di Girolamo Di Noto

Chi fa del cinema deve essere capace di far rimanere lo spettatore a bocca aperta davanti a qualcosa, deve essere abile a saper posizionare la macchina da presa con l’intento di emozionare, sbalordire. Ogni inquadratura dovrebbe nascere da uno sguardo in qualche modo “stupito”. Osservazioni che ben si addicono ad un’opera strabiliante del regista sudcoreano Jang Hang-Jun, dal titolo Forgotten, un thriller dall’intreccio articolato, ricco di colpi di scena, labirintico e ipnotico da non lasciare indifferenti.

Jin-seok (Hang Ha-neul) trasloca in una nuova casa con la sua famiglia composta da papà, mamma e suo fratello Yu-seok (Kim Mu-Yeol), dall’intelligenza brillante, abilissimo un tempo negli sport, benvoluto da tutti, ma diventato zoppo in seguito ad un incidente. Nella casa nuova Jin-seok percepisce un senso di deja-vu, come se l’avesse già vista. Una notte il fratello viene rapito da un gruppo di malviventi. Al suo ritorno, 19 giorni dopo, il fratello maggiore non sembra ricordare nulla di quanto gli è accaduto. Jin-seok inizia, invece, a notare cose allarmanti, a sentire rumori strani provenire da una stanza e pian piano comincia a insospettirsi al punto da spingerlo a credere che quello che ha fatto ritorno a casa è realmente suo fratello, ma la verità che scopre è di gran lunga più sconvolgente.

Niente è sicuro, niente è definitivo in Forgotten: siamo di fronte ad uno dei thriller più sorprendenti degli ultimi anni proprio perché è lo stupore a far da padrone. Alla mescolanza dei generi (si passa dal dramma intimista al giallo, dal thriller con una leggera spruzzatina di horror, al film di vendetta) il film accompagna il cambio repentino delle identità dei suoi personaggi che non sono ciò che sembrano, svelano nel corso del film innumerevoli sorprese che finiscono con il coinvolgere lo spettatore fino ad avvolgerlo sul filo di una suspense che non si spezza mai fino all’epilogo finale.

Strutturato a scatole cinesi, con la verità che viene a galla col procedere del film, Forgotten è soprattutto caratterizzato dalla presenza di personaggi che vivono nella forza del loro destino di separatezza rispetto al flusso normale della vita, disincarnati nella negazione della dolcezza che si portano dentro e nelle esplosioni di rabbia violenta da cui sono percossi. Portatori – loro malgrado- di una vita dura e crudele, si dibattono alla ricerca di una verità che non sembra scritta nella loro storia, dando vita ad un urgente bisogno di una giustizia personale.

La storia dei due fratelli, raccontata attraverso immagini di una stupefacente eleganza visiva, avvince lo spettatore non solo perché mantiene la tensione e il mistero fino alla fine, ma anche perché lo rende attivo, immerso dentro piacevoli inganni, seducenti incastri che la storia porta con sé. Il fratello minore che soffre d’ansia ed è ossessionato da allucinanti incubi è vittima di una macchinazione o è tremendamente paranoico? Il fratello maggiore, così attento e premuroso nei confronti del fratello minore, è proprio quel che sembra o simula di essere un altro per scoprire qualcosa che non sa? In un modo o nell’altro tutti sembrano aver smarrito la propria identità, aver perso la memoria, tutti, a partire dalla madre che da casalinga premurosa si rivela una dark lady perfida e che ricorda nel capovolgimento del suo ruolo la madre di Coraline, sembrano nascondere un segreto, dei sensi di colpa, delle verità ingombranti che, quando emergeranno, daranno vita alla ricostruzione di un viaggio in una mente distrutta dalla sofferenza, disperata a tal punto da commettere insani gesti, cose di cui non si pensa essere capaci.

Forgotten, attraverso repentini cambi di stile e immancabili crolli di aspettative, prima di diventare nel finale un revenge-movie, un film basato sul tema della vendetta, analizzerà, sempre con l’abile capacità di seminare più di un dubbio, il tema della rimozione derivante da un trauma. Freud utilizzerà il termine di rimozione per denominare quel meccanismo di difesa volto ad allontanare, a cacciare via, a rimuovere tutte quelle rappresentazioni che sono intollerabili. Nel caso di Jin-seok c’è una rimozione estremamente forte che deriva da un trauma che scopriremo nel finale. Un ricordo rimosso che non sparisce del tutto, ma continua ad operare inconsciamente, attraverso sogni che ne sveleranno la presunta esistenza.

Il regista Jang Hang-Jun, nel costruire indizi, smontare castelli, fornire momenti di palpabile tensione drammatica, non giudica innocenti o colpevoli i due personaggi, ma li considera entrambi vulnerabili e la vendetta non avrà più quel gusto di perfidia e di giustizia perché di fatto la vendetta non sembra più realmente possibile perché non ci sono carnefici ma vittime, persone che hanno dovuto operare una scelta che non si è armonizzata con l’idea che avevano di sé e del futuro. Il regista coreano si mantiene sempre in bilico tra il reale e l’irreale, mostrando eventi frammentati, in ordine diverso da quello cronologico di svolgimento, descrivendo una casa che pian piano da rifugio si trasforma in una prigione e dalla quale fuggire non rappresenta di certo una giusta soluzione perché è la mente il luogo più vulnerabile da cui bisogna ravvedersi e da cui si potrà uscire se non attraverso una resa dei conti disperata e inevitabile.

Forgotten è un film avvincente perché lascia che lo svelamento della verità sia graduale, lento come la mina della matita che, in una scena che dà le vertigini, pian piano comincia ad insinuarsi nell’occhio del fratello minore fino a spezzarsi nel momento cruciale, diventando un elemento fondamentale di distinzione tra il reale e l’onirico.

Un thriller psicologico che non ha nulla da invidiare a film come Shutter Island di Scorsese o Memento di Nolan, a proposito del tema comune della rimozione del trauma e del tentativo di riappropriarsi della memoria, o ad un’opera come Old boy di Park Chan Wook, per quanto riguarda il tema della vendetta. Assolutamente da non perdere, il film distribuito su Netflix, è un’altra perla del cinema sudcoreano, capace di dare un’eco simbolica e universale al calvario dei suoi protagonisti, alle prese con verità e situazioni insostenibili.

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