di Roberta Lamonica
‘Let the right one in
Let the old dreams die
Let the wrong ones go
They cannot do
What you want them to do’
(Morrissey, ‘Let the Right One Slip In’)
Lasciami entrare (svedese: Låt den rätte komma in, inglese: Let the Right One In) è un film del 2009 diretto da Tomas Alfredson (La Talpa, 2011), adattamento cinematografico dell’ omonimo romanzo di J.A. Lindquist, che è anche autore della sceneggiatura.
In una Stoccolma invernale e innevata, disorientante e silenziosa vive Oskar, dodicenne timido e introverso che sembra volersi confondere e fondere con il bianco assoluto del paesaggio circostante. Bullizzato e isolato a scuola, pressoché solo e non accudito a casa, Oskar vive la sua prima adolescenza con la frustrazione di una rabbia inespressa e di pensieri di vendetta costanti.
Una sera incontra Eli, ragazzina appena trasferitasi con il ‘padre’ nell’appartamento vicino al suo, esile elfo dallo sguardo adulto e dalla storia antica e misteriosa e tra i due nasce quasi subito un legame fortissimo.
Tutto in partenza lascerebbe pensare a un teen drama come tanti o a un film sul difficile rapporto tra adolescenti e il mondo degli adulti, sennonché Eli presto si rivela essere nientemeno che un vampiro senza tempo né sesso e questo… fa tutta la differenza del mondo.
‘Lasciami entrare’ dà una svolta al tema vampiresco e lo inserisce in un filone di realismo del tutto nuovo. Lontano dalle atmosfere romantiche, sognanti e idealizzate dei film tratti dai romanzi di Stephanie Meyer, ad esempio, il film di Alfredson prende i vampiri sul serio, allo stesso modo di Murnau e Herzog, e priva il suo vampiro di quasi tutti gli elementi folkloristici ad essi tradizionalmente associati, concentrandosi invece sulla dolente condizione legata all’immortalità, sulla solitudine e sulla condanna senza redenzione per una ferocia essenzialmente ‘necessaria’.
Il film si sviluppa quasi come un poliziesco, con degli omicidi commessi in modo seriale da un killer incapace sia come aiutante che come adulto di riferimento. E a questo si lega l’indagine dell’incomunicabilità tra il mondo degli adulti, irrisolti e fragili, e quello dei ragazzi, capaci di risorse e decisioni definitive. Si fa un riferimento molto velato al tema della pedofilia che però non viene elaborato nel film come lo è, invece, nel romanzo. C’è ovviamente il tema del soprannaturale, nella forma del vampiro-bambino, appunto. E infine il tema dell’amore come sentimento che travalica genere, tempo e realtà.
Per questo ‘Lasciami entrare’ non è inscrivibile in un unico genere cinematografico ma è piuttosto una commistione di generi perfettamente amalgamati e godibili.
‘Lasciami entrare’ (nel tuo mondo), chiede Eli a Oskar e ciò implica accettazione, superamento delle barriere, dedizione, amore. Perché Eli è un mistero da scoprire come l’uovo di Fabergè che tiene quasi come fosse una cosa qualunque nell’appartamento spoglio e caotico in cui vive. Un uovo che fuori può frantumarsi in mille pezzi ma dentro risplende d’oro. E Oskar ha trovato in Eli qualcuno che lo accetta e che capisce il ‘male’ che potrebbe annidarsi in lui, come in tutto il genere umano. ‘Io uccido per necessità. Tu vorresti farlo ma non ne hai il coraggio’.
Per rendere accettabili le inevitabili scene di violenza, tra cui una combustione (che ricorda The Addiction di Ferrara), un attacco di gatti inferociti e una scena di vampirismo in ospedale in perfetto stile Dracula di Bram Stoker, Alfredson si è servito di tutti gli espedienti possibili. Tra questi degna di menzione è senz’altro la fotografia di Hoyte Van Hoytema.
L’uso di lenti che mantengono linee orizzontali e verticali parallele agli angoli dello schermo, dando l’impressione che certe forme siano parte integrante dello schermo, contribuiscono al tono contemplativo e dimesso del film e a rendere palpabile l’isolamento dei protagonisti.
Anche l’uso di oggetti quotidiani contribuisce a dare un’idea di perfezione geometrica necessaria all’accettazione dell’idea di realismo della storia da parte dello spettatore: le finestre, il cubo di Rubik e la struttura in metallo del cortile… Tutto ci chiede di accettare la ‘verità’ di questa storia.
Ed è quando l’abbiamo accettata che Oskar e Eli hanno una possibilità, perché forse Eli…”Ha attraversato gli oceani del tempo per trovarlo.”
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