Imprevisti digitali, di Benoît Delépine e Gustave Kervern (FR 2020)

di Andrea Lilli

  • In sala dal 15 ottobre –

Il riso è contagioso e non ha mai seppellito nessuno, anzi: se non una terapia, è un gran sollievo per ogni male, vecchio o nuovo. Siamo in una località indefinita di un’anonima periferia francese: potrebbe essere ovunque, più indefiniti e anonimi di così non si può. Casette linde col giardinetto, tutte uguali, piante qua e là regolari e simmetriche che sembrano di plastica, la grande rotonda all’incrocio, il centro commerciale, la vetrata di un bar. Scenografia perfetta per un qualunque allevamento di polli umani, ingenui e sprovveduti come Christine, Bertrand e Marie, inchiodati come tutti al display dello smartphone, al monitor del pc, allo schermo della tv. Rinchiusi nei loro piccoli rettangoli, i tre razzolano tra i soliti, enormi problemi globali.

Christine (Corinne Masiero), Bertrand (Denis Podalydès), Marie (Blanche Gardin)

Sono soli, pieni di debiti, senza partner, senza un lavoro decente, e tuttavia senza il tempo né la lucidità per trovarli, perché ci sono cose più importanti e urgenti: i programmi tv, le chat, le app, i social, i like. Sono incastrati dallo shopping e dal banking online, sconfitti da password complicate e da cambiare continuamente, schiavi di pubblicità personalizzate e ossessive, succubi di esasperanti segreterie telefoniche, di call center inafferrabili, vittime delle offerte speciali, delle telefonate a pagamento, del cyberbullismo, dei ricatti porno, intrappolati nei caschi 3D. Incantati e persi, insomma, nella realtà virtuale che ci avvolge tutti fino a soffocarci, se la lasciamo entrare in ogni angolo della vita privata.

Marie e lo studente di Economia (Vincent Lacoste)

Marie, madre single disoccupata, deve improvvisamente trovare i soldi necessari ad evitare che un video hard con lei protagonista arrivi agli occhi del piccolo figlio. Il vile ricattatore è uno studente sveglio e pragmatico che deve pur pagare la retta dei costosi corsi universitari. Alla ricerca di un prestito senza garanzia, le banche online, così rapide e tempestive nell’offrire investimenti, per Marie diventano improvvisamente irraggiungibili. Del resto quali saranno le password giuste, fra le tante conservate di nascosto nel freezer? Intanto Marie vende pezzi di casa: il divano, il letto elettrico (manca una doga ma nessun problema, è già ordinata, in arrivo dalla Cina…).

Bertrand e i debiti “bio” ereditati

Anche Bertrand è alla perenne ricerca di credito online. Padre vedovo con figlia adolescente e schermo tv gigante, ha un lavoro modesto che non basta alle necessità più irrinunciabili, tra cui gli abbonamenti in rete e la connessione a pagamento con Miranda, la seducente voce esotica con cui Bertrand vive una storia d’amore e di sesso travolgente, per quanto completamente digitale. In più deve regolare i conti con i compagni di scuola della figlia, bullizzata, filmata e derisa in un video, ovviamente diffuso online.

Christine e Bertrand: Continuons le combat!

Christine, donna energica e irascibile lasciata dal marito e licenziata dal precedente impiego a causa di una dipendenza cronica dalle serie tv di ogni genere e provenienza, è una tassista Uber frustrata dai feedback deludenti dei propri clienti: non sembrano mai soddisfatti, per quanto si sforzi di essere gentile, e su internet le concedono solo il minimo della valutazione: una sola stellina. Il che la precipita in un circolo vizioso cui è difficile sfuggire: ultima in una classifica visibile a chiunque, riceve il minimo delle richieste, quelle meno appetibili; incertezza e rabbia aumentano, producendo nuove pessime valutazioni. Sì, può ricorrere ai professionisti del consenso virtuale, ma i prezzi di fabbrica per le costellazioni sono proibitivi. Forte dell’esperienza nel movimento dei Gilet Gialli condivisa con Bertrand, è lei la luddista più decisa ad agire, e lo dimostra entrando negli uffici ostili con la sega a motore.

Anonymous della Mancia

I tre vicini di casa, stretti in trincea dall’assedio micidiale dei comuni nemici digitali, si ritrovano fatalmente alleati nella lotta per la sopravvivenza. Marie, grazie ad uno straccio di lavoro interinale rimediato per miracolo, viene a conoscenza dell’indirizzo segreto di un hacker: si fa chiamare Dio e vive all’interno di un generatore di energia eolica. A lui i nostri calpestati e offesi s’appellano, per sollevarsi e sconfiggere il diabolico Mostro padrone del mondo (GAFA è stato il suo nome provvisorio: Google, Amazon, Facebook, Apple. Oggi è più breve: IA, Intelligenza Artificiale).

È questa l’intuizione più arguta dei due registi in una commedia un po’ troppo carica di gag, più televisiva che cinematografica, vagamente autoreferenziale con quel sapore già nostalgico dei “bei tempi andati” dei Gilet Gialli. I tre Don Chisciotte partono in sella a una Ronzinante d’epoca, e mentre Bertrand si trasforma in Sancio Panza fraternizzando con un asino mordace, le due donne affrontano i mulini a vento trovando il buon Dio, che commosso le aiuta, per quanto può. Non essendo onnipotente come il Mostro, la battaglia prosegue.

Marie parte all’assalto della Bastiglia, l’enorme fortezza della Silicon Valley in cui l’Innominabile (letteralmente: agli sceneggiatori è stato vietato di nominare non solo Google e le altre aziende, ma anche Cupertino) trattiene e accumula i dati sensibili di tutti usandoli a propria discrezione, parti intime di Marie comprese. Bertrand invece sembra tradire la giusta causa: non decolla verso l’Irlanda, sede di un altro Palazzo d’Inverno, ma cede al bisogno di conoscere finalmente Miranda, la cui sede di lavoro è alle Mauritius. Sia lui che Marie rimedieranno batoste e successi imprevisti, digitali e non. Le risate sono comunque assicurate.

Resta solo da immaginare come sarebbe cambiata la scrittura di Imprevisti digitali (titolo originale: Effacer l’historique, ovvero Cancellare la cronologia) qualche mese più tardi, ad epoca Covid-19 già iniziata, quando chiudersi in casa attaccati al web e alla tv sarebbe stata la conseguenza, non la causa di una patologia globale. Nemmeno la fantasia di quel catastrofista menagramo di Michel Houellebecq, qui in un cammeo dove svolge egregiamente la congeniale parte di aspirante suicida, era arrivata a prevedere la realtà imminente.


  • Orso d’argento (Premio Speciale) alla 70. Berlinale 
Benoît Delépine, Gustave Kervern

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