Hostiles (2017), di Scott Cooper

di Roberta Lamonica

Hostiles (2017) è un film di genere western di Scott Cooper con Christian Bale, Rosamund Pike, Wes Studi, Ben Foster. In un periodo in cui i western non sono di casa al Box Office, Hostiles ha il pregio del tentativo e avrebbe tutte le caratteristiche per poter appagare gli appassionati del genere.

In realtà il film si sviluppa come un grande viaggio fisico e interiore nell’odio e nelle ragioni che lo generano; la dissolvenza utilizzata per trasmettere l’immensità del viaggio dei personaggi, non solo in termini di distanza ma anche come esplorazione personale, vuole segnare un distacco dal genere di appartenenza. E questa virata rispetto al genere comporta non pochi problemi.

LA TRAMA: Il capitano Joseph Blocker, che da soldato ha sperimentato ciò che di peggio i Nativi Americani hanno da offrire, è costretto a scortare l’odiato Capo Falco Giallo in Montana dove potrà passare gli ultimi stralci di vita che gli restano da vivere. Un viaggio verso una Gerusalemme Terrena, verso una Terra Promessa, quindi. A lui e ai suoi si unirà la taciturna Rosalie che lo spettatore ha incontrato prima dei titoli di testa e che si pone come memento vivente della brutalità degli Indiani d’America.

I PREGI: La cosa che colpisce maggiormente in Hostiles è la meravigliosa fotografia che abbraccia in un respiro amplissimo e profondo i paesaggi desolati, assolati, perigliosi e indimenticabili di quell’America ‘la cui essenza è dura, solitaria, stoica e assassina… mai fusa’. Montagne, praterie, canyons, rendono il viaggio un’esperienza visuale profonda e significativa. La luce è splendida. Le notti sono scure e i giorni sono polverosi. Il sonoro di Max Richter carica sensibilmente le emozioni di significato. Vi è un colore western appena accennato nel film con alcuni pezzi più tetri e altri più enfatici come nel caso delle sparatorie: poche ma mortali, rapide e rumorose e che hanno sempre la funzione di punto di svolta nel film.

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I DIFETTI: Il grande difetto di Hostiles è soprattutto una sceneggiatura non completamente convincente e coerente. La primissima scena vede Rosalie vestita di tutto punto, seduta a insegnare la grammatica alle proprie figlie. Questo dettaglio risulta piuttosto inverosimile per una famiglia di pionieri dedita alla gestione di una fattoria nel mezzo del nulla. Tanto più credibile sarebbe stato vedere lei e le sue figlie intente a svolgere una qualunque faccenda domestica, fare burro e formaggi, rammendare abiti, accudire il bestiame, piuttosto. Il Capitano Blocker, cui viene dato il compito di portare a termine la missione di scortare il Capo Falco Giallo e la sua famiglia verso terre più sicure da niente popò di meno che il Presidente degli Stati Uniti, è talmente accecato dal suo odio e dai suoi fantasmi da permettere che tutto ciò che è sotto la sua custodia perisca senza che egli realmente faccia nulla per impedirlo. L’unico superstite viene spedito altrove con un atteggiamento paternalistico da ‘white man’s burden’ alla Kipling.

Tutto il film è segnato da momenti in cui si cammina, si cammina, si cammina e ci si accampa. Tutto ciò sempre in luoghi dove si potrebbero subire delle imboscate. Ma per il gruppo questo non sembra essere preoccupazione centrale e invece si canta, si suona e si accendono fuochi, praticamente incuranti del fatto che qualcuno possa vedere o sentire. Questo continuo viaggiare rende la progressione del film lenta e un po’ ripetitiva. Infiniti i significati attribuibili al cammino. Tra gli altri, qui esso è metafora del conflitto profondo e irrimediabile che vorrebbe che uno dei due gruppi abbandonasse il proprio viaggio e rinunciasse ai propri propositi, al proprio Eden e alla promessa di quella pace che tutti vogliono fortemente ma che nessuno si impegna davvero a coltivare.

