Gruppo di famiglia in un interno, di Luchino Visconti (1974)

di Bruno Ciccaglione

“L’amore del vecchio rimane falso e sterile quando si evita il nuovo che ne è derivato per necessità storica” (Thomas Mann, Doctor Faustus)

“Sono stato giovane anch’io e ho fatto Ossessione, La terra trema, Rocco e i suoi fratelli. Adesso sono troppo vecchio per affrontare i problemi di una realtà che non conosco a pieno: sono nell’età in cui gli impiegati sono già in pensione, lavoro ancora ma soltanto perché mi diverte e mi è necessario. Penso che ai giovani spetti raccontare il loro tempo. A noi (…) sia concesso fare un altro cinema, non certo un cinema evasivo, ma quello che sentiamo più consono a noi: è una libertà che ci siamo conquistati, credo.” Luchino Visconti spiega così, in una intervista del 1972, la nuova fase della sua attività come regista cinematografico.

Helmut Berger e Luchino Visconti

Sull’onda di un nuovo dibattito storiografico sul nazismo, che si sviluppa alla fine degli anni sessanta, Visconti ha già realizzato il primo dei tre film della cosiddetta “trilogia tedesca”, La caduta degli dei, con il quale dopo le sue prime piccole apparizioni al cinema, ha rivelato al mondo i talenti come attore del suo compagno, Helmut Berger, che già da alcuni anni vive con lui. Berger, da questo film in poi acclamato come “l’uomo più bello del mondo”, apre il film con una memorabile performance in cui veste i panni di Marlene Dietrich, in un misto di ammirazione e ironia, con travolgente e conturbante sensualità.

La interpretazione di Berger è così convincente da indurre Visconti a un montaggio che gli concederà, pur in un ruolo non da protagonista, molte più scene di quanto originariamente previsto in sceneggiatura, per il disappunto di Dirk Bogarde, che vedrà il suo personaggio decisamente ridimensionato dal montaggio finale.

Seguiranno la rilettura che Visconti farà del racconto di Thomas Mann, realizzando Morte a Venezia (1972) (dove Bogarde troverà invece uno dei ruoli più importanti della sua vita, assieme a quello de Il portiere di notte di Liliana Cavani) e infine il monumentale Ludwig, in cui Helmut Berger è l’assoluto protagonista, in tutta la sua abbagliante bellezza e bravura e che racconta le sorti di Ludovico II sovrano della Baviera. Con Visconti, la figura di Ludovico II riecheggia il Caligola di Camus, con un re estetista che ricerca una “libertà nell’impossibile”, una libertà estranea al consorzio sociale e tacciata di pazzia. Il Ludwig di Visconti vede nell’arte non una espressione della realtà, ma una alternativa alla realtà stessa.

Visconti, Romy Schneider e Helmut Berger sul set di Ludwig

Terminate le riprese del film Visconti sarà colpito da una trombosi e anche se l’incombenza del montaggio del film lo indurrà a reagire con forza alla paralisi del braccio e della gamba sinistra e a una nuova mortificante condizione di dipendenza, ciò avrà degli effetti su Ludwig. Visconti non avrà infatti la forza di lottare con la produzione per difendere il suo lunghissimo film e alla fine dovrà sopportare che a uscire sia una edizione “breve” di circa 3 ore, che però mortificava l’opera e paradossalmente rendeva più noioso e difficile da seguire il film che andò in sala. Il film sarà ripristinato nella forma voluta da Visconti solo molti anni più tardi.

La nuova condizione fisica di Visconti è probabilmente decisiva nel fargli rinunciare definitivamente alla messa in scena di un film tratto da La montagna incantata di Thomas Mann e invece a dedicarsi a un progetto più intimo, quello di Gruppo di famiglia in un interno. A prima vista non c’è nulla di più diverso dalla fierezza del protagonista de Il gattopardo, nella storia di un vecchio professore chiuso nella sua casa piena di quadri antichi ormai incapace di relazionarsi con un mondo che non gli piace. Eppure non è affatto casuale che a interpretare questo ruolo Visconti abbia di nuovo voluto l’attore che aveva reso enorme il personaggio del Principe di Salinas, Burt Lancaster.

Burt Lancaster

Anche senza lo sfarzo orgogliosamente ostentato dai gattopardi, anche con molti tratti assolutamente diversi, tuttavia anche questa è la storia di un uomo che non si riconosce più nel proprio tempo, che sente tutto il peso della sua età, che ha scelto il mondo dell’arte come alternativo a quello della vita, come una fuga. La cappa di vetro sotto cui ormai ha deciso di vivere viene però infranta dall’irrompere nella sua quotidianità di un nuovo gruppo di vicini. Una ricca quanto volgare signora della nuova borghesia romana (Silvana Mangano) piazza nell’appartamento superiore a quello del professore il proprio giovanissimo amante Konrad (Helmut Berger) e la figlia Lietta col suo fidanzato.

Ci sono due poesie, poste originariamente a confronto nella sceneggiatura di Gruppo di famiglia in un interno: una è il tanto famoso quanto misterioso Sonetto 94 di Shakespeare (che verrà poi tagliato nella versione finale del film) e l’altra (che invece compare nel film recitata dal personaggio di Lietta al professore) è la poesia di Wystan Hugh Auden The Moment. Le due poesie sembrano riassumere la dialettica tra l’aristocratica difficoltà ad aderire alla realtà e ad uscire dal cerchio del proprio io, che è stata sempre di ostacolo e insieme di stimolo all’attività di Visconti. Ma a ben vedere entrambe sembrano suggerire le riflessioni contraddittorie che la relazione con Helmut Berger suscitava in Visconti. Da un lato sappiamo infatti che i sonetti di Shakespeare sono ispirati dall’amore per un giovane, probabilmente di origine aristocratica, del quale il Sonetto 94 descrive ambiguamente il potere, il fascino, la freddezza; dall’altro l’esortazione alla vita dei versi di Auden, che il poeta scrisse proprio alla vigilia della propria morte, era così importante per Visconti, da tenerla affissa come monito su una parete della propria camera negli ultimi anni della sua vita.

