Volami via, di Christophe Barratier (2021)

di Andrea Lilli –

Esce nelle sale, in questi giorni torridi, un film che andrebbe visto con attenzione e non solo per godersi l’aria condizionata di un cinema o il fresco di una serata all’arena. Un film che commuove e diverte, sì, ma potrebbe perfino invitare a pensare. Passerà perlopiù inosservato, invece, per almeno due motivi: perché si occupa di un tema scomodo (specialmente in agosto), quello dell’assistenza quotidiana ai minori gravemente disabili; e perché se ne occupa con toni tutto sommato ‘buonisti’, pur senza rinunciare ad alcune (poche) frecciate dirette ai benpensanti. Si tratta inoltre di un remake, che ricicla in salsa parigina un film tedesco, Conta su di me (This Crazy Heart, Rothemund 2017), già apprezzato vincitore al Giffoni Film Festival 2018, tratto a sua volta da un romanzo basato su una storia vera.

Victor Belmondo, nipote di Jean-Paul

Thomas (Victor Belmondo) è un nullafacente figlio di papà che a 29 anni si gode una vita tutta feste e auto strafiche, finché tornando da una discoteca non affoga senza pietà la propria nella piscina di casa, dopo avere sfondato il garage. È la goccia che fa traboccare il vaso di papà, il dottor Reinhard (Gérard Lanvin), una vita tutta lavoro e dedizione cardiologica ai suoi pazienti. Tra questi c’è Marcus (Yoann Eloundou), dodicenne lucido e vispo che soffre dalla nascita di una grave patologia invalidante che lo costringe a girare con una bombola d’ossigeno, e che avrebbe necessità di un’assistenza continua personale. Il dottor Reinhard, prima di cedere finalmente all’istinto di riprendersi le chiavi di casa e le carte di credito dando in cambio due calci nel sedere al figlio degenere, pone a costui un ultimatum: o ti metti a lavorare a tempo pieno come accompagnatore di Marcus, oppure arrangiati e vai per la tua strada, ma per favore ben lontano da me.

Gérard Lanvin, le rughe del ruolo

Thomas accetta la sfida e ci prova: Marcus è un caso disperato, il fisico è fragile, ha tutti i mali del mondo però è un ragazzino sveglio, intelligente che sorprende per la lucidità con cui vive la sua condizione, difficile per Thomas sfuggire al senso di colpa verso quel piccolo disgraziato, che oltretutto è nero di pelle, non sguazza tra i soldi, vive solo con la madre in un appartamentino popolare di una banlieue, e per chi tifa? Per il Paris Saint-Germain, il football club più ricco di Francia. La convivenza con un unico genitore è il solo dato condiviso tra Marcus e Thomas, due soggetti per il resto agli antipodi: uno costretto a maturare in fretta l’adolescenza prima di viverla, l’altro che invece ha potuto permettersi di trascinarla ben oltre il tempo massimo.

Yoann Eloundou, un buon esordio

Debitore a Quasi amici (2011) per le dinamiche predisposte da una sceneggiatura ‘a contrasto’ (nero/bianco, povero/ricco, invalido/caregiver, ragazzino/vitellone) fertile di gag, il film si snoda sul rapporto centrale tra assistente parvenu e assistito ‘navigato’, laddove il secondo ha bisogno del primo ma a sua volta dimostra di essere necessario alla salute dell’assistente. Inciampando e disperando, a un certo punto il dilettante Thomas trova la quadra e conquista con dolcezza e determinazione la fiducia di Marcus, che non fa troppi complimenti e snocciola una serie di desideri da realizzare al più presto, o meglio: prima che sia troppo tardi. Thomas cercherà in tutti i modi di accontentarlo, dimostrando fantasia e tenacia disincrosterà una parte trascurata del proprio carattere. Il rapporto che sembrava impossibile ingrana, i due prendono il volo insieme, diciamo così, ognuno a suo modo, e intorno a loro decollano verso rotte più equilibrate le altre relazioni: tra Thomas e il padre, tra Marcus e la madre, tra Marcus e una ragazzina, eccetera.

Vale la pena ricordare qualche parola della canzone Envole-moi (1984) che ha suggerito il titolo del film, e che Marcus canta in karaoke:

Non ho scelto di nascere qui
Tra ignoranza e violenza e noia
Ne uscirò, lo prometto
E se necessario, userò mezzi legali
Fammi volare via, fammi volare via, fammi volare via
Lontano da questa fatalità che si attacca alla mia pelle
Fammi volare via, fammi volare via

In questa intelaiatura Barratier fa, a nostro modesto avviso, due errori: aggiunge al quadro alcune figure laterali (il pio amico della madre di Marcus, il vicino di casa razzista e sospettoso, l’assatanata accompagnatrice della ragazzina) che sarebbero di alleggerimento, efficaci nel ridicolizzare la presunta normalità che circonda la difficoltà, se non fossero troppo caricaturali. E poi non resiste alla tentazione di accompagnare la storia con le solite dolenzìe musicali tendenti al patetico. Peccato, perché gli attori principali fanno bene la loro parte, asciutti, schietti nel tentare di rappresentare un problema che, aldilà della favola bella solidale, resta diffuso e lontano dall’essere risolto, specie in epoca Covid-19: l’assistenza personalizzata ai minori plurihandicap, la loro gestione riabilitativa e terapeutica, il loro diritto ad un’integrazione sociale.

– 18.8.2021


  • In sala dal 19 agosto

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