Antigone: la voce del cuore

di Corinne Vosa

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“Ho infranto la legge, ma lo rifarei. Il mio cuore mi dice di aiutare mio fratello.”

Primo piano, sfondo bianco. Una ragazza ripresa nella sua condizione di fragilità e solitudine esistenziale. Una messa a nudo del suo tormento interiore e del vuoto che la circonda. Cosi si apre Antigone, trasposizione moderna della celebre tragedia classica di Sofocle. Un film di un’intensità devastante, che si sviluppa tra silenzi, dialoghi concisi e una colonna sonora coinvolgente.

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Questo meraviglioso adattamento, diretto dalla regista canadese Sophie Deraspe, riesce a essere fedele all’originale nell’essenza e nelle emozioni che risveglia pur riportando lo sviluppo drammatico nei tempi moderni e pertanto mutando significativamente dei passaggi narrativi. Uno stile asciutto ma dalla potenza evocativa stupefacente, costellato da suggestive simbologie che ricostruiscono la dimensione di sacralità ed epicità della mitologia classica. Anche la sceneggiatura compie un’operazione esemplare nella contaminazione tra un linguaggio poetico letterario e quello quotidiano moderno.

La storia dell’Antigone è ben nota e ruota intorno al conflitto interiore di una giovane donna che deve scegliere se seguire la legge del suo cuore o quella dell’essere umano. Un mito archetipico sull’ambiguità della morale quando l’etica del sentimento contrasta con quella del conformismo e dalla legge dei tribunali. Sostanzialmente la morale dell’individuo contro quella della società. Qual è il futuro per chi si ritrova in questo limbo esistenziale?

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Il legame di sangue tra familiari è il centro drammaturgico dell’intera vicenda. Nell’antichità era ritenuto impossibile svincolarsi dal fato della propria dinastia e rivedere lo stesso dramma riproposto in chiave moderna ci riporta a questo inquietante quesito: è lecito, sempre che sia possibile, dimenticare le proprie radici e andare oltre alla ricerca di una felicità dall’esito incerto? In realtà il desiderio di Ismene di ricominciare a vivere è sia naturale che innocente, e si pone in contrapposizione con l’autolesionismo dell’amore e della fedeltà al passato. Antigone è l’eroina certo, ma questo non significa che esistano risposte facili ai quesiti morali che ci pone questa opera. Di certo però non si può non ammirare il coraggio di chi lotta contro le ingiustizie sociali e schierarsi senza indugio dalla parte di questa ragazza che risplende di un’abbagliante purezza ed è guidata dalle emozioni del suo cuore.

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Interessante l’operazione svolta sull’individuazione dell’antagonista: la regista ha mantenuto nella narrazione il personaggio di Creonte (Christian nel film) ma non incarna più l’autorità nel suo complesso, bensì solo una sfumatura di questa, in quanto nella sceneggiatura si è scelto di scomporre ciò che Creonte rappresentava nel potere delle varie istituzioni con cui questa Antigone moderna dovrà confrontarsi.

Ad assolvere alla funzione dei cori della tragedia classica è la realtà dei social media, dove il pensiero del popolo si manifesta apertamente e si affermano nuove mode e movimenti di pensiero. Con un montaggio dinamico e molto efficace, in alcune sequenze l’entità dei social media prende quasi vita, rivelando il suo potenziale sovversivo quando l’idolo di una generazione diviene qualcuno scomodo al sistema, se non perfino un criminale. Un linguaggio moderno in cui esaltare e diffondere le nuove iconografie, essenziali per un processo di mitizzazione. Il rosso, associato ad Antigone, simboleggia l’intensità e l’ardore dell’amore e della passione, quelle forze che spingono questa giovane donna a rischiare ogni cosa.

Per trovare la forza di affrontare il viaggio tumultuoso che i suoi ideali le prospettano , Antigone mette da parte la propria femminilità e affonda nella mascolinità che l’accomuna ai suoi fratelli. A quel punto è come se non avesse neanche più un’identità sessuale, è solo un essere umano che segue la morale del proprio cuore; ma, come a un certo punto si vedrà, non è una totale rinuncia al suo Io femminile, né al piacere dei sensi.

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Nel rigore visivo del film sono inserite delle scene evocative e surreali, che pur contraddistinte da un’estetica di verosimiglianza esprimono in modo palese la propria appartenenza alla dimensione dell’onirico e del simbolico. Sublime in tal senso l’incontro con Tiresia, un momento di angosciante intensità in cui emergono le preoccupazioni della protagonista.

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, l’Antigone di Sophie Deraspe è un adattamento più che riuscito ed emotivamente destabilizzante nella sua intensità. Una perla di cinema da non perdere.

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