di Adriano Sgarrino

New York, 1975: il criminale Carlito Brigante esce di prigione grazie a un cavillo sfruttato dal suo avvocato e amico David Kleinfeld. Vorrebbe rifarsi una vita con la sua amata Gail, che intanto lo ha atteso, ma il suo fare da spaccone, che ogni tanto riaffiora, e le pericolose manovre di Kleinfeld, che si è inimicato un boss siciliano ed è diventato egli stesso un malvivente, gli tireranno un brutto scherzo.

A partire da due romanzi-verità del giudice Edwin Torres, Carlito’s Way e After Hours, un film che ha la forza di dimostrare che con una sapiente regia, una solida sceneggiatura (di David Koepp) e ottimi interpreti (Al Pacino nei panni di Carlito, Sean Penn come Kleinfeld e Penelope Ann Miller che impersona Gail, sono straordinari), si può ancora fare del grande cinema senza ricorrere a baracconate di alcun genere, effettacci speciali a coprire buchi di sceneggiatura o ridondanze inutili.
Quello che De Palma raffigura non ha forse nulla di nuovo – l’elegia dei perdenti, la celebrazione della sconfitta inevitabile, la nostalgia dei tempi che furono – ma la messinscena è così fortemente classica (in epoca di videoclip De Palma “si oppone” con lunghi piani-sequenza) da essere poeticamente e meritoriamente fuori dal tempo.
E, coadiuvato dalla sceneggiatura di ferro di David Koepp, riesce a entrare nell’animo dello spettatore che finisce per identificarsi in un criminale, vero, ma al cui desiderio di riscatto è pronto a credere e sperare sino in fondo, nonostante che Carlito sia destinato a perire lo si sappia sin dalla primissima sequenza, dipanandosi poi il film in un lungo flashback di lui sul punto di morte. Questo quasi “tifare”, usando un termine da stadio, per Carlito, questo parteggiare strenuamente per lui, benché se ne conoscano sin dapprincipio le sorti, è un autentico miracolo di regia e di sceneggiatura che rende Carlito’s Way uno dei risultati più alti nella carriera di un regista, De Palma, non sempre continua negli esiti. Creare una calibratissima e dolente commistione tra gangster movie e noir d’altri tempi è stato un tentativo coraggioso e riuscito di non abdicare alla propria indole artistica, pur De Palma venendo da una serie di mezzi flop.

“Carlito’s Way” non fu accolto in maniera uniformemente positiva alla sua uscita, va detto. Infatti non fu apprezzato il suo essere ancorato a vecchi temi. Ma col tempo ha assunto la fama di cult movie e i critici della nota rivista Cahiers du cinéma lo nominarono miglior film degli anni ‘90 assieme a I ponti di Madison County di Clint Eastwood e Goodbye South, Goodbye di Hou Hsiao-hsien. Indovinate un po’ chi aveva ragione?

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