Nessuno mi pettina bene come il vento, di Peter Del Monte (2014)

di Andrea Lilli –

Peter Del Monte (1943-2021)

Se n’è andato l’ultimo giorno di maggio, senza tanto clamore, Peter Del Monte. Nato in un posto di mare: San Francisco, ha trascorso gli ultimi anni in un posto di mare: Santa Marinella. Un nome, un destino opposto; uno che poi i Santi non li frequentava granché. Di certo non più che le donne. L’indagine sui comportamenti femminili è stata sempre al centro dei suoi film, che potremmo definire come tappe di un lungo percorso di ricerca psicologica, ma ancor più ci sembrano preziosi pezzi d’artigianato artistico donati da un uomo affascinato dai mondi interiori delle donne. Regali incondizionati, perché nel corso del suo viaggio cinematografico al centro della Donna, Peter Del Monte non ha mai cercato il successo commerciale, mentre ha trovato premi e riconoscimenti.

Il cast

Arianna (Laura Morante), la protagonista di questo suo ultimo film, come il regista si è trasferita a Santa Marinella, sul litorale laziale, “perché mi piace il rumore del mare“. Ci sta da sola, “perché mi piace stare da sola“. La casa è proprio davanti alle onde: le finestre si aprono sull’immensa linea tra l’acqua e l’aria, tra un blu che al mattino è azzurro, nero la notte, e un celeste che il sole al tramonto incendia di colori sempre diversi, mentre s’immerge. Arianna è una scrittrice, da tre anni ha lasciato il marito a Parigi, e ora lavora ad una biografia di Anna Kuliscioff. Santa Marinella ha una piccola stazione ferroviaria, un po’ trascurata, malandata in certi punti, ma con tutto il fascino delle stazioncine di mare: erbe incolte e oleandri ai lati, il baretto direttamente sul binario, irrinunciabile per chi ama prendere il treno un attimo dopo aver posato la tazzina di un caffè; la campanella e i grilli, che avvisano l’arrivo dei treni e dell’estate. E il mare a due passi. Siamo in stagione invernale, e i passi che vanno dalla stazione verso la spiaggia prima e a casa poi sono quelli di Irina, pendolare russa che ha scelto l’Italia non per fare la rivoluzione come la Kuliscioff, ma per cercare una tranquillità economica. Suo figlio sedicenne, Yuri, ha mollato la scuola per infilarsi in un giro di piccoli spacciatori, i suoi amici sono tre adolescenti balordi che rifornisce ogni giorno nella piazzetta sotto casa di Arianna. Il loro chiasso la disturba.

Dora e Yuri

In realtà anche Yuri è solo, e ama il mare, come Arianna. Quando le onde sono abbastanza alte, prende muta e surf e si affida al mare come mai oserebbe fare con la madre o con gli amici. Sulla spiaggia incontra una ragazzina, Gea. Tra i due, poche parole e uno scambio di sguardi: quel che basta per un reciproco riconoscimento. Hanno un malessere simile: famiglie incasinate, vivono con madri che non riescono a comunicare coi propri figli. Gea è di passaggio; la mamma, Erica, è una giornalista giunta a Santa Marinella per intervistare Arianna, pochi minuti e via, Gea dovrà andare dalla nonna, Erica all’aeroporto per un congresso su cui relazionare. Tema del congresso, la condizione femminile. Ma le cose vanno diversamente. Gea osserva Arianna, e in lei (come in Yuri) intuisce un possibile salvagente per il proprio disagio: compressa tra una madre ansiosa e un padre trascurabile, Gea chiede asilo immediato ad Arianna, che acconsente. La scrittrice annota sui suoi appunti: “Una richiesta assurda, a cui ho dato una risposta ancora più assurda“. Del resto, si può spiegare razionalmente l’inizio di un’amicizia? quel che porta a fidarsi all’improvviso e pienamente di qualcuno? Così Gea può restare con Arianna e andare all’inseguimento di Yuri, raggiungere almeno con lo sguardo il tenebroso ragazzo. Con Arianna che a sua volta insegue Gea, preoccupatissima per le fughe della ragazzina, che corre grossi rischi avvicinandosi agli amici di Yuri. Scoppia infatti la guerra tra Arianna e i balordi, mentre Gea prende le difese di questi. Tra una battaglia e l’altra, la scrittrice e la ragazzina si capiscono meglio a vicenda. Grazie alla schiettezza di Gea, Yuri si allontanerà dal branco e Arianna si avvicinerà con sguardo diverso a ciò che non capiva e di cui aveva solo paura. Per merito di Arianna, Gea (=Terra) tornerà dal mare d’inverno con un sogno, una speranza nuova. Per merito soprattutto dell’aura Morante, la storia regge e convince.

Erica e Arianna

Peter Del Monte in ogni suo film crea un sottile equilibrio tra sogno e realtà, tra fantasia e percezione, che sempre convivono o confliggono inestricabili nelle protagoniste, o (meno spesso) nei protagonisti. In quest’ultima prova la dimensione onirica è ridotta al minimo mentre prevale il piano di realtà, di esperienza condivisa, il che rende forse meno misterioso Nessuno mi pettina bene i capelli come il vento rispetto ai suoi enigmi più elaborati, come il vertiginoso Giulia e Giulia (2007). Resta tuttavia inconfondibile il tocco acuto, ma delicato e rispettoso, di quel fine disegnatore di anime femminili che è stato il regista italoamericano. Oltre ad Alda Merini che gli ha suggerito il titolo, nell’ultima fatica Del Monte avrà spesso ripensato al suo maestro degli anni ’70 al Centro Sperimentale di Cinematografia, Roberto Rossellini, altro illustre devoto di Santa Marinella.


  • il film è disponibile qui

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