L’uomo fedele: l’enigmatico universo femminile secondo L. Garrel

Dopo il debutto alla regia nel 2015 con Les Deux Amis il dreamer Louis Garrel attore cinephile erede del grande Philippe torna dietro la macchina da presa deliziandoci per 75 minuti con L’ Uomo Fedele. Il talentuoso Louis fin dalle prime immagini sa come catturare lo spettatore, grazie ad un incipit spassoso e dirompente, ma dalla natura profondamente tragica. Abel convive da tre anni con Marianne che un bel giorno gli comunica di essere incinta del suo miglior amico Paul e di essere in procinto di sposarlo. Abel incassa il colpo con disarmante naturalezza, riuscendo a distogliere la sua mente per quasi un decennio dal pensiero della fatale Marianne. Ma l’ improvvisa morte di Paul sembra rimettere tutto in discussione lasciando campo aperto a una seconda possibilità. Il rinnovato idillio però dovrà vedersela con la scarsa duttilità di Eve (sorella di Paul) e Joseph (il visionario figlio di Marianne) che per opposte ragioni non approvano la relazione. In particolare Eve in preda a un antico struggimento amoroso verso Abel dichiarerà un insolita guerra all’incredula Marianne, che da perfetta dark lady accetterà la sfida senza colpo ferire.

La storia costruita sul più classico dei menage a trois sprigiona lucentezza grazie alla leggiadra atmosfera tipica del miglior cinema francese e trae vigore da alcuni espedienti narrativi come la voce fuori campo fondamentale nel delineare i contorti pensieri dei protagonisti, padroneggiati con estro e sapienza e supportati da una sceneggiatura briosa e dinamica capace di appassionare e divertire nonostante l’ovvietà di una storia vecchia come il mondo. Questo perché tra le righe di uno script apparentemente scanzonato si nasconde una complessità psicologica (tutta al femminile) a cui neppure il ben intenzionato Louis sembra tener testa.

Garrel al pari del grande Francois Truffaut è un uomo che ama le donne e accetta senza compromessi lo stralunato universo che le circonda anche a costo di rovinose cadute, ma in fondo il gioco lo affascina e non stupisce come le improbabili reazioni dinnanzi ai trabochetti delle sue muse appaiano irresistibilmente credibili. Di contro abbiamo l’astuto Joseph che magari si diverte un po’ meno e immagina l’altro sesso (e forse non a torto) artefice di sinistri sortilegi.

Ma onestamente di fronte al fascino senza tempo di una matura e luminosa Laetitia Casta e a quello più acerbo, ma altrettanto insinuante di Lily-Rose Depp c’è ben poco da fare. Garrel suggerisce timidamente di arrendersi all’evidenza, anche quando non c’è (come mostra un enigmatico finale) e magari far tesoro delle parole di un maestro come Ingmar Bergman che dall’alto del suo genio candidamente ammetteva: ” Tutte le donne mi impressionano: vecchie, giovani, grandi, piccole, grasse, magre, grosse, pesanti, leggere, brutte, belle, affascinanti, sgraziate, vive o morte….il mondo delle donne è il mio universo. Puo’ darsi che mi ci muova male, ma nessun uomo può veramente vantarsi di saperne venire a capo completamente.”

Laura Pozzi

Una risposta a "L’uomo fedele: l’enigmatico universo femminile secondo L. Garrel"

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  1. Ah, questi/e francesi. Ricordo la voce fuori campo come espediente narrativo dello stesso Truffaut. È vero, più un uomo entra nel mo(n)do femminile, più rischia di perdere il proprio… Spesso si sacrifica: e c’è chi lo fa per amore, e c’è chi lo fa per debolezza. Vedrò questo film (quanto a Truffaut: sì lui fu un uomo che amava le donne, ma in modo diverso dal protagonista del suo omonimo film, che in realtà si manteneva distante dal loro mondo).

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