
In questo 2020 che segna un prima e un dopo nella vita di ciascuno di noi e che ha colpito il cinema duramente come mai prima, dopo le perdite dolorose di Sean Connery e di Gigi Proietti, celebriamo oggi Monica Vitti, che compie 89 anni. Assente ormai da tempo dalla scena pubblica, “Sette Vistìni” – così la chiamavano a casa sua perché era freddolosissima e indossava sempre diversi strati di indumenti – è comunque sempre con noi. Diamante incastonato nella storia del cinema come musa dei drammi borghesi dell’incomunicabilità di Michelangelo Antonioni, per il quale interpretò capolavori quali La notte (1961), L’eclisse (1962) e soprattutto Deserto rosso (1964), film-manifesto dell’esistenzialismo antonioniano, unica attrice italiana in grado, per personalità e fisicità, di evocare, gareggiare ed eguagliare le bellezze antiretoriche e spigliate della Nouvelle vague francese, dopo la rottura del sodalizio con il regista ferrarese Vitti ritrovò la vis comica in una lunga serie di brillanti commedie per le quali ha ricevuto nel corso della sua carriera sei David di Donatello, tre Nastri d’argento, un Orso d’argento nel 1984 al Festival di Berlino e un Leone d’oro alla carriera nel 1995 alla Mostra internazionale del cinema di Venezia.
La consacrazione come attrice brillante arrivò nel 1968, quando Rodolfo Sonego e Luigi Magni scrissero per lei La ragazza con la pistola, film di Mario Monicelli in cui Vitti, interpretando il ruolo di una siciliana sedotta e abbandonata che insegue a Londra l’uomo che le ha tolto l’onore, non solo ottenne nel 1969 un Nastro d’argento e un David, ma soprattutto iniziò a dare voce e corpo a personaggi svagati e stralunati con uno stile di recitazione che guardava al grottesco e per questo era una novità assoluta nel panorama delle attrici italiane di allora. Da quel momento in poi, fu la sola, in un mondo tutto maschile quale quello del cinema italiano, in grado di confrontarsi da pari a pari con i grandi mattatori: Sordi, Gassman, Manfredi, Tognazzi, Mastroianni, Giannini. Simbolo, insieme a Franca Valeri, di una rivoluzione femminile possibile, dotata di una voce roca che ha reso la sua interpretazione inconfondibile e originale, Monica Vitti è una presenza immanente nell’immaginario e nei cuori di noi tutti, LA attrice: bellissima, ironica, moderna, capace di utilizzare una gamma assai ampia di registri espressivi, ha fatto dei suoi personaggi delle persone; ruoli che non potrebbero mai più essere interpretati da nessun’altra, perché la ragazza con la pistola, Adelaide Ciafrocchi, Tosca, Teresa la ladra, SONO Monica Vitti. Amata dagli uomini per il suo magnetismo – non la perfezione delle forme, ma uno sguardo profondo rivolto all’infinito, il corrugare di un sopracciglio, un movimento impercettibile dell’angolo della bocca – adorata dalle donne, che ne hanno sempre riconosciuto il potere attrattivo senza mai invidiarla perché non si può voler male a una sorella schietta, diretta, non competitiva – Monica c’è anche se non c’è, perché chiama in territori che vanno oltre la sua bellezza, perché lei è Bellezza Assoluta che ti tende la mano e conduce in territori a te sconosciuti. Per questo, e per moltissimo altro, grazie, Monica!