Salto nell’incubo: Nightmare 3 – i guerrieri del sogno

di Francesco Lagonigro

“Sogni, quei piccoli squarci di morte… Come li odio”.

(Edgar Allan Poe)

Con questa frase si apre il terzo capitolo del demone degli incubi.

Nightmare 3 – i guerrieri del sogno di Chuck Russell viene distribuito nei cinema nel 1987. Durante la sequenza dei titoli di testa vediamo la protagonista Kristen Parker, interpretata da una giovanissima Patricia Arquette, intenta a costruire una casa di cartapesta… Una riproduzione della stessa casa in cui Freddy Krueger (Robert Englund) viveva. Con colla vinilica, bastoncini di legno e fogli di giornale… Kristen è un’adolescente, ma ancora legata al mondo dell’infanzia, come se volesse in qualche modo mantenere un legame con un mondo di sogno che solo i bambini possono frequentare. Infatti sarà lei la dream master, la ragazza in grado di manipolare i sogni e che si rivelerà la vera antagonista di Krueger. Le scene della sigla si susseguono accompagnate dalla rockeggiante “In to the fire”, brano della rock band Dokken, che prese parte alla realizzazione della colonna sonora, contribuendo anche con un simpatico videoclip per la canzone “Dream Warrior”, che in realtà sarebbe il titolo originale del film. La costruzione del modellino prosegue per tutta la durata dei titoli e il pubblico sa bene, se ha visto i film precedenti della saga, che quella casa è la copia di quella abitata anche da Jesse Walsh (Mark Patton, protagonista del secondo capitolo), e da Nancy Thompson (Heather Langenkamp) che torna in questo film ormai adulta, nelle vesti di una psicoterapeuta esperta nello studio dei sogni. E’ la casa di Freddy Krueger.

Ed è quindi chiaro chi è il persecutore negli incubi di Kristen. Dopo uno dei suoi incubi la madre (Brooke Blundy) la trova nel bagno mentre si taglia i polsi con una lametta. Preoccupata per la situazione della figlia decide di ricoverarla in una clinica psichiatrica, la stessa dove Nancy lavora. Qui Kristen incontra altri giovani pazienti affetti dai suoi stessi problemi. Diventeranno amici, ed insieme uniranno le forze per proteggersi a vicenda. Ma purtroppo servirà a poco. Questa volta Freddy non solo riesce ad uccidere le sue vittime attraverso le loro paure, ma si diverte anche a giocare con le loro passioni e i loro sogni, diventando una sorta di maniaco burlone dotato di humor nero.

Philip (Bradley Gregg), uno dei pazienti ricoverati nella clinica, è un giovane appassionato di marionette, e passa il tempo a costruirne di diverse. Diventerà lui stesso una marionetta quando Freddy lo colpirà estraendogli dalle braccia e dalle gambe vene e tendini, tirandogliele fuori come fossero delle corde di muscoli, e con quelle lo muoverà come una marionetta. Freddy diventa il burattinaio omicida. Stesso discorso per Jennifer (Penelope Sudrow), che una volta fuori dalla clinica sogna di diventare un’attrice. Quale desiderio più semplice da realizzare per Freddy? Jennifer entrerà nella televisione nel vero senso della parola. E’ poi la volta di Taryn (Jennifer Rubin), con un passato da tossicodipendente. Krueger punta a questa debolezza, facendola riaffiorare letteralmente in superficie, donando alla ragazza una dose mortale. Will (Ira Heiden), paralizzato, dopo un tentato suicidio, su una sedia a rotelle: nei suoi sogni riesce a camminare e a stare in piedi, ed è anche un potente mago. Ma non tanto potente per Freddy.

Freddy quindi non controlla solo i loro incubi ma riesce anche a sfruttare i loro desideri per poterli indebolire ancora di più, facendoli soffrire doppiamente, prima psicologicamente, portando alla luce le loro debolezze che credevano ormai sconfitte (ma in realtà solo assopite o dimenticate) e poi fisicamente, straziando le loro carni. Bellissime sono le scene d’azione, in quanto riescono a fondere tensione e suspance, come nel primo incubo, in cui vediamo Kristen seguire una bambina su un triciclo, mentre un gruppo di bambini che giocano e saltano a corda, intonano la classica nenia dedicata all’uomo nero, ormai ricorrente in tutte le pellicole. La stessa cadenza e ritmo, ma le parole, nella traduzione italiana, risultano ancora una volta variate nel testo. Kristen e la bambina sconosciuta entrano nella casa, ritrovandosi nella classica caldaia abbandonata, dove in origine fu bruciato Freddy Krueger, e che ormai è presente in ogni film della serie.

Il fuoco è ormai onnipresente nelle vicende di Freddy, rivelandosi sempre elemento fondamentale, e preciso movente della fatidica sorte del mostro. A quel punto Kristen cerca di fuggire dal mostro, ma rimane impantanata in una specie di melma, rallentandone così la fuga e aumentandone la consapevolezza del pericolo in avvicinamento. Una scena che rimanda lo spettatore ad una simile del primo film, come a voler suggellare un rapporto di reale continuità con il primo capitolo, come se ci fosse l’intenzione di cancellare dalla linea temporale il secondo capitolo della serie. In un incubo successivo sempre Kristen si trova nella stessa casa, minacciata da un gigantesco serpente con il volto di Freddy, il tutto accompagnato da effetti sonori e una spettacolarità visiva che fa la gioia di ogni fan della saga. Quindi Freddy prende sistematicamente di mira Kristen, come se sapesse che è lei la predestinata a prendere il posto di Nancy.

In questo terzo capitolo veniamo anche a conoscenza di alcuni eventi del passato di Krueger. La storia del mostro è narrata dallo spettro della madre, Amanda Krueger (Nan Martin), nelle vesti di suor Mery Helena che confida al dottor Neil Gordon (Craig Wasson) l’unico modo per poter eliminare definitivamente Freddy.

Oltre al ritorno di Nancy c’è anche quello del padre, il tenente Donald Thompson (John Saxson) che si rifiuta di aiutare nuovamente sua figlia e i suoi amici, dichiarando di non voler più sapere nulla di Krueger.

Persiste quindi il tema dell’incomunicabilità tra genitori e figli. Il padre di Nancy si rifiuta ancora di credere alla figlia e quindi di prendersi le proprie responsabilità e ammettere il suo coinvolgimento nella morte di Krueger, quindi di fatto dell’aver contribuito indirettamente al massacro di ragazzi innocenti. Ma sarà proprio Neil a costringerlo ad aiutare la figlia e a farsi dire tutto ciò che sa. Dopo il passo falso del precedente Jack Sholder, Wes Craven, qui come produttore e sceneggiatore, riesce a riportare in vetta la sua creatura, e con questa pellicola ci riesce egregiamente, tanto da essere considerato dai fans uno dei migliori capitoli della saga.

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