L’arma dell’inganno – Operation Mincemeat, di John Madden (UK 2021)

di Andrea Lilli –

Un film sulla preparazione dello sbarco degli Alleati angloamericani in Sicilia nella seconda guerra mondiale, che arriva in sala oggi, mentre le conseguenze dell’invasione nazista russa dell’Ucraina rischiano di portarci alla terza, non è quel che si dice un evento rassicurante. Lo avremmo visto con maggiore serenità prima del 24 febbraio.

Ma le cose sono andate così: Operation Mincemeat era già pronto due anni fa, poi è arrivato il Covid, la chiusura delle sale, la sospensione obbligata di tutte le novità cinematografiche, tra cui questa, importante, che con la fine del lockdown non poteva più restare chiusa nel cassetto. Girato con indiscutibile mestiere da John Madden e interpretato magistralmente da un cast britannico di tutto rispetto, il film racconta un episodio cruciale della guerra passata correndo il serio pericolo di venire “arruolato” nella guerra presente. Distribuito da Warner Bros. in Europa e da Netflix in America, è una fiction perlopiù fedele a fatti storicamente avvenuti che rischia oggi di essere male accolta, stravolta, giudicata dai pacifisti più sospettosi come un prodotto non casuale di propaganda bellica occidentale, anzi: angloamericana. La speranza è che simili semplificazioni restino circoscritte. Il consiglio è di andarlo a vedere, la sua qualità ne vale la pena.

Il regista del pluripremiato Shakespeare in Love (1998), in cui pure recita Colin Firth, ha ricavato il soggetto di Operation Mincemeat dal libro omonimo (2010) dello storico Ben Macintyre. Si tratta della ricostruzione documentata della più ardua e celebre truffa bellica coronata da successo dopo il cavallo di Troia. Già nel 1953 era stato l’esecutore responsabile dell’inganno, il comandante inglese Ewen Montagu, a svelarlo pubblicando The Man Who Never Was, a sua volta tradotto in pellicola nel 1956.

L’uomo che non è mai esistito è il maggiore William Martin, ufficiale della Royal Navy e latore di notizie riservatissime, fatto giungere cadavere sulle coste spagnole il 1. maggio 1943, vittima di un presunto incidente aereo, poche settimane prima dello sbarco in Sicilia (10 luglio) delle forze alleate angloamericane. Tra i documenti falsi che portava con sé, una lettera ai propri superiori destinata ad ingannare Hitler sul luogo dell’imminente offensiva degli Alleati. L’avventurosa messinscena riuscì e i tedeschi si prepararono a respingere i nemici in Grecia, anziché concentrare le forze in Sicilia, il che risparmiò la vita a migliaia di soldati di ambo le parti. La salma malridotta (Mincemeat = carne da macinare, con macabra ironia molto british) del fantomatico maggiore Martin era in realtà quella di un senzatetto gallese, Glyndwr Michael, morto di polmonite per avvelenamento da topicida; probabilmente un disperato suicida, donatore a sua insaputa dell’intero corpo e della propria identità.

Dulce et decorum est pro patria mori, (Orazio, Odi: dolce e dignitoso è morire per la patria) sentenzia l’epitaffio sulla tomba a doppio nome – un capolavoro di ambiguità, cinismo, trionfalismo e ironia – in un piccolo cimitero a Huelva, nel sud della Spagna, dove giace l’inconsapevole patriota Glyndwr Michael (forse, chissà: lo scorso dicembre è stata avanzata la richiesta di riesumazione per l’esame genetico dei resti, per togliere agli storici e ai parenti ogni dubbio).

Se potesse solo per un minuto riscuotersi e commentare tutto ciò, immaginiamo come il povero Glyndwr aggiornerebbe il celebre aforisma delle Lettere milanesi di Rainer Maria Rilke – sostituendo il concetto del nascere: “Moriamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte; ma soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra fine, per morirvi dopo, e ogni giorno più definitivamente”.

Con mano equilibrata, esperta nel non strafare, John Madden arricchisce la spy story di scenari romanzeschi, incursioni psicologiche e delicate note sentimentali, soprattutto mentre disegna l’intenso rapporto platonico tra Montagu e la collaboratrice Jean Leslie (Kelly Macdonald), osteggiato dalla gelosia del capitano Charles Cholmondeley, amico e braccio destro di Montagu. Il quale Charles viene peraltro incaricato di indagare su presunti legami sovietici del fratello di Montague, dunque sulle sue eventuali attività di controspionaggio, in una giostra vertiginosa di doppi e tripli giochi in cui, dietro il corpaccione di Churchill, emergono e spariscono rapidamente oscure sagome di cospiratori e traditori spagnoli, italiani, tedeschi anche ai massimi livelli (il consigliere particolare di Hitler, Alexis von Roenne, che purtroppo non riuscì a far fuori il suo boss).

L’intreccio tra realtà e fiction è talvolta gustoso e inestricabile. La ciliegina sulla torta di Madden sta nel ruolo riconosciuto al capitano di corvetta Ian Fleming (Johnny Flynn), assistente del capo dell’Intelligence della Marina inglese John Godfrey, in quanto referente metodologico del piano Operation Mincemeat. Sì, proprio quel Fleming che dopo la guerra sarà scrittore a tempo pieno diventando il papà di James Bond, protagonista di tredici romanzi e altrettanti film di clamoroso successo. Secondo Ben Macintyre fu il capitano Ian Fleming a scrivere il memorandum riservato chiamato Trout Memo (Memorandum della Trota), manuale di tecniche d’inganno e disinformazione da utilizzare contro il nemico in tempo di guerra. Una delle esche descritte nel manuale consisteva nell’uso di documenti falsi da far trovare al nemico addosso a un cadavere. Si può pertanto dire che l’audace Operazione Carne tritata, che fece abboccare e dirottò altrove le forze naziste salvando la pelle di migliaia di soldati durante l’attacco anfibio e la conquista alleata della Sicilia, preliminare alla vittoriosa campagna d’Italia 1943-44, fu la prima, avvincente trama di spy story imbastita dalla fantasia del creatore dell’Agente 007, mentre era a sua volta agente in divisa nel Security Service (MI5) della Royal Navy.

Nella notte tra il 9 e 10 luglio 1943 avvenne dunque lo sbarco alleato in Sicilia; i tentativi di respingerlo furono deboli. L’isola venne abbandonata dalle truppe nazifasciste nel giro di un mese. Consapevole di avere ormai perso la guerra, il Gran Consiglio fascista destituì Mussolini, che venne arrestato (25 luglio). Le trattative del nuovo governo Badoglio con gli Alleati portarono all’armistizio, annunciato l’8 settembre. 

  • In sala dal 12 maggio

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