di Roberta Lamonica
“Is this the region, this the soil, the clime,’
(from Satan’s speech)
Said then the lost archangel, `this the seat
That we must change for heav’n, this mournful gloom
For that celestial light? Be it so, since he
Who now is sovran can dispose and bid
What shall be right […]
The mind is its own place, and in itself
Can make a heaven of hell, a hell of heaven […]
In my choice
To reign is worth ambition though in hell:
Better to reign in hell, than serve in heaven”.

Il 9 dicembre del 1608 nasceva a Londra John Milton.🎂❤️
Gigante della letteratura inglese e mondiale, nonostante la superba bellezza dei suoi pamphlet, da Eikonoklastes, che celebrava il regicidio, ad Areopagitica, che sosteneva la libertà di parola, la sua fama è principalmente legata al suo Paradise Lost e alla indimenticabile figura di Lucifero/Satana, arcangelo caduto e antagonista di Dio nel poema, iconoclasta e individualista, un uomo moderno, insomma. Il Lucifero di Milton non è una bestia, né l’incompetente risibile di un morality play medievale; piuttosto, è un ‘auto-mitologizzatore’ conflittuale, meditabondo, alienato e narcisista. Visto dalla cultura d’Oltreoceano come archetipo dell’uomo americano, Lucifero invade l’Eden come il pioniere che si sposta sempre più a ovest della frontiera americana, capace di giustificare le sue azioni con un linguaggio esaltato e visionario.

Temuto dai puritani, festeggiato dai romantici e reinventato da tutti gli altri, l’arcangelo caduto di Milton ha indossato molte maschere diverse nel corso dei secoli, dal Capitano Achab di Moby Dick in letteratura al Roy Batty di Blade Runner al cinema, dagli acquerelli di William Blake nell’arte figurativa al Walter White/Heisenberg di Breaking Bad in televisione. Lucifero è un uomo sicuro di sé, ribelle e si attribuisce il ruolo di difensore della libertà. È anche un individualista che si è fatto da solo e che si avventura nel deserto buio, ‘freddo’ e sconosciuto dell’inferno per ricostruire il suo mondo. Lucifero non è solo un ribelle, ma anche un personaggio che ha ingannato se stesso (e molti dei suoi lettori post-romantici) facendo credere che le sue stesse parole potessero generare la realtà, un po’ come Keyser Söze in The usual suspects, di Bryan Singer: “Il più grande inganno del diavolo è stato quello di far credere al mondo che lui non esiste”. Usando la sua abilità oratoria, aggiungerei.

Poeta della libertà e della coscienza individuali, dell’autosufficienza e dell’individualismo estremo, Milton è stato anche uno dei più brillanti esploratori del peccato, della depravazione e dell’inclinazione al male.
Egli, ovviamente, credeva che la depravazione intrinseca segnasse ogni anima. Nel tratteggiare il suo indimenticabile antieroe come spietato, innovativo, creativo e pericoloso, Milton dà a Lucifero le peggiori caratteristiche, proprio perché apparentemente vincenti, nonostante tutto, dei gruppi egemoni della White Supremacy che perseguono e celebrano il potere per il potere.

Un curioso aneddoto sul grande poeta: Milton morì poco dopo aver completato la sua revisione di Paradise Lost, nel 1674, e fu sepolto nella chiesa di St. Giles Cripplegate, a Londra. Nel 1790, durante una ristrutturazione della chiesa, la tomba fu dissotterrata, perché gli anziani della chiesa volevano individuare il luogo esatto della sepoltura in modo da poter erigere un monumento. La bara venne trovata e lasciata interrata come era. Il giorno dopo, un gruppo uomini del posto, tra cui un custode, un pubblicano e un prestatore di pegno, dopo un’allegra bevuta, lo dissotterrarono. Trascinati da una devozione macabra e irriverente, o da semplice avidità, strapparono i denti a Milton come souvenir. Presero le ciocche dei suoi capelli, che aveva portato lunghi fino alle spalle, come l’Adamo del suo poema, e strapparono le ossa che riuscirono a estrarre dal sudario. Il giorno successivo, Elizabeth Grant, tanatoprattore antelitteram, mise in mostra i resti da lei ‘riordinati’. Ma la notizia aveva scioccato il paese: Milton fu seppellito nuovamente, ma, come la figura lacerata di Osiride in Areopagitica, era ‘incompleto’. Tuttavia, un uomo di nome Snow, riuscì a comprare quasi tutte le “reliquie” e a riportarle nella bara prima della risepoltura.

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