Fuga di mezzanotte, di Alan Parker (Midnight Express, Gb 1978)

di Laura Pozzi

Midnight express più noto come Fuga di mezzanotte è nel bene o nel male un film di cui non si può fare a meno. Diretto da Alan Parker nel 1978 la controversa e discussa pellicola regala al regista britannico, conosciuto fino ad allora per Piccoli gangster, una notorietà tale da lanciarlo nell’olimpo hollywoodiano con sei candidature agli Oscar e due statuette vinte: la prima per la miglior sceneggiatura non originale firmata da Oliver Stone, la seconda per la migliore e stupefacente prima colonna sonora ideata dal nostro Giorgio Moroder. Tratto dall’omonimo romanzo di William “Billy” Hayez, un americano in vacanza ad Istanbul trovato al momento di rientrare negli States in possesso di 2 chili di hashish, l’opera di Parker, tesa, avvincente e con qualche velatura horror nelle sue estremizzazioni carcerarie a danno dei secondini turchi, andò incontro ad una serie di roventi polemiche tanto da sfiorare più volte l’incidente diplomatico tra Usa e Turchia (dove il film fu prontamente bandito e trasmesso per la prima volta su una rete privata nel 1992). Lo stesso Hayes si scusò e prese nettamente le distanze da uno script che certamente lo riguardava in prima persona, ma mostrava una realtà fortemente romanzata ed eccessivamente brutale nel rievocare una vicenda giudiziaria tormentata e lacunosa, risoltasi con una fuga meno rocambolesca e suggestiva di quella filmata.

Il tutto ha inizio nell’ottobre del 1970, quando Janis Joplin lascia questo mondo e un giovane studente americano di 23 anni, Billy Hayez, (lo splendido e fragile Brad Davis) in vacanza ad Istanbul insieme a Susan (personaggio inventato e interpretato da Irene Miracle) decide di ripartire con addosso due chili di hashish. Catturato e condannato a quattro anni di carcere per possesso di droga, alla vigilia del rilascio, la pena gli viene commutata in ergastolo per contrabbando. Se fino a quel momento Hayez detiene una condotta esemplare in vista della tanto agognata libertà, dopo l’implacabile sentenza capisce che l’unica via di fuga è salire sul midnight express, ovvero il rapido di mezzanotte che il veterano Max (un disincantato e strepitoso John Hurt) traduce nell’imperativo “Scappa”. Dopo vari tentativi di evasione culminati con un tunnel scavato nelle catacombe del carcere insieme a Max e Jimmy (Randy Quaid), ma vigliaccamente scoperto dal viscido Rifki (Paolo Bonacelli davvero mostruoso) per Hayez, rinchiuso nel frattempo in manicomio, il destino sembra volgere al peggio. Fino a quando “l’apparizione” di Susan darà una svolta alla vicenda, compiendo un insperato miracolo.

Dopo la realizzazione di una comedy musical gangsteristica, nella mente di Parker c’è l’irrefrenabile voglia di spingersi oltre, di sprofondare negli abissi, di prendere anticipatamente quell’ascensore per l’inferno che lo catapulta nelle strettoie di un film estremo, feroce, senza compromessi che trova nella mefistofelica penna di Oliver Stone (che sembra comunque aver vissuto un’esperienza simile al suo ritorno dal Vietnam) massima adesione. Il regista di Platoon, coglie al volo l’occasione, ma i rapporti con Parker sono violenti e travagliati. Stone, che vorrebbe al timone Michael Cimino butta giù una sceneggiatura spietata e incandescente, ma estremamente rischiosa. Per chi conosce il film e per chi l’ha visto almeno una volta sa perfettamente cosa resta nella memoria dopo la visione: la tachicardica tensione di un incipit ansiogeno e soffocante, l’efferatezza con cui viene mostrata la raccapricciante realtà nelle carceri turche, l’impressionante e cruenta scena della “lingua”, la catartica fuga finale. Violenza, sadismo, sopraffazione, continua violazione dei diritti umani, a Billy e “i suoi fratelli”, almeno cinematograficamente (nella realtà le cose andarono assai diversamente) non viene risparmiato nulla.

