in altri sei film: “Piano solo” (2007), “Scusate se esisto!” (2014), “Mamma o papà?” (2017), “Come un gatto in tangenziale” (2019), “Ma cosa ci dice il cervello” (2019) e “Ritorno a Coccia di Morto” (2021).

Problemi esistenziali e di emarginazione sociale nei film di Riccardo Milani
“Piano solo” è un film biografico tratto dal libro di Walter Veltroni “Il disco del mondo – Vita breve di Luca Flores, musicista“. Racconta la vita del pianista jazz Luca Flores, dall’infanzia trascorsa in Mozambico al successo come pianista di Chet Baker, alla malattia mentale che lo ha reso autolesionista, fino alla morte per suicidio. Cortellesi recita una parte minore ma, a riprova di quanto sopra, ottiene la sua prima nomination della carriera al David di Donatello.
In “Scusate se esisto”, film ispirato alle difficoltà incontrate dall’architetto Guendalina Salimei, per vincere il concorso di riqualificazione del “serpentone” di Corviale, Paola esplode letteralmente. Nuova nomination a un David di Donatello che però viene vinto da Margherita Buy, con alle spalle la regia di Nanni Moretti, per “Mia madre”.
In “Mamma o papà”, nasce il sodalizio Cortellesi-Antonio Albanese. Il soggetto è interamente di Riccardo Milani, che scrive anche la sceneggiatura, insieme a Paola e Giulia Calenda. Il terzetto Milani-Cortellesi-Albanese spopola tra il 2019 e il 2021 con i due film “Come un gatto in tangenziale” e “Ritorno a Coccia di Morto”. Soggetto e sceneggiatura sono gli stessi del precedente film, a cui si aggiunge la penna del quarto sceneggiatore Furio Andreotti.
Milani, dopo aver parlato di Corviale, dimostra di conoscere pienamente i problemi dell’altro “ghetto” della periferia romana: il complesso ex-Bastogi. Al botteghino il primo film incassa più di 10 milioni di euro.

Il grande successo
Riccardo Milani vince il Nastro d’argento per la miglior commedia, anche se il termine “commedia” gli va stretto. “Come un gatto in tangenziale” tratta infatti l’emarginazione della periferia romana, ma anche l’eventualità che sorga l’amore tra persone di diversa estrazione sociale, nonché la distanza tra le ricette elaborate per la riqualificazione delle periferie e la realtà. Definireste mai una commedia “La Grande Guerra” di Monicelli, “Tutti a casa” o “I vitelloni”?
Paola Cortellesi passa comunque all’incasso come migliore attrice con il Nastro d’Argento, il Ciak d’Oro e la Grolla d’Oro. Antonio Albanese come miglior attore con il Nastro d’Argento e il Ciak d’Oro. Il sequel “Ritorno a Coccia di Morto” è un altro grande successo, premiato con il secondo Nastro d’Argento per la miglior commedia (!).
Tra i due film: “Ma cosa ci dice il cervello”, sempre su soggetto di Milani, sceneggiato dal quartetto Milani-Cortellesi-Calenda-Andreotti. È un film di difficile collocazione, dove Cortellesi recita la parte di un agente segreto sotto copertura e alle prese con i propri problemi familiari e sociali. L’attrice si dimostra ormai matura per interpretare qualsiasi ruolo. Finalmente è premiata con il Nastro d’Argento come miglior attrice, al pari di Stefano Fresi, miglior attore. Ci “allarghiamo troppo” se affermiamo che proprio grazie alla regia di Riccardo Milani Paola Cortellesi è riuscita a ritagliarsi un posto di primo piano nel panorama cinematografico nazionale?

‘Benvenuto Presidente’, una grande satira della Seconda repubblica
Tra i film diretti da Milani nel primo ventennio del secolo, senza la partecipazione di Paola, è doveroso citare “Benvenuto Presidente!”. Il film è una divertente ma “azzeccata” satira del panorama politico italiano della seconda Repubblica. Milani è chiamato alla regia dopo il rifiuto di Roberto Benigni e di Carlo Verdone, ai quali era stato offerto anche il ruolo di attore. Probabilmente lavorare solo come attore-regista andava stretto ai due presunti eredi di Chaplin. Il soggetto del film, infatti, è firmato dal produttore Nicola Giuliano e da Fabio Bonifacci. Quest’ultimo ha firmato anche la sceneggiatura – già definita per intero – insieme a Luca Mineiro, anch’egli regista.
Milani accetta da vero professionista e “artigiano” della macchina da presa. Sceglie come protagonista un grande Claudio Bisio e una convincente Kasia Smutniak. Il successo è travolgente. Incasso al botteghino: 8,5 milioni euro. La direzione di Milani è nuovamente impeccabile, dimostrando che si può ancora fare “commedia all’italiana”, mettendo in luce i problemi del paese e senza abbandonarsi al turpiloquio.

Riccardo Milani regista di grandi serie televisive
Il “grande artigiano”, oltre agli spot pubblicitari” ha girato anche molte serie TV. Ricordiamo, tra le altre: “La omicidi” e “Il sequestro Soffiantini”. In “Cefalonia” (2005) ha diretto Nicola Zingaretti e nuovamente la sua scoperta Antonio Pistilli, sulle musiche del grande Ennio Moricone. Non gli hanno tremato le vene e i polsi nel girare il remake del capolavoro di Hitckock “Rebecca la prima moglie” (2008) dove ha diretto una grande Mariangela Melato.
In “Atelier Fontana – Le sorelle della moda” (2011), Milani ha avuto il colpo di genio di inserire la 97enne Micol Fontana in un cameo all’inizio e a alla fine della pellicola. In “Volare”, ispirato alla vita di Domenico Modugno ha ritrovato Kasia Smutniak, nella parte di Flora Gandolfi.
Per un regista che, come detto, ha esordito sul grande schermo a quarant’anni, non è poco. Ciò che maggiormente stupisce è la sua grande padronanza della scena espressa in punta di piedi. Senza l’autoreferenzialità che caratterizza il cinema italiano e, forse, proprio per questo, quasi inosservata. Ma ce ne fossero di più, di Riccardo Milani!

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