Pat Garrett e Billy Kid, di Sam Peckinpah (1973)

di Bruno Ciccaglione

Kris Kristoffersen (Billy Kid) e James Coburn (Pat Garrett)

Se nel raccontare la fine del vecchio West in Mucchio selvaggio Peckinpah si era concentrato sul gruppo di banditi che fieramente decide di vendere cara la pelle mentre viene braccato dall’ordine costituito, solo marginalmente occupandosi del loro antagonista ed ex amico al soldo di banche e potenti di un nuovo sistema di potere, con Pat Garret e Billy Kid Peckinpah mette al centro innanzitutto la figura dell’ex bandito divenuto sceriffo Pat Garrett.

Chiamato dalla Metro-Goldwyn-Mayer a sostituire Monte Hellman che avrebbe originariamente dovuto dirigere il film, Peckinpah – ritenuto incredibilmente più “commerciabile” del collega, ma soprattutto voluto da James Coburn che avrebbe interpretato Pat Garrett – finirà per litigare un po’ con tutti: prima con lo sceneggiatore Rudy Wurlitzer (che non apprezza i numerosi interventi di Peckinpah, in particolare il prologo – che poi sarà tagliato dalla MGM – e l’epilogo, così come numerose scene non previste in sceneggiatura), per arrivare alla fine della lavorazione a chiedere di rimuovere il proprio nome dal film, ormai in aperto conflitto con la produzione.

Dopo controversie incredibili che porteranno al succedersi di ben 6 diversi montatori accreditati, il  film, che Peckinpah aveva alla fine ridotto a una versione di 124 minuti, uscirà con ben 18 minuti in meno, suscitando lo sdegno del cast e della troupe. La versione di Peckinpah sarà pubblicata solo nel 1988 e contiene però una clamorosa differenza rispetto alla versione MGM uscita nel 1973: Peckinpah nel suo montaggio decise di eliminare dalla colonna sonora la canzone “Knocking on heaven’s door” di Bob Dylan!

Kris Kristofferson, il cantante country che Peckinpah volle per interpretare Billy the kid, aveva presentato Dylan a Peckinpah e racconta che a un certo punto la produzione spingeva troppo – per motivi commerciali – sulla presenza e sul ruolo di Dylan nel film e che nonostante Peckinpah fosse entusiasta delle sue musiche per la colonna sonora e di Dylan in generale (tanto che decise di fargli recitare la parte di Alias), per pura ripicca contro la produzione decise di eliminare la canzone dal suo montaggio. Per fortuna, almeno in questo caso, la produzione aveva ragione e la canzone diventò un classico immortale, benché massacrato poi da generazioni di chitarristi da spiaggia nei decenni successivi.

Kris Kristofferson e Bob Dylan in una scena del film

Si potrebbe parlare a lungo della colonna sonora di Dylan, in effetti bellissima e con una interessante caratteristica: proprio perché scrive per un film, il futuro premio Nobel per la letteratura qui si concentra soprattutto su brani strumentali. Il Dylan del 1972/73 è già il Dylan elettrico che tanto ha scioccato i puristi del folk e qui c’è un ritorno ad un universo musicale acustico. Ma qui questo panorama musicale non serve a far da base per le lunghe strofe dei suoi versi, bensì a creare un’atmosfera al servizio del film. Scopriamo dunque un Dylan più musicista che in molti altri suoi lavori.

Il film, dal 2005 disponibile anche con le parti escluse dalla versione uscita in sala nel ´73, fu un fiasco commerciale per lo più stroncato dalla critica (pur con qualche eccezione), ma rivisto oggi si rivela un classico. Forse meno dirompente nell’impatto di Mucchio selvaggio, Pat Garret e Billy Kid ne è il naturale completamento, con forse solo un sovrappiù di disgusto verso una Storia in cui i vincitori sono ben più feroci degli sconfitti.

La storia vera alla base del film è quella di due banditi nel west ai confini col Messico, legati da una sincera amicizia benché li dividano molti anni di età, il più vecchio dei quali, ormai stanco di una vita di pericoli e violenza, per assicurarsi una vecchiaia tranquilla, passa al servizio dei ricchi proprietari di bestiame e decide, diventando sceriffo, di dare la caccia al suo giovane ex compagno di scorribande. La storia è stata portata al cinema in innumerevoli casi (perfino Paul Newman ha interpretato il Kid in Furia selvaggia) e sulla verità storica della vicenda si sono fronteggiate tesi contrapposte, fino a produrre la più completa confusione.

