di Luca Graziani
“Non ci sono né cattive erbe né uomini cattivi. Ci sono solo cattivi coltivatori”.
Si conclude così Les miserables di Ladj Ly, con una delle più celebri citazione dal capolavoro di Victor Hugo dal messaggio inequivocabile.
Nato e cresciuto proprio nella banlieue parigina, il regista Ladj Ly segue le orme del grande scrittore e sceglie di ambientare qui la sua storia, partendo da“I miserabili” opera letteraria che esprime il suo stesso bisogno di dar voce agli ultimi. Ma Ladj ly si spinge oltre, con un finale che profetizza una rivoluzione che parte dal basso, dai più poveri, ammaliati dalla tanto agognata integrazione, una luce in fondo al tunnel che si fa sempre più un miraggio.
Uno sguardo sui francesi riuniti col cuore che batte per la nazionale di calcio, poi la periferia, il ghetto, dove coesione, egualitarismo e integrazione vengono meno per lasciare spazio a una realtà frammentata, fatta di gang rivali, sindaci che si atteggiano a piccoli boss rampanti e una polizia ormai priva di veste istituzionale che diventa ago della bilancia di un equilibrio precario. Tutto si svolge in poche ore. La squadra mobile di Montfermeil accoglie Ruiz, un nuovo agente assegnato all’unità di Gwada e Porco rosa, soprannome che Chris ha scelto di darsi. Rosa non a caso, dato che ci troviamo in un quartiere multietnico dove la vera minoranza, paradossalmente, sono proprio i francesi non di adozione che nel film si contano davvero sulle dita di una mano.
Il quartiere è spaccato tra tante gang, ma è quella degli zingari ad accendere la miccia fornendo il pretesto per un crescendo di azione e dramma. Qualcuno ha rubato il cucciolo di leone del boss dei gitani e del furto viene accusata la comunità mussulmana. I tre poliziotti sono nel mezzo a sanare il conflitto. Nel tentativo di recuperare il cucciolo, tra la polizia e una banda di ragazzini accade qualcosa di terribile che non doveva capitare e un drone riprende la scena. Scatta l’omertà tra gli uomini della squadra mobile ed è guerra per il possesso del video. Tutti vorrebbero metterci le mani, la polizia per salvarsi la faccia e le gang per estendere la propria egemonia. Questa guerra di tutti contro tutti spalanca le porte ad un altro conflitto, quello dei più deboli uniti contro il nemico comune: lo Stato, tiranno e menzognero. E con questa ultima battaglia secolare, la più grande di tutte, si chiude una storia di emarginazione, povertà e diritti negati, lanciando un messaggio dalla portata universale.