The Specials – Fuori dal comune (2019), di Éric Toledano e Olivier Nakache

di Andrea Lilli –

Cinema-verità, buddy film, action movie? Dramma o commedia? Denuncia o ‘buonismo’? Difficile classificare. Basato su persone, luoghi ed esperienze reali, The Specials correndo veloce fra le strade di Parigi si libera delle etichette e ci libera dai pregiudizi. Mette in scena un pezzo di realtà quotidiana di ordinaria emergenza sociale: normale perché consueta; speciale, in quanto vissuta da persone straordinarie. Chi sono questi tipi “speciali”?

The Specials sono Bruno (Vincent Cassel) e Malik (Reda Kateb), responsabili di due centri no profit di assistenza a soggetti autistici. Impersonano Stéphane Benamou e Daoud Tatou, ovvero il fondatore dell’associazione parigina Le Silence des Justes, specializzata nella cura di bambini e adolescenti autistici per l’integrazione nella società, e il direttore del centro Le Relais IDF. Uno ebreo, l’altro musulmano. I due registi li incontrarono la prima volta più di vent’anni fa in un campo estivo, restando colpiti dal modo di rapportarsi fra loro e con gli utenti. Un modo decisamente ‘fuori dal comune’. Già vent’anni fa decisero di farne un film.

The Specials sono i ragazzi autistici gravi, disabili nella comunicazione, individui scomodi per la cosiddetta normalità. I loro problemi, le loro esigenze non sono affrontabili dai soli familiari e vengono regolarmente ignorate dalle strutture pubbliche, con la reclusione e gli psicofarmaci al massimo riescono a neutralizzarli. Una malattia paradossale: più sei grave, più ti chiudono in casa, l’amara verità che emerge nel film. Adolescenti come Joseph, che ha due passioni irresistibili: la lavatrice e la maniglia dell’allarme nella metro. O come Valentin: catatonico, non parla, poi esplode, ha attacchi distruttivi, ferisce chi gli sta di fronte, si autolesiona. Soggetti intrattabili, secondo i normali. Integrabili, secondo Bruno e Malik. Sempre che le strutture istituzionali non li abbiano già troppo danneggiati.

The Specials sono i giovani assistenti, formati e arruolati da Malik, recuperati a loro volta dai normali meccanismi dell’emarginazione imposta a quei disoccupati che non possono o non riescono ad andare avanti con gli studi, che abitano in periferie ghettizzanti, che magari sono di pelle diversa da quella ‘normale’. La formazione professionale di questi operatori punta più allo spessore umano che a quello teorico, la carriera dipende dall’intelligenza empatica più che dal rispetto dei protocolli. Dylan, per esempio, è un assistente poco avvezzo alla grammatica e alla sintassi, sembra lento, confuso, combina guai. Poi però dimostra di essere l’unico in grado di fare miracoli con Valentin. Toledano e Nakache, a costo di sembrare buonisti, sostengono il primato del buonsenso sul curriculum vitae. Come in Quasi amici (2011): gli amici di Philippe sconsigliano l’assunzione del pregiudicato Driss, ma Philippe scommette su di lui, poiché è l’unico che lo tratta come una persona e non come un malato. Così qui: The Specials sono dunque semplicemente quelli che di fronte a un disabile grave non si girano dall’altra parte, e vedono il resto – un essere umano – oltre l’handicap.

Vincent Cassel e Reda Kateb non avevano una sceneggiatura da imparare a memoria. Hanno seguito a lungo le attività dei due centri di assistenza, entrando nelle situazioni concrete offerte dalla convivenza con l’handicap hanno recitato molte scene ispirandosi ad episodi reali. In The Specials sia i giovani operatori che i disabili non sono attori professionisti, tranne poche eccezioni interpretano sé stessi. Joseph che tenta il tirocinio di una settimana in un laboratorio per la riparazione delle lavatrici, Valentin che scappa tra le macchine in corsa per le strade di Parigi sono fatti accaduti. In più, Reda Kateb ha potuto avvalersi di un’esperienza diretta come supervisore ed educatore nella periferia parigina.

Altre scene, per esempio i desolanti tentativi di fidanzamento combinato di Bruno, alleggeriscono il tema principale grazie all’abituale vena ironica dei registi di Troppo amici, Quasi amici, Samba e C’est la vie. Man mano che Toledano e Nakache procedevano nelle riprese, gli attori professionisti e la troupe familiarizzavano con il resto del cast. Questo è stato il primo obiettivo raggiunto; il secondo è il coinvolgimento del pubblico, che ride e si commuove. E si indigna. Sì, perché – come nella realtà – la vita di queste associazioni è ostacolata pesantemente dalle stesse gerarchie amministrative sanitarie che al contrario dovrebbero ringraziarle e incoraggiarle. Due ispettori indagano sulla regolarità dell’emergenza, si aggirano per le stanze, interrogano gli operatori, esaminano perplessi le carte. Verificano la mancanza dei permessi previsti, che non vengono rispettati i parametri, le qualifiche, i titoli, le norme di sicurezza. Siamo fuori norma, Hors normes appunto. Quel che conta qui è il cuore: la rabbia, la speranza, la fiducia. I burocrati ne dovranno prendere atto.



  • Presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2019
  • Premio del Pubblico al San Sebastián International Film Festival
  • Evento speciale ad Alice nella Città – Festa del Cinema di Roma 2020

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