I 90 anni contro di Francesco “Citto” Maselli

di Laura Pozzi

Un uomo del Novecento, un compagno, un “giovane arrabbiato” del nostro cinema compie oggi 90 anni. Francesco, ma per tutti Citto (battezzato così dallo zio Luigi Pirandello) Maselli ha attraversato con fierezza e determinazione da vero combattente la complessità e le tensioni socio culturali del secolo scorso, tratteggiando con la sua opera l’anima di un paese a volte dalla memoria corta. Figlio di un critico d’arte, cresciuto in compagnia dei più grandi intellettuali dell’epoca, durante l’occupazione nazista organizza gli studenti delle medie nell’Unione Studenti Italiana e nel 1944 si iscrive al PCI “spendendo” la sua fanciullezza nelle sezioni del partito. “Precoce in modo insopportabile” nel 1948 entra al Centro Sperimentale di Cinematografia per diplomarsi l’anno seguente a diciannove anni non ancora compiuti. Tra i membri della commissione d’esame spicca un giovane critico e documentarista famoso per la sua collaborazione con Marcel Carnè: Michelangelo Antonioni. Per il giovane Citto l’incontro si rivelerà decisivo e grazie ad una reciproca simpatia, diverrà uno dei più fedeli collaboratori del regista ferrarese che gli affiderà il ruolo di assistente nel documentario L’allegra menzogna, quello di aiuto regista in Cronaca di un amore e quello di sceneggiatore ne La signora senza camelie. Tra il ’49 e il ’51 gira i suoi primi documentari “Ombrellai” e “Bambini”, titoli che gli consentono riconoscimenti in vari festival internazionali. Dopo aver collaborato con Luchino Visconti in Siamo donne e aver girato il suo primo episodio Storia di Caterina all’interno del film collettivo L’amore in città, nel 1955 esordisce nel lungometraggio con Gli sbandati, ambientato durante l’occupazione nazista e incentrato sui dubbi amletici di alcuni giovani borghesi annoiati, incerti se rinunciare ai privilegi di una vita comoda, ma vuota o darle un senso unendosi alla Resistenza. Seguono La donna del giorno, feroce critica contro il mondo delle apparenze e I delfini nato da un soggetto mai realizzato di Antonio Pietrangeli e divenuto uno dei suoi film più famosi, merito di una sontuosa sceneggiatura, della supervisione di Lucio Battistrada, uomo di cinema, ma anche dirigente della camera del lavoro di Ascoli e fine conoscitore della vita di provincia degli infelici rampolli protagonisti e di un cast che vanta fra gli altri Claudia Cardinale, Tomas Milian, Antonella Lualdi. Pervaso da un senso di profonda autocritica che lo porterà a detestare quasi sistematicamente ogni suo film, Maselli annovera tra i più riusciti e amati Gli indifferenti (gli altri sono Lettera aperta a un giornale della sera, in parte Il sospetto e Storia d’amore) una delle trasposizioni più felici e mature dell’opera di Moravia. E in effetti il film rappresenta una delle sue vette più alte, giudizio confermato dallo stesso scrittore che non battè ciglio dinanzi agli stravolgimenti apportati al romanzo in fase di sceneggiatura. Con Lettera aperta a un giornale della sera (1970) e Il sospetto (1975), Maselli inaugura un filone più apertamente politico e impegnato. Nel primo girato all’inizio dei roventi anni ’70, realizza un profetico seppur satirico apologo sullo smarrimento sempre più devastante degli intellettuali di sinistra, privi di proposte e convinzioni. Il regista è particolarmente interessato a raccontare come le divisioni interne al partito avrebbero potuto portare alla sconfitta. Con Il sospetto, protagonista Gian Maria Volontè nei panni di un operaio comunista nell’Italia fascista, Maselli realizza uno dei suoi film più complessi e affascinanti. La storia narrata con toni da thriller fotografa un momento cruciale attraversato dal PCI. Negli anni ottanta dopo alcune incursioni nella lirica e nelle fiction televisive, decide di cambiare registro, focalizzando l’attenzione sul misterioso universo femminile. Un suggestiva esplorazione che lo porterà a sperimentare e confrontarsi con un mondo ricco di sfaccettature e inedite rivelazioni. Con Storia d’amore, presentato a Venezia nel 1986 lancia definitivamente una giovanissima Valeria Golino che conquista la Coppa Volpi come miglior attrice protagonista, mentre in Codice privato (1988) una sorprendente e solitaria Ornella Muti, unica interprete della storia, vaga nel suo appartamento in compagnia di un computer. Seguono L’alba e Il segreto con protagonista Nastassja Kinski. Tornato alla politica, nel 1996 gira Cronache del terzo millennio e nel 2009 con Le ombre rosse (fra gli interpreti il compiano Ennio Fantastichini) definito “la grande provocazione”, la metafora contro una sinistra ormai in declino diventa feroce, spietata, ironica. Nel 2001 crea la “Fondazione cinema nel Presente” dove vengono prodotti alcuni fra i documentari più importanti e preziosi degli ultimi anni: Un altro mondo è possibile, basato sui fatti del G8 di Genova e Lettera dalla Palestina (2002). In occasione dei suoi 90 anni l’ANAC, offre la possibilità di vedere gratuitamente sulla piattaforma Anackino, alcuni dei suoi titoli più rappresentativi. Un omaggio necessario e doveroso per un uomo rimasto sempre a fedele a sé stesso, come quel “compagno valoroso”, protagonista memorabile della celebre battuta di Gassman ne La terrazza di Ettore Scola.

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