di Roberta Lamonica

Recenti studi del Center for the Study of Women in Television and Film mostrano che i film in cui il regista sia una donna impiegherà una più alta percentuale di sceneggiatrici, editrici, direttrici della fotografia e compositrici rispetto a un film con una regia esclusivamente maschile. Ricerche e sondaggi che si sono moltiplicati dopo la nascita dei movimenti #MeToo e #TimesUp hanno mostrato la presenza di un numero sempre crescente di donne di talento che vorrebbero mettersi all’opera dietro una macchina da presa, ma che desistono o non trovano il giusto riconoscimento professionale. Heather Rabbatts, presidente del movimento #TimesUp del Regno Unito, individua le ragioni di una minor presenza femminile nei cosiddetti mestieri del cinema in due fattori principali. In primo luogo, i produttori tendono a finanziare progetti su cui si sentano sicuri e da cui si sentano rassicurati. La maggior parte dei produttori è di sesso maschile, ergo finanziano progetti principalmente diretti da uomini. In secondo luogo, la regia non è un ruolo professionale in cui le donne abbiano mai potuto vedere un numero statisticamente significativo di altre donne come modello di riferimento. In altre parole, poiché la regia è sempre stata prevalentemente appannaggio degli uomini, molte donne stanno realizzando solo ora che dirigere un film potrebbe essere una possibilità reale e concreta anche per loro, e non un’eccezione. “Più registe vediamo emergere e più ciò sarà di incoraggiamento per tutte le donne a credere che anche loro possono accedere anche a quel tipo di ruolo in cui, fra l’altro, sono sempre esistite”, conclude la Rabbatts.

In effetti, fin dalla sua nascita, il Cinema ha avuto donne dietro la macchina da presa. Quando i Fratelli Lumière scioccavano il pubblico con la loro incredibile descrizione di un treno in corsa, Alice Guy-Blaché già sperimentava in modo innovativo le sue tecniche registiche. Quando D.W. Griffith faceva progressi tecnici e costruiva il proprio studio, Lois Weber faceva altrettanto bene la stessa cosa. Durante il Terzo Reich, Leni Riefenstahl univa all’attività di documentarista di regime la sua ricerca per l’innovazione tecnica del mezzo cinematografico (sua fu l’idea di attaccare a un pallone aerostatico diverse cineprese per le riprese dall’alto). Quando Hollywood era nel suo periodo d’oro, Dorothy Arzner, Dorothy Davenport, Tressie Souders, e molte altre donne erano proprio lì, a fare i loro film. Eppure negli ultimi anni la percentuale nelle classifiche annuali dei 100 film che hanno incassato di più, vede la presenza femminile attestarsi sempre intorno a non più del 4%. Per trovare una donna nominata agli Oscar per la miglior regia, dobbiamo aspettare la nostra Lina Wertmüller nel 1977 con Pasqualino Settebellezze e per vederne trionfare una dobbiamo arrivare al 2010 con Kathryn Bigelow e il suo The Hurt Locker.


Per quanto riguarda il cinema italiano, oltre alla citata Wertmüller, molte sono le registe che vengono apprezzate nel panorama cinematografico internazionale (spesso più che in quello italiano): Alice Rohrwacher, premiata a Cannes con il suo Lazzaro felice, ma anche Francesca Archibugi (Mignon è partita, Il nome del figlio, Vivere), Cristina Comencini (Bianco e nero, Quando la notte, Tornare) e Maria Sole Tognazzi (Viaggio sola, Io e lei), fresche di invito a essere eleggibili per far parte della giuria degli Academy Awards. La critica loda e riconosce l’estro creativo di Susanna Nicchiarelli (Cosmonauta, Nico 1988), la grazia espressiva di Francesca Comencini (Lo spazio bianco) e Francesca Mazzoleni (Succede), o i debutti promettenti di Ginevra Elkann e Paola Randi. Ma la strada affinché il lavoro delle donne dietro la macchina da presa non venga guardato come una pittoresca eccezione alla norma è ancora lungo. E finché ci sara bisogno di tenere tavole rotonde e incontri tematici sull’argomento, si continuerà ad essere lontani dalla gender equality in questo come purtroppo in altri campi di impiego.

Eppure il cinema fatto dalle donne è creativo, potente, ‘diverso’, a tratti eversivo. Sicuramente necessario. Dal muto Shoes (Lois Weber) del 1916 a Il Souvenir (Joanna Hogg) e Ritratto di una giovane in fiamme (Céline Sciamma) del 2019, passando attraverso veri e propri capolavori e cult (Lost in Translation, Point break, Corpo e Anima, Il portiere di notte, Cléo dalle 5 alle 7, per citarne solo alcuni), il cinema femminile è dirompente e ha sempre un messaggio urgente e importante da trasmettere.
Gran parte dei film con regia al femminile è stata realizzata a partire dagli anni Novanta e sebbene Stati Uniti, Francia, Regno unito, Germania, Italia, Belgio e Canada siano i maggiori paesi di produzione, nella lista dei migliori film realizzati da registe donne si trovano bellissime opere di registe provenienti dall’Argentina, Iran, Ucraina, Arabia Saudita, India, Tunisia e Repubblica Ceca.

La grande Agnès Varda è la regista più popolare insieme a Kathryn Bigelow, Claire Denis, Lynne Ramsay e Sofia Coppola. Il film più bello girato da una donna viene considerato all’unanimità dalla critica specializzata il capolavoro di Jane Campion, Lezioni di piano (1993).
Le donne sanno indagare con acume e condurre analisi profonde su passioni, temi sociali, dinamiche relazionali; sanno costruire film d’azione in modo sorprendente, sanno essere dissacranti e rivoluzionarie. Sanno raccontare di sacrifici e riscatti; sanno ridere insieme dei loro errori e piangere insieme sulla fine di un amore. Insomma, sanno raccontare con energia e passione incredibili il loro sguardo sul mondo, che è sempre imprevedibile e originale, e perciò imprescindibile.

🔴 Re-Movies omaggia le grandi registe che hanno lasciato il segno nella storia della Settima Arte.
Da domani, 6 luglio 2020.

Per me invece il film più bello girato da una donna è Caramel. E anche se non arriverà mai al livello di Nadine Labaki, anche lei è destinata a diventare una grande regista: https://wwayne.wordpress.com/2020/06/07/una-brava-persona/
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Nadine Labaki, ma anche Haifaa-al-Mansour.
Anche la nostra Cavani e Agnes Varda, per me, su tutte.
La Bigelow Rivalta lo stereotipo con una regia molto energica e ‘maschile’. Insomma esistono film belli o meno e questo non dipende dal genere. Sei d’accordo?
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Assolutamente sì. Aspetto il tuo parere su Stanno tutti bene! 🙂
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Un articolo energico per un argomento he ha bisogno sempre di energia. Che carica!!!
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Grazie, Claudio. Come stai?
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