Blade Runner, di Ridley Scott (1982) – Il debito a William Blake

di Roberta Lamonica

America: a prophecy | re-movies
Orc

Blade Runner

Nel 1968 Philip K. Dick scrive un romanzo di fantascienza dal titolo ormai celeberrimo e alquanto bizzarro: “Do Androids Dream of Electric Sheep?”, per molti non il suo migliore ma di certo il più popolare, soprattutto grazie a Blade Runner, trasposizione cinematografica del romanzo, realizzata nel 1982 dal regista britannico Ridley Scott. Come il titolo del libro si è prestato a diverse traduzioni nelle lingue dei paesi in cui è uscito (solo in Italia se ne contano tre), così il film di Scott ha avuto una produzione travagliata con rimaneggiamenti al montaggio che ne hanno determinato sette versioni differenti, l’ultima delle quali, The Final Cut, è quella in cui il regista ha espresso più liberamente la sua visione e la sua interpretazione dei temi del romanzo, sancendo definitivamente lo stato di cult per il film. Arcinota la storia: sei androidi (replicanti Nexus- 6) molto evoluti, fuggono da colonie interplanetarie e tornano sulla Terra per chiedere al creatore, il geniale ingegnere genetico Eldon Tyrell, di dar loro più vita, essendo stati programmati per una ‘durata’ di soli quattro anni. Degli agenti speciali, i Blade Runner, sono incaricati di scovare e ‘ritirare’ (i.e. uccidere) i replicanti, quando la loro ora arriva. Rick Deckard (Harrison Ford), viene richiamato in servizio per questa ultima delicata missione: ritirare i sei replicanti fuggiti, intelligentissimi e pericolosi, capeggiati dal carismatico Roy Batty (Rutger Hauer).

Roy Batty

Riferimenti letterari e temi

In tutte le ‘riscritture’ letterarie e cinematografiche del Satana di Milton (che preferisce regnare all’inferno che servire in paradiso) la ribellione al Creatore e la conseguente distruzione delle catene dell’asservimento vengono condannate come sediziose e portatrici di squilibrio, ma in un certo modo suggeriscono invece l’idea che questi figli ribelli lo sarebbero stati meno se il creatore fosse stato più responsabile e attento. E la ribellione anarchica degli replicanti al creatore chiuso nella sua Ziggurat retro futurista, nonostante condivida con Milton e il Frankenstein shelleyano (sua riscrittura più popolare) il tema di fondo, di certo se ne distanzia per la dolente consapevolezza di un allontanamento dal padre non davvero voluto, ma subìto e sofferto. Se nelle analisi critiche di Blade Runner spesso viene messo in evidenza l’aspetto della disobbedienza e il riferimento a Frankenstein (le cui numerose e popolari trasposizioni cinematografiche hanno bypassato il debito di Mary Shelley a Milton), non altrettanto viene riconosciuto il grande debito del film a William Blake.

Los Angeles Blade Runner | re-movies
Los Angeles

America: a prophecy

All’inizio del film, il verso blakeano “Fiery the angels rose…” (con impeto si sollevarono gli angeli…) diventa “Fiery the angels fell..” (con impeto caddero gli angeli…). Questa misquotation da parte del personaggio centrale del film, il replicante Roy Batty, non è casuale ma rimanda all’unica citazione diretta di Blade Runner, quella appunto di America: a prophecy, del visionario poeta britannico William Blake, vissuto a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo; un libro profetico America: a prophecy che raccoglie gli entusiasmi di Blake per la Rivoluzione Americana. Molti i parallelismi tra il film e il poema narrativo di Blake. Intanto l’idea di fondo del Nuovo mondo come luogo ideale dove iniziare una nuova vita. Per gli inglesi dissidenti, puritani o utopisti del 18esimo secolo, era l’America; per gli americani del futuro (2019!) sono le colonie dell’extra mondo, pubblicizzate su enormi schermi al neon luminosi e interattivi. Blake, anti imperialista, in un nascente impero britannico, voleva che i britannici si confrontassero con ciò che l’impero avrebbe comportato; Ridley Scott vuole che le maestranze americane si confrontino con il drammatico risultato della loro politica scriteriata. Nell’opera di Blake (18 piastre illustrate a colori per un’opera che è un’allegoria mitologica), gli angeli della rivoluzione, capitanati da Orc, simbolo di energia irrazionale e passioni represse, avrebbero dato il via a una serie di azioni per la liberazione dalle catene dell’imperialismo britannico.

William Blake’s America: a prophecy  |  re-movies
America: a prophecy

Lo sguardo disperato di Ridley Scott

Completamente differente il tono in Blade Runner, in cui l’ ’Orc’ di Ridley Scott, Roy Batty, sprofonda, cade sulla Terra per chiedere un po’ di vita in più rispetto a quella programmata per i replicanti come lui, “più umani degli umani”. Non è una ribellione al creatore in quanto tale, quanto una quest per la definizione stessa di ciò che è umano. La ribellione di Roy Batty e dei suoi è destinata a fallire, perché l’impeto rivoluzionario americano che Blake esaltava e di cui profetizzava gloria e a cui assegnava potere palingenetico, aveva già in sé i germi del fallimento che in Blade Runner si palesa drammaticamente: l’America del futuro immaginato in Blade Runner, che è in realtà il nostro presente, è un’evoluzione negativa di quella germogliata anche dalla Rivoluzione Americana: è quella delle politiche ambientali spregiudicate (dall’uso sproporzionato delle risorse, all’Apocalisse ambientale), delle guerre immotivate (dal Vietnam e Nicaragua, all’Extramondo), delle nuove schiavitù (dagli africani ai replicanti). La città degli angeli del distopico 2019 è una babele buia, piovosa, aliena e irrespirabile, in cui non esistono relazioni significative, bagnata dalla solitudine. Non c’è ardore rivoluzionario, non c’è nemmeno un Urizon ( il Dio della mitologia di Blake) a cui opporsi. “Il tempo di morire”, così cristologico, così rassegnato, così doloroso è l’atto finale di una civiltà al suo nadir, come anche i recenti fatti di Capitol Hill sembrano confermare: tutti “quei momenti” sono già “perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia”.

Roy Batty’s final monologue | re-movies
“Ho visto cose che voi umani…”

14 risposte a "Blade Runner, di Ridley Scott (1982) – Il debito a William Blake"

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      1. Una recensione di questo tipo, significa ore di studio. Dato che qui su WordPress tutti scrivono senza ritorni economici, ma per pura passione e per spirito di condivisione, ringraziare e’ un piccolo contributo affinché autori e blogger possano continuare a riempire belle pagine di scrittura, cinema ed altro. Questa recensione ne è un esempio molto chiaro.

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  1. Ridley Scott avrà anche una visione tragica, ma mai quanto Dick, in Dick non c’è neanche un po’ di speranza a differenza che nel film, dove quantomeno c’è il gesto di solidarietà ed empatia di Roy Batty nei confronti di Deckard.

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