L’unica autocensura e l’unico momento di relax che Stone si concede, trascinando con se personaggi e spettatori, è quella in cui Hayez nella celebre e “idilliaca” scena della doccia rifiuta un rapporto sessuale con  il biondo Erich (Norbert Weisser). Una sequenza inviolabile, rigenerante, capace di sfuggire, grazie anche all’avvolgente incursione di Moroder alle devastanti fiamme di quel girone dantesco. Non sorprende quindi che nella realtà quel rapporto fu invece consumato. Come già scritto in precedenza le invenzioni drammaturgiche di Stone non lasciano indifferenti e la claustrofobica, sporca e sempre più asfittica fotografia di Michael Seresin comprime qualsiasi ipotesi di libertà. La penetrante regia di Parker fa il resto creando un senso di smarrimento e negazione pienamente condiviso con il protagonista. Per questo la tanto discussa scena della lingua, se da una parte può apparire eccessiva e fin troppo sensazionalistica, dall’altra ha un valore liberatorio e un sapore di perversa rivincita. Le punizioni corporali subite da Hayez provocano disagio e danno soprattutto a livello morale, laddove la dignità della persona viene annientata dall’istinto prevaricatore del più forte. Stone tratteggia i personaggi con spregiudicata ferocia trovando nella figura del ripugnante Hamidou (Paul L. Smith) il carceriere che inconsapevolmente traccerà la via di fuga per Billy e in quella del sordido Rifki l’ennesimo tentativo di esorcizzare la traumatica esperienza di quella sporca guerra con cui non è mai riuscito, neppure con le opere successive a venire a patti.

Il film venne girato a Malta nella fortezza di St. Elmo, nessun turco venne impiegato nelle riprese e solo nel 2004 Stone, a differenza di Parker, trovò il coraggio di scusarsi per l’eccessiva demonizzazione a cui erano stati sottoposti. C’è da dire che se il film è diventato negli anni un cult imprescindibile è anche per la presenza di un cast di altissimo livello. E’ necessario, ma anche doloroso ricordare Brad Davis, malato di AIDS e morto nel 1991 che purtroppo, ad eccezione di Querelle de Brest di Fassbinder e un piccolo ruolo in Momenti di gloria non ha avuto tempo e modo di esprimere tutto il suo talento. L’ intensa e dolente interpretazione, la fragilità che via via si tramuta in furia cieca, l’incredibile e spettrale trasformazione fisica lasciano decisamente il segno. Parker lo sceglie senza esitazioni dopo il rifiuto di un pompatissimo Richard Gere e dopo aver scartato nomi come John Travolta, Kurt Russell e Dennis Quaid. Davis, da notare l’impressionante adesione e il successivo declino fisico del suo personaggio uscirà da quel ruolo letteralmente “consumato”. E non possiamo dimenticare i già citati John Hurt, che per meglio entrare nella parte decise di non lavarsi per tutto il tempo delle riprese con inevitabili e drammatiche conseguenze olfattive per i colleghi, lo scatenato e anarchico Randy Quaid e gli italianissimi Paolo Bonacelli, Franco Diogene (il corpulento avvocato Yesil), Gigi Ballista (il giudice) e l’iconico Paul L. Smith già attore per Altman e Lynch, ma soprattutto “clone” insieme ad Antonio Cantafora dei nostri Bud Spencer e Terence Hill.

Tuttavia non bisogna dimenticare le sforbiciate e il barbaro accanimento censorio che il film continua a subire durante i passaggi in TV. E’ doveroso citarne alcune per uno scempio davvero inaccettabile. Nella versione televisiva sparisce il dirompente eloquio di Jimmy così come vengono “purgate” tutte le punizioni ai danni di Billy. La scena omosessuale si perde nella notte dei tempi e quella della lingua resta un lontano miraggio. Senza pensare all’invisibile confronto finale tra Billy e Hamidou. Un vero massacro che inficia e umilia la comprensione del film  e dove ai malcapitati telespettatori non resta che una cosa: piangere.

Una risposta a "Fuga di mezzanotte, di Alan Parker (Midnight Express, Gb 1978)"

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  1. Un film che mi ha quasi ossessionato. Il protagonista arriva al limite estremo della sopravvivenza,all’alienazione,alla follia. Solo con un gesto estremo, prima con una richiesta di pietà al suo carceriere e poi scatenando il suo istinto di sopravvivenza (provocato non preterintenzionale) arriva (con astuzia) alla salvezza. Un film che ci da una speranza. E’ vero che se chiamati a noi stessi,abbiamo sempre la forza di uscirne!! 👍

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