I PERSONAGGI: Eccezion fatta per i tre personaggi principali, Rosalie, Blocker e Falco Giallo, non c’è evoluzione e caratterizzazione dei personaggi secondari. Sembrano essere stati messi lì per fare da corte muta al personaggio interpretato da Christian Bale. Solo Ben Foster ha una caratterizzazione più consistente fungendo da alter ego e da exemplum di ciò che Blocker sarebbe potuto essere, regalando allo spettatore il più bello e significativo dialogo di tutto il film. Gli altri personaggi a malapena aprono bocca. C’è quasi solo Christian Bale. Quest’ultimo, dal canto suo, offre una prestazione di tutto rilievo: silenziosa, composta ma potente. Il suo risentimento verso i Nativi è rabbioso e si percepisce chiaramente per tutta la durata del viaggio. E’ il personaggio che evolve maggiormente nel corso del film. Egli si trasforma da soldato in uomo e questo lo rende multi sfaccettato e unico.

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I NATIVI: Non c’è nessun interesse nel film a cercare di comprendere le ragioni dei Nativi Americani. Loro sono il Nemico. La prima scena ha dato il suo verdetto: selvaggi, violenti, primitivi e sanguinarie bestie che hanno tarato la mente del buon soldato e della vedova inerme. In un film che fa del rapporto forzato ma intimo fra due gruppi che si sono giurati odio eterno e che stanno combattendo per il riconoscimento delle loro radici, della loro cultura e dei loro diritti, ci si sarebbe aspettata una maggiore definizione dei fieri Cheyenne che a tratti sono ridotti a banali macchiette.

CONCLUSIONI: Hostiles è un film profondamente meditabondo sul violento spirito di frontiera americano venato da un tocco di sconcertante nichilismo. Mentre rende omaggio ai tropi e ai temi del western classico, Hostiles se ne distacca incomprensibilmente.

L’approccio al genere risulta scontato e stereotipato e la prospettiva è più dura e, fino alla scelta a tinte rosa del finale, disperata. La scelta di presentare i personaggi nel mezzo del loro arco narrativo invece che in retrospettiva fa sì che alcune informazioni essenziali vadano perse e poiché i dialoghi sono essenzialmente sommessi mugugni, a volte è difficile comprenderne il senso e i significati. Il film ha una durata eccessiva soprattutto se si pensa allo schema fisso che si ripete per tutto il film e all’indolente progressione dello stesso. Film necessario? Forse un buon tentativo e una rivivificazione del genere.

Una risposta a "Hostiles (2017), di Scott Cooper"

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  1. A me questa film è piaciuto, più di altre riproposizioni recenti. Premetto che il western è il mio genere preferito, e mi piacerebbe spezzare qualche lancia in favore di Hostiles. Mi viene da pensare che il poco approfondimento sui nativi o sui personaggi secondari sia un effetto del fatto che, come dici tu, questo film è una sorta di omaggio in un periodo in cui il western scarseggia e ha numerosissimi predecessori: lo spettatore che va a vederlo è teoricamente un appassionato, che in un certo senso non ha bisogno di conoscere il “contorno” di quanto viene mostrato. Sa le ragioni dei nativi, sa cosa muove i personaggi, in un certo senso anche cercare di spiegare l’odio del protagonista è superfluo. Lo prendo come un tacito accordo tra produttori e spettatori: noi ti mostriamo un evento specifico, il contesto lo conoscete, perché conoscete il western.
    Probabilmente mi sono immaginato io tutto questo, ma a me la scelta narrativa non è dispiaciuta.
    Anche la ripetitività e lentezza del viaggio non è stata troppo pesante, ma ha accentuato il realismo. Concordo però che poteva essere ridotta.
    Quello che invece mi ha stupito è mostrare una frontiera che, nel 1892, sembra quella di venti anni prima. È vero che qualche conflitto con i nativi c’era ancora, ma erano comunque gli ultimi tafferugli.

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