Estate ’85, di François Ozon (Été 85/FR 2020)

di Laura Pozzi

Chi conosce e frequenta abitualmente il cinema di François Ozon sa sempre cosa (non) aspettarsi. Autore poliedrico, colto, appassionato, folgorato dal raggio verde del maestro Rohmer ha saputo come pochi altri comporre nel corso di un tempo piccolo un mosaico cinematografico intrigante e variegato, volto a soddisfare palati sopraffini e spettatori meno esigenti. Estate’85 suo diaciannovesimo lungometraggio, finalmente in sala dal 3 giugno distribuito da Academy Two rappresenta la realizzazione di un nostalgico sogno nel cassetto lungamente accarezzato. L’idea ruota attorno ad un romanzo letto in adolescenza, Danza sulla mia tomba di Aidan Chambers pubblicato nel 1982. Un libro brioso, a suo modo rivoluzionario, sia per il tema trattato (l’omossessualità tra due ragazzi al di sotto dei vent’anni a quei tempi considerata illegale), sia per lo stile anarchico e visionario. Ozon, regista alle prime armi sogna di trasformarlo nel suo film d’esordio, ma il tempo passa, il ricordo sbiadisce, per tornare a riaffacciarsi più impetuoso che mai trentacinque anni dopo. Selezionato e “bollato” lo scorso giugno da Thierry Frémaux che ha voluto inserirlo all’interno di un’edizione fantasma del festival di Cannes , la pellicola ha avuto il suo momento di gloria e visibilità cinque mesi dopo alla Festa di Roma dove ha conquistato il premio del pubblico BNL. Un riconoscimento meritato per uno dei film più inebrianti e personali dell’autore, quasi un compendio della sua opera.

La storia si svolge appunto nell’estate del 1985 in una cittadina balneare della Normandia e vede protagonisti come nel miglior Rohmer due ragazzi e una ragazza. Un conte d’été (occhio alla presenza di Melvil Poupad nei panni del professor Lefèvre) atmosferico e avvolgente, solare solo in apparenza, intriso di mistero, vissuto a fior di pelle da Alexis (Félix Lefebvre), David (Benjamin Voisin) e Kate, “mina vagante” venuta dalla vicina Inghilterra a perfezionare la lingua.  Il primo, sedicenne inquieto, solitario, affascinato dalla morte e dalla scrittura, rischia seriamente di annegare durante un’escursione in barca a vela. L’improvvisa apparizione di David, “salvatore” luciferino dal sorriso tentatore, orfano di padre e proprietario con la madre Isabelle (una Valeria Bruni Tedeschi superbamente camaleontica) di un negozio di nautica lo salva letteralmente dalle acque, vincolandolo ad un’amicizia che non tarda a tramutarsi in idillio travolgente e passionale. Gli ingredienti per una “lunga estate calda” ci sono tutti: siamo nella stagione più esplosiva e fiammeggiante dell’anno, piacevolmente molestati dai mitici anni ottanta, i Cure cantano In beetween days, mentre Rod Stewart con Sailing, rievoca e spodesta dal trono la celebre Reality de Il tempo delle mele. I due ribelli fanno il resto lasciandosi andare ad impulsi e desideri, coinvolgendo uno spettatore sempre più curioso e rapito dalla loro avventura.  I due ragazzi vanno veloci, sfrecciano in moto, urlano sulle montagne russe, si sfiorano al cinema mangiando pop corn, flirtano, ma cosa più importante stipulano un macabro patto ideato da David: se la morte dovesse cogliere uno dei due, l’altro dovrà danzare sulla sua tomba. Alexis è scettico, ma non può fare a meno che assecondare il giovane amante.

Il forte legame caldeggiato non troppo ingenuamente da Isabelle sfocia ben presto in folle passione, ma se per Alexis quel magico incanto rappresenta lo stupore e la scoperta di un primo amore dirompente e inaspettato, per il “collezionista” David quella liaison fortemente perseguita non è altro che l’ennesima conquista da archiviare. L’incontro con la svagata Kate (Philippine Velge) peggiorerà ulteriormente le cose, trasformando un periodo della vita leggero e spensierato  in un incubo inenarrabile se non attraverso l’ausilio della scrittura. Ozon è uno dei pochi cineasti moderni a saper costruire una storia e a plasmarla finemente sui circuiti emozionali dello spettatore. Ogni suo film apparentemente contrario al precedente gioca a riproporre e scandagliare tematiche e generi per lui irrinuciabili. In quest’opera, punzecchiata a più riprese da “schegge di Ozon”  (Sotto la sabbia, Frantz, 8 donne e un mistero, Swimming pool, Nella casa, Una nuova amica) il regista compie un ulteriore passo avanti verso una maturità artistica tale da scongiurare il rischio di un déjà vu supponente e autoreferenziale. Sulle sue storie incombe sempre qualcosa, una tensione autentica, ma spesso ingannatrice che tiene emotivamente in ostaggio la nostra percezione.

La pellicola si apre sul volto etereo e spaurito di Alexis, sulla sua voce fuori campo, sulla disperata ricerca di un interlocutore con cui dialogare. Fissa la macchina da presa, il suo sguardo oltrepassa lo schermo, finalmente nel buio della sala scorge un pubblico pronto ad ascoltarlo. Alexis non fa nulla per nascondersi, scopre da subito le carte in tavola: a dispetto di un titolo sognante e nostalgico, nella sua storia si parla di morte, di cadaveri, anzi di un cadavere, quello di David. Ozon opera fin da subito un abile e beffardo “depistaggio” narrativo,  volto a creare un clima di incertezza e sospetto, soprattutto nei confronti di un protagonista forse estraneo a quella morte prematura, ma di sicuro custode di qualche inconfessabile segreto. Il ragazzo è pietrificato, non riesce a spiegare il suo gesto (di cui verremo a conoscenza soltanto alla fine) si rifiuta di rispondere alle autorità, protegge la sua storia che rischia di scomparire nelle pagine anonime di un faldone impolverato. L’intervento provvidenziale di M. Lefèvre (il secondo dopo quello in mare di David) lo convince a redimersi e perdonarsi attraverso una confessione scritta di suo pugno. Una catarsi necessaria a far procedere il racconto, a ricomporre il puzzle degli eventi, a recidere definitivamente il cordone ombelicale con un David tanto amato quanto immaginato. Solo così potrà ballare da solo su una tomba e su un passato doloroso e ingombrante, perché ciò che conta, come confessa nel finale (in mare) aperto è riuscire a  sfuggire alla propria storia.

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