I veri Billy Kid e Pat Garrett in due foto d’epoca

Peckinpah (in questo seguendo il Ford di L’uomo che uccise Liberty Valance) sceglie di reinventare dunque una storia leggendaria, ma vuole tornare al western proprio per completare il suo definitivo distacco dai modelli del western classico che aveva già minato alle fondamenta: se Ford nel mettere in scena la leggenda la celebra, Peckinpah ne svela la cruda e putrida verità. Non a caso il primo significativo intervento sulla struttura del film rispetto alla prima sceneggiatura è proprio il prologo del film: Peckinpah monta in modo parallelo da un lato l’uccisione di Pat Garrett ormai vecchio, da parte degli uomini che molti anni prima lo avevano aiutato nella caccia al Kid, e dall’altro le sequenze che porteranno alla sua prima cattura, introducendo subito il legame di amicizia tra i due (mentre nella sceneggiatura originale i due si incontravano per la prima volta solo nel finale).

Sin da questo inizio c’è già tutto il senso del film: i due personaggi si fronteggiano – tutto il film sarà costruito sul loro antagonismo – ma il loro legame è ancora forte. Quando uno degli uomini della banda del Kid gli chiede perché non uccida Pat, ora divenuto sceriffo e venuto a chiedergli di lasciare il paese per non essere costretto a ucciderlo, Billy risponde: “Perché noi siamo amici!”. Mentre davanti all’immancabile bottiglia di whisky Billy chiede a Pat come possa ora lavorare per i proprietari di bestiame e per la legge, Pat/Coburn risponde usando parole che ironicamente ricordano uno dei più famosi brani di Bob Dylan: “The times have changed” (i tempi sono cambiati), cui il Kid risponde: “Ma io no”.

Peckinpah e Dylan sul set

I due ex amici, il fuorilegge e il rappresentante della legge, sono costretti loro malgrado a combattersi, da un mondo dominato da poteri e violenze ben più grandi di quelle di cui loro da criminali si sono macchiati. Mantengono un codice e una strana nobiltà d’animo, pur nella ferocia in cui devono sguazzare. Quando Billy Kid è ospite a casa di vecchi amici e scopre che anche il suo vecchio amico Bill Kermit (uno straordinario Jack Elam) indossa la stella da sceriffo, prima mangiano e bevono insieme a tutta la famiglia e poi si interrogano: non c’è un altro modo per affrontare la situazione senza spararsi l’un l’altro? Convenuto che un modo non c’è, i due escono fuori dalla casa e davanti a tutta la famiglia, bambini compresi, ha luogo il duello, in tutta la sua ineluttabile e crudele normalità.

Analogamente, quando nel finale Pat Garrett ha finalmente scovato Billy Kid, che sta vivendo una notte d’amore con una donna, decide di sedersi sul dondolo del patio e aspettare che i due abbiano finito, prima di passare all’azione. Quando uno dei suoi aiutanti vuole infierire sul corpo del Kid, la reazione di Pat è durissima.

La morte violenta è quanto di più normale ci possa essere in questo mondo: se i bambini torturano degli scorpioni all’inizio di Il mucchio selvaggio, qui li vediamo giocare appesi alla forca che nella pubblica piazza è stata preparata per Billy Kid, mentre vicino al patibolo sventola la bandiera nazionale.

I personaggi che Peckinpah ama di più sono quelli che sanno scegliere di morire con dignità, come fa lo sceriffo Colin Baker (Slim Pickens, altro caratterista di mille western, oltre che cowboy a cavalcioni sulla bomba nel Dottor Stranamore), che sulle note di Knocking on heaven’s door si avvicina all’acqua al tramonto, cercando una intimità con il mondo e la sua natura bellissima.

Nel dualismo del conflitto, però, Billy rappresenta sì chi continua a lottare per la libertà, anarchicamente contro il potere, ma la sua libertà è spavalda e sconsiderata, come se non riuscisse a riconoscersi perdente anche di fronte all’evidente sconfitta. Pat invece ha capito che “i tempi sono cambiati” e la sua scelta di passare alla legge è solo la scelta di essere lasciato a invecchiare in pace. In alcune delle scene tagliate e oggi disponibili lo scopriamo addirittura sposato con una donna messicana, che si lamenta di come in città lei sia discriminata da tutti, ma i due vivono pur sempre in una vera casa borghese, accuratamente arredata.

In effetti Pat stesso non è affatto felice di ciò che ha fatto né di che cosa è diventato, tanto che quando si imbatte con la propria immagine riflessa nello specchio, dopo aver ucciso il suo amico, il gesto istintivo è quello di sparare alla propria immagine.

Non potrebbe esserci epilogo più chiarificatore del cinema di Peckinpah, che quello in cui il Pat Garrett “vincitore” del finale del film (e che come sappiamo dall’epilogo finirà vittima degli stessi poteri che l’avevano assoldato), viene fatto oggetto del lancio di sassi da un ragazzino, mentre si allontana dal villaggio dopo avere ucciso il Kid,

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