di Federico Bardanzellu
Nella redazione del romanzo “Il Padrino” (The Godfather, 1969), Mario Puzo cercò di inserire un buon numero di collegamenti storici alla vicenda narrata. Francis Ford Coppola, nella direzione dei tre film della “saga” proseguì su questa scia. Soprattutto nel secondo e nel terzo episodio, in cui il suo genio si esprime al meglio. Esaminiamo sotto questo profilo i tre film: Il Padrino (1972), Il Padrino – Parte II (1974), Il Padrino – Parte III (1990).

- Salvatore Maranzano e Lucky Luciano.
In un flashback contenuto nel libro, Puzo narra gli eventi che avrebbero portato, nel 1933, all’affermazione di Vito Corleone al vertice della mafia newyorkese. Puzo cita come avversario del padrino tale Salvatore Maranzano. Per scalare il potere Corleone fece uccidere Maranzano. Ebbene, tale guerra tra fazioni è effettivamente avvenuta e si concluse con l’eliminazione di Maranzano da parte del boss Lucky Luciano. In seguito, Luciano propose la costituzione di una Commissione paritaria alle Cinque Famiglie di New York. La stessa cosa, nel libro e nel film, fu proposta da Vito Corleone. Per tale motivo, parte della critica identifica la figura di Corleone con quella di Lucky Luciano. Questi, peraltro, pur rimanendo a capo di Cosa Nostra per svariati anni (così come Don Vito) non ebbe figli a cui trasmettere il suo potere dopo la propria morte.

- Nella saga del Padrino la figura del cantante Johnny Fontaine è ispirata a Frank Sinatra
Tra i figliocci di Vito Corleone c’è Johnny Fontane. Grazie all’appoggio del Padrino intraprende la carriera musicale, diventando uno dei cantanti più famosi d’America. Poi però la sua fama declina. Per riprendersi aspirerebbe alla parte di protagonista in un film che sembra tagliato apposta per lui. Jack Wolz, il produttore della pellicola, però, si oppone. Ce l’ha con Fontane perché ha sedotto la sua amante preferita. L’intervento del Padrino – che gli fa trovare nel letto la testa sanguinante del suo cavallo da corsa – gli fa cambiare idea.
Ebbene, tale vicenda – secondo i critici – è ispirata al tentativo di Frank Sinatra di ottenere la parte di protagonista del film Da qui all’eternità (1953). Anche Sinatra, all’epoca, stava attraversando un periodo di crisi e pensava che, ottenendo una delle parti principali in quel film, si sarebbe ripreso. Il produttore Harry Cohn tuttavia era contrario. La femme, oggetto della rivalità tra i due,sembra che fosse Marylin Monroe. Questa si sarebbe rifiutata di concedersi per l’ennesima volta al produttore confessandogli di essersi innamorata di Sinatra.
Tutto a un tratto, però, Cohn cambiò parere. I bene informati ritengono che sia stato decisivo l’intervento del boss mafioso John Roselli, amico di Sinatra. Ufficialmente però il motivo del cambio di opinione del produttore sarebbe stato il cachet assolutamente irrisorio che Sinatra avrebbe accettato per recitare. Sempre secondo i bene informati, Sinatra dovette sdebitarsi con Cosa Nostra mediante anni di serate a Las Vegas. La stessa cosa che, nella Saga del Padrino, fu chiesto a Johnny Fontane.

- L’esecuzione di un gangster in un negozio da barbiere e l’avvento a Cuba di Fidel Castro.
Un altro evento effettivamente accaduto fu la modalità di uccisione di un mafioso nemico di Michael Corleone nel finale del Padrino 1. L’omicidio fu ambientato in un negozio di barbiere, mentre la vittima era seduta sulla sedia girevole per farsi fare la barba. È esattamente la modalità dell’esecuzione del gangster newyorkese Albert Anastasia, nel 1957. La stessa scena si vede in due film di Alberto Sordi: Mafioso (1962) e Anastasia mio fratello (1973).
Ne Il Padrino – Parte II i riferimenti storici sono stati inseriti con tutta probabilità da Francis Ford Coppola. La vicenda si svolge a Cuba, a Las Vegas e in un’aula del Senato USA che mette sotto inchiesta Michael Corleone, a seguito della testimonianza di un suo affiliato.
A Cuba Michael Corleone si trova a parlare di affari con un suo rivale mafioso proprio in coincidenza del capodanno 1959. L’evento è perfettamente contestualizzato con la presa del potere di Fidel Castro, avvenuta esattamente il 1° gennaio 1959. Michael si trova a festeggiare il capodanno in un albergo proprio mentre i “ribelli” entrano a L’Avana. Si vede addirittura il dittatore (Fulgencio Batista) in fuga, quindi l’assalto di cittadini statunitensi al porto e all’aeroporto, per rientrare negli USA prima dell’arrivo dei rivoluzionari. Tutto come realmente accaduto.