Sonnet 94 (W.Shakespeare)  

They that have power to hurt, and will do none,
That do not do the thing they most do show,
Who, moving others, are themselves as stone,
Unmoved, cold, and to temptation slow;
They rightly do inherit heaven’s graces,
And husband nature’s riches from expense;
They are the lords and owners of their faces,
Others, but stewards of their excellence.
The summer’s flower is to the summer sweet,
Though to itself, it only live and die,
But if that flower with base infection meet,
The basest weed outbraves his dignity:
For sweetest things turn sourest by their deeds;
Lilies that fester, smell far worse than weeds.
Sonetto 94

Quei che han poter di far male e non lo fanno,
e che non fanno ciò di cui più fan mostra,
e muovon gli altri ed essi son di pietra,
freddi, immobili, e lenti a tentazione:
son giusti eredi delle grazie celesti,
e guardano da sprechi i beni di natura,
sono Signori e padroni dei loro volti,
e gli altri, al servizio della loro eccellenza:
il fior d’estate per l’estate è profumo,
anche se, in sé, soltanto vive e muore,
ma se quel fiore incontra basso contagio,
l’erbaccia più bassa irraggia assai più onore:
perché le cose più dolci si guastano in azione,
gigli marci han più fetor che le erbacce
The moment (Wystan Hugh Auden)

If you see a fair form, chase it
And if possible embrace it,
Be it a girl or boy.
Don’t be bashful: be brash, be fresh.

Life is short, so enjoy
Whatever contact your flesh
May at the moment crave:
There’s no sex life in the grave.  
The Moment

Se un’attraente forma vedrai,
dalle la caccia.
E abbracciala, se puoi.
Sia una ragazza o un ragazzo.
Senza vergogna, sfrontato, immediato.
La vita è breve, così godi
d’ogni contatto che la tua carne
al momento muova.
Non c`è vita sessuale nella tomba
 

In effetti Konrad (Helmut Berger) sembra proprio una messa in scena del Berger che tutti ci immaginiamo anche un po’ convenzionalmente, con le sue pellicce vistose, la sua inafferrabilità e il suo stile di vita da mantenuto, pieno di rischi e passioni, ma anche con una sensibilità spiccata verso l’arte, che gli consente di stabilire facilmente un legame con il professore.

Berger riferirà poi di essere insoddisfatto della sua interpretazione, gli mancò la forza e la pignoleria con cui Visconti lo aveva spronato per dare il massimo con indicazioni chiare in altre occasioni, mentre qui spesso Visconti era stanco e si risolveva a scrivergli dei bigliettini con delle indicazioni troppo generiche per essergli utili. Tuttavia vista oggi la sua interpretazione è assolutamente all’altezza. Le scene con Lancaster sono di una dolcezza straziante e l’amore omosessuale è teatralizzato e sublimato, mai esplicito e sa commuovere.

Burt Lancaster d’altra parte, maltrattato da Visconti per settimane all’inizio della lavorazione de Il gattopardo (riteneva che un “cowboy americano” non sarebbe stato capace di entrare nei panni di un principe siciliano), diventerà un suo pupillo quando riuscì a trovare la chiave giusta per rendere il suo personaggio: Lancaster si rese conto che aveva proprio davanti a sé il modello cui ispirarsi e che si trattava di Visconti stesso! In Gruppo di famiglia in un interno, addirittura, anche se Visconti lo negherà, Lancaster ha raccontato che l’invito a guardare a lui come fonte di ispirazione sia stato esplicito da parte del regista: “sono io!”, gli avrebbe detto nel presentargli il personaggio del professore.

L’ambiguità dei riferimenti autobiografici in Gruppo di famiglia in un interno è non tanto nella letteralità della vicenda, quanto soprattutto in una (auto)critica che è quella di chi si è illuso di avere valori saldi e forti, che nulla hanno a che fare coi tempi nuovi, ma che invece ne subisce in qualche modo la seduziobe, fino a illudersi di aver trovato una nuova famiglia, per poi restare ancora più deluso e solo. Il protagonista resterà sospeso tra un presente cui è impossibile sfuggire e un passato in cui non ci si può più rifugiare.

Il Konrad che Berger interpreta e che Visconti gli disegna addosso su misura, in ogni caso, sembra unire l’irruenza giovanile e ribelle alla capacità di stabilire un legame intenso con l’anziano professore appassionato di opere d’arte e i tratti di questa relazione si avvicinano forse più che mai, nell’opera di Visconti, a una messa in scena del legame che i due compagni avevano nella realtà.

* Il film è disponibile su YouTube

Un pensiero riguardo “Gruppo di famiglia in un interno, di Luchino Visconti (1974)

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  1. che bella coincidenza imbattermi in questo post proprio quando mi son decisa a vedere il film! grazie per l’ampio e complessivo affresco sul film e su come Visconti/Lancaster/Berger hanno collaborato per realizzarlo.
    penso che lo vedrò proprio dal link YouTube segnalato, ché con Raiplay l’altra sera ho avuto problemi

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