di Donaldo Acciaccarelli

L’ombra delle spie (The Courier) è una prima visione molto interessante disponibile sul servizio on demand di Sky.
Il film si ispira a vicende che si sono svolte tra il 1960 e la crisi dei missili di Cuba conclusasi alla fine del 1962 con protagonisti Greville Wynne, un uomo d’affari britannico reclutato dall’MI6 nel novembre 1960, e il colonnello dell’intelligence militare russa Oleg Vladimirovič Pen’kovskij (nome in codice Ironbark). Grazie al lavoro dei due, e al profondo sentimento di amicizia che nasce tra loro, la CIA riesce ad ottenere informazioni sul programma nucleare sovietico. Informazioni che saranno cruciali per porre fine alla crisi dei missili cubani.

Girato in neanche due mesi di fine 2018, presentato al Sundance Film Festival nel 2020, il film è diretto da Dominic Cooke alla sua seconda incursione cinematrografica dopo 50 produzioni sulle tavole dei palcoscenici dei teatri di sua Maestà Britannica tra opere liriche, prosa e musical che lo hanno portato a un Laurence Olivier Award su quattro candidature. Una scelta indovinata perché forse proprio la dimensione teatrale di Cooke è decisiva per tenere alto il numero di giri del motore emotivo/sentimentale di questa spy story.

Ennesima prova convincente di un sempre credibile Benedict Cumberbatch, protagonista con l’altrettanto bravo attore georgiano Merab Ninidze di un film che riesce a raccontare la storia di due eroi silenziati, più che silenziosi, che con strumenti antichi come il coraggio, l’umanità e l’amicizia attivarono appena in tempo lo scambio che portò il treno della storia a evitare il binario che conduceva al baratro.

Bravissimo Sean Bobbitt, autore della fotografia di tutti i lungometraggi del regista Steve McQueen e nel 2021 è stato candidato all’Oscar alla migliore fotografia per Judas and the Black Messiah, che segna questo film con giochi di penombre per raccontare la durezza degli interrogatori e immagini gelide e “acciaiose” per la crudeltà della prigione.

Potentissima e liberatoria la scena della doccia di Wynne-Cumberbatch sottolineata anche da “Maybe We Are Only Two People”, un brano della colonna sonora composta da Abel Korzeniowski che accompagna e non invade per tutto il film. E a proposito del titolo del brano: quanto insegna a tutti noi la frase “Forse sono poche due persone, ma è così che le cose cambiano” pronunciata del colonnello Pen’kovskij?
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