di Laura Pozzi
“A 19 anni, quando facevo lo stuntman in America, ho lavorato in C’era una volta il West. C’erano due ragazzi italiani con cui avevo fatto amicizia, perché condividevo con loro la passione per i vecchi film e i western. Uscivamo spesso insieme e ricordo che erano eccitati dalla presenza di Henry Fonda. I due ragazzi erano Dario Argento e Bernardo Bertolucci.” A parlare è John Landis, il travolgente e geniale regista di cult movies quali Animal House, The Blues Brothers, Un lupo mannaro americano a Londra e Una poltrona per due, che compie oggi – 3 agosto 2020 – 70 anni. Eterno ragazzo volutamente e follemente sopra le righe, baciato da un talento visionario e da un amore spassionato per il cinema, conquista inaspettatamente nella metà degli anni ‘80 un posto d’onore nella dorata mecca hollywoodiana.
Nasce a Chicago nel 1950 da una famiglia ebraica e si appassiona fin dalla più tenera età alla settima arte, con particolare predilezione per il cinema muto. La lunga gavetta come portalettere negli studios della 20th Century Fox gli consente di conoscere moltissime personalità tra cui Alfred Hitchcock, con cui stringerà un rapporto esclusivo che gli insegnerà fra le altre cose a portare la cravatta in segno di rispetto. Su finire degli anni ’60 la sua passione comincia a concretizzarsi grazie a un lavoro come assistente alla regia (non accreditato) per I guerrieri alternato al suo ruolo di stuntman per grandi maestri come Sergio Leone.
Forte dell’esperienza maturata in terra straniera, rientra negli States e nel 1973 rende omaggio a King Kong con Slock, suo esordio alla regia che registra la prima cruciale collaborazione con Rick Baker, re incontrastato degli effetti speciali premio Oscar come Miglior trucco per Un Lupo mannaro americano a Londra. Il film si rivela un fiasco, tanto da farlo tornare dietro la macchina presa dopo quattro lunghissimi anni con Ridere per ridere. Stavolta però i chiari riferimenti ai Monthy Python, al Saturday Night Live e The National Lampoon Radio Hour, conditi da un umorismo sferzante e irriverente, non lasciano indifferente il pubblico statunitense, che gli consegna il lasciapassare per girare Animal House, padre di tutti i college movies con uno spassossimo Bluto interpretato dal vulcanico John Belushi. Il vorticoso successo ottenuto lo porta a scrivere con Dan Aykroyd The Blues Brothers, che segna la seconda collaborazione con Belushi e regala al mondo un film epocale, dalle battute fulminanti, amato da intere generazioni.
L’anno dopo sprigiona il suo lato horror coronando un vecchio sogno con Un lupo mannaro americano a Londra, altro cult movie che rapisce Michael Jackson al punto tale da indurlo a chiamare Landis a dirigere il video di Thriller, un cortometraggio a tutti gli effetti che rivoluzionerà per sempre la concezione del videoclip. Nel 1991 il re del pop bisserà la collaborazione con Black or white. Nel 1984 con Una poltrona per due completa un poker d’assi che a poco più di trent’anni gli regala un successo senza precedenti, ma lo stop è dietro l’angolo e si materializza con Tutto in una notte, film spartiacque e punto di non ritorno. La frattura è evidente e scomposta e di lì a poco la carriera di Landis comincia a perdere smalto e lucentezza. Dopo Spie come noi il regista sembra uscire dalla selva oscura grazie a Il principe cerca moglie’, ma i successivi Oscar un marito per due figlie, Amore all’ultimo morso, Beverly Hills Cop 3, The Blues Brothers – il mito continua non riescono a rievocare i dorati fasti del passato.
L’ultima pellicola, datata 2010, è Burke e Hare – Ladri di cadaveri, un’originalissima e pungente black comedy che si avvale degli strepitosi camei di Christopher Lee e Tim Curry. Il cameo rappresenta uno dei marchi di fabbrica nell’universo landiano, basti pensare a The Blues Brothers, che conta tra le fila Ray Charles, Aretha Franklin, James Brown, John Lee Hooker, Cab Calloway. I tempi sono cambiati e il cinema non ha potuto fare a meno di adeguarsi a questo preoccupante clima di desertificazione culturale, ma in questo giorno di festa oltre che augurare lunga vita ad un regista brillante e geniale, nonché uomo di rara simpatia, non possiamo che sperare di tornare a divertirci e appassionarci con altre missioni per conto di Dio. Ti aspettiamo presto e ancora auguri John!