di Laura Pozzi

Protagonista indiscusso insieme a Pedro Almodóvar della nascente e liberatoria movida post franchista, Antonio Banderas si conferma uno degli attori spagnoli più popolari degli ultimi trent’anni. Fascino latino, sguardo tenebroso, complice ideale nel soddisfare e interpretare ruoli scomodi e calienti, esordisce al cinema nel 1982, grazie al suo pigmalione che lo arruola in Labirinto di passioni. Il fortunato e intrigante sodalizio continua con Matador (1986), La legge del desiderio (1987) Donne sull’orlo diuna crisi di nervi (1988) che regala fama mondiale ad entrambi e Légami! (1990) dove per la prima volta è protagonista in coppia con l’instabile, ma incantevole Victoria Abril.

L’interpretazione di Ricky pericoloso e febbrile psicopatico uscito da una casa di cura che per amore sequestra e imprigiona Marina pornostar dedita a droghe, dimostrandole la sua devozione legandola al letto non lascia indifferente, tanto da convincere il bell’Antonio a tentare l’avventura americana, che sulle prime con The Mambo Kings – I re del mambo (1992) risulta poco avvincente per poi subire una vertiginosa accelerata con Philadelphia (1993), film tra i più dolenti e significativi sul tema dell’AIDS dove interpreta con estrema disinvoltura Miguel l’amante di Tom Hanks. La scalata a stelle e strisce continua con titoli di punta quali La casa degli spiriti (1993) di Bille August, Intervista col vampiro (1994) di Neil Jordan, D’amore e ombra (1994) suo primo ruolo da protagonista in lingua inglese di Betty Kaplan, Desperado (1995) di Robert Rodriguez, Four rooms (1995), film ad episodi fortemente voluto da Quentin Tarantino, Two much – Uno di troppo (1996) dove incontra e si innamora della seconda moglie Melanie Griffith, Evita (1996) di Alan Parker che lo onora con una nomination ai golden globe, La maschera di Zorro (1998) di Martin Campbell, Femmefatale (2002) di Brian De Palma, la saga Spy kids e Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (2010) di Woody Allen.

Dopo aver sperimentato la regia con Pazzi in Alabama (1999) e il doppiaggio con Shrek (2004) nel 2011 complice una carriera altalenante decide di tornare a casa e dopo 22 anni ritrova le geniali provocazioni dell’indomito Pedro con cui gira La pelle che abito (2012), pellicola fra le più cupe, atipiche e sottovalutate. Bisseranno nuovamente nel 2013 con un cameo ne Gli amanti passeggeri (2013) per poi arrivare a Dolor y gloria (2019) film della meritata consacrazione. Vincitore come miglior attore a Cannes, riceve la sua prima nomination come miglior attore ai premi Oscar, ma nulla può contro l’imprendibile Joker di Joaquin Phoenix. Dolor y gloria è un film quasi catartico e per certi versi terapeudico, visti i problemi di salute avuti nel 2017 che hanno compromesso e ridotto la sua presenza sul grande schermo. Attivo anche in televisione dove si ricorda Il giovane Mussolini (1993) miniserie di produzione nostrana e alcuni discussi spot in compagnia di festose galline, il guapo andaluso arriva ai 60 con una filmografia entrata (soprattutto nella prima fase) nell’immaginario collettivo. In quasi quarant’anni di carriera si è cimentato nei ruoli più disparati dimostrando come alle volte oltre un fisico prestante c’è di più. Basta vederlo nel ridondante La vita in un attimo (2018) di Dan Folgeman: una performance di toccante e vibrante intensità che per un momento fa volare alto una pellicola facilmente dimenticabile.

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