- La saga ripropone la vicenda del gangster che ha fondato Las Vegas e quello della prima “gola profonda”.
Las Vegas fu impiantata in mezzo al deserto del Nevada, come mecca del gioco d’azzardo, dal gangster ebreo Bugsy Siegel, appositamente inviato dal già citato boss Lucky Luciano. Non avendo rispettato i patti, Siegel fu eliminato cruentemente nel 1947. Ebbene, anche nel Padrino 2 il fondatore di Las Vegas è un mafioso ebreo, tale Hyman Roth, inviato dai Corleone di New York per badare ai loro affari. Nel film Roth sarà eliminato esattamente come nella realtà Bugsy Siegel. Un colpo di carabina alla testa, sparatogli attraverso una vetrata gli trapassò il cranio e fuoriuscì da un occhio uccidendolo sul colpo.
Nel 1963 il Senato USA apri un’inchiesta sulla mafia americana, in seguito alle rivelazioni del pentito Joe Valachi. Fu chiesto l’interrogatorio di tutti i principali boss, che pero’ si trincerarono dietro al V emendamento rifiutandosi sistematicamente di rispondere alle domande. Coppola riporta l’evento nel Padrino 2 ed immagina che a testimoniare contro Michael Corleone sia il suo caporegime Frank Pentangeli. Differentemente dalla realtà, il Padrino rilascia una dichiarazione con la quale respinge ogni addebito. Infine, nel film, si ha il colpo di scena che vede Pentangeli ritrattare tutto, per non fare la figura della spia di fronte al proprio fratello maggiore, fatto appositamente venire dalla Sicilia dalla famiglia Corleone. Valachi invece non ritrattò nulla, ma il processo ugualmente non ebbe alcun esito.

- La saga del Padrino si conclude con le vicende della P2 e della morte di Papa Giovanni Paolo II.
Il Padrino – Parte III è ambientato soprattutto in Italia. Michael Corleone, infatti, è in affari con il Vaticano. Grazie al suo supporto finanziario, il capo della Banca Vaticana (identificabile con l’arcivescovo Paul Marcinkus, che all’epoca rivestiva questo ruolo) sarebbe riuscito ad evitare la bancarotta fraudolenta. Coppola reinterpreta a suo modo gli avvenimenti dell’Italia del 1978. Il potere legale e il potere mafioso, come fa dire allo stesso Corleone, sono due facce della stessa medaglia. La faccia che si oppone alle intenzioni del Padrino è un mix composto da politica e massoneria. Al suo vertice vi è tale Licio Lucchesi, palese alter ego del capo storico della Loggia P2, Licio Gelli.
Vittima principale della tresca è Papa Giovanni Paolo I, dopo solo 33 giorni di pontificato. Sembra che Papa Luciani fosse effettivamente intenzionato ad aprire un’inchiesta sulle attività della Banca Vaticana. Il suo pontificato, come nel film, è durato 33 giorni. Esattamente come nella realtà, il Papa muore nel sonno, e il suo corpo esanime è scoperto il mattino successivo da una suora.
La loggia massonica avrebbe l’intenzione di sopprimere anche Michael. Il Padrino è perciò costretto ad utilizzare nuovamente i suoi metodi, per poter sopravvivere. Inscena il finto suicidio di un corrotto banchiere svizzero appartenente alla loggia massonica. Il banchiere somiglia in modo impressionante a Roberto Calvi e viene anche lui appeso alla balaustra del Ponte dei Frati Neri. Un antico “soldato” di Corleone riesce infine ad uccidere anche Lucchesi/Gelli. Prima dell’esecuzione gli sussurra all’orecchio la famosa frase di Giulio Andreotti: «Il potere logora chi non ce l’ha». Qui tuttavia finzione e realtà divergono: il capo della P2 è tranquillamente morto di vecchiaia nel suo letto, nella principesca Villa Wanda.

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