di Marzia Procopio
Regista (anche di video musicali: Neil Young, Tom Waits, Talking Heads fra gli altri), attore, musicista, dotato di un genuino understatement – «È un privilegio poter parlare di ciò che amiamo ma che certo non cambierà il mondo» – James Robert Jarmusch, classe 1953, è il più europeo dei registi statunitensi. Appassionatosi fin da bambino alla letteratura e alla scrittura poetica, prende una laurea in Letteratura inglese e americana alla Columbia University per poi iscriversi alla Graduate Film School sempre a New York. Nei primi anni ‘70, in un soggiorno a Parigi per una ricerca su André Breton e il surrealismo, conosce il cinema europeo – suo ispiratore Robert Bresson – e quello giapponese, che ne influenzeranno la ricerca lungo tutto l’arco della sua carriera.
Autore eclettico, capace di mescolare generi e registri, nel suo originale cammino cinematografico Jim Jarmusch filma storie di individui anonimi e stravaganti: emarginati urbani, cavalieri erranti, samurai e vampiri.

Dopo il suo primo film, Permanent Vacation (1980), di fatto la sua tesi di laurea, nel 1984 Jarmusch si fa notare con Stranger than Paradise – Più strano del paradiso, una pellicola a basso costo e in bianco e nero che vince numerosi premi. Film minimale che racconta il viaggio di due cugini a Cleveland, girato a partire da quaranta minuti di pellicola avanzata dal film Lo stato delle cose di Wim Wenders, con cui il giovane Jarmusch aveva lavorato, in esso è già possibile riconoscere l’understatement di Jarmusch e lo straniamento dei suoi protagonisti, che guardano con distacco ad un’America immobile e stralunata.

Nel 1986 arriva Daunbailò, con John Lurie, Tom Waits e un Roberto Benigni nei panni di un detenuto di una prigione della Louisiana che non sa parlare inglese. In Mystery Train – Martedì notte a Memphis (1989) recita Joe Strummer dei Clash (Jarmusch ama usare i musicisti come attori), mentre Taxisti di notte (1991), raccontando cinque storie in cinque città diverse tutte ambientate all’interno di taxi, restituisce il senso di uno straniamento caratteristico dell’universo poetico e degli out-cast di Jarmusch.

Due i capolavori riconosciuti: Dead Man (1995), un western in bianco e nero ambientato alla fine dell’Ottocento che ha al suo centro il contabile William Blake, interpretato da un magnifico Johnny Depp in fuga attraverso il selvaggio West con il nativo americano chiamato Nessuno, e Ghost Dog – Il codice del samurai (1999), con cui costituisce una sorta di dittico; ispirato al film Frank Costello faccia d’angelo di Jean-Pierre Melville del 1967, Ghost dog è una mescolanza di generi che racconta la storia di un assassino professionista senza nome – ancora una volta un emarginato – interpretato da Forest Whitaker.


Alla collezione di corti Coffee and Cigarettes (2003), nella quale troviamo anche il duo garage rock/punk White Stripes, segue Broken Flowers (2005), Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes. Ricevuta una lettera dalla quale scopre di essere padre, Don Johnston, un Bill Murray in stato di grazia, decide di rintracciare le sue vecchie amanti e attraverso di loro ripercorre, in un viaggio malinconico di ricerca esistenziale, le tappe della propria vita.
A chiudere questa carrellata, Paterson (2016), penultima fatica del regista, che racconta una settimana come tante di un autista di autobus che non possiede un cellulare e compone versi: un’ode alla poesia, l’arte alla quale, secondo il regista, spetta più che a ogni altra il compito di innovare il linguaggio. “Water falls/from the bright air”, recita una ragazzina al protagonista in una scena: unici versi del film scritti dallo stesso Jarmusch, essi sembrano compendiare e suggellare, con l’immagine sinestetica dell’acqua che scende dall’aria luminosa, la coerente ricerca di un autore poliedrico, poeta anche lui, visionario e “fuorilegge”.

Bell’articolo! Adoro Jim Jarmusch, piano piano sto scrivendo recensioni di tutti i suoi film sul mio blog (me ne mancano pochissime per completare la filmografia: Broken Flowers, Only Lovers Left Alive, Paterson e The Limits of Control)! :–)
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Ciao,Sam.
Noi da domani pubblicheremo una/due recensione al giorno dei film di Jarmusch per una settimana. Cercheremo di coprire quanto più possibile. tutto sarà impossibile. Ti leggerò.
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Grandi! Vi linkerò sotto le mie recensioni, non avevo trovato molta roba in giro su Jarmusch e mi fa piacere che qualcun’altro scriva dei suoi film!
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