di Andrea Lilli –
Mio padre aveva uno schifo di vita, in uno schifo di posto, non amava sua moglie e non aveva voglia di fare niente. Gli serviva un diversivo per tenersi impegnato e divertirsi.
Ea, figlia di Dio
Possiamo pure chiudere gli occhi e le orecchie, far finta di niente, ma le luminarie là fuori sono tutte installate e puntano su di noi, dagli avamposti l’artiglieria pubblicitaria bombarda senza sosta, i tormentoni dei jingle ci fracassano i timpani, le raccolte fondi ci assediano, ci hanno imposto i piani ferie e stanno arrivando i tanti auguri da ricambiare. Le truppe e trippe natalizie eccole qui, puntuali, inesorabili. Come resistere quest’anno allo tsunami? Stavolta, anziché fuggire o chiudersi a riccio, cambiamo strategia: anticipiamo l’Orda Celeste, ci tuffiamo in lei prima che completi l’accerchiamento e ci travolga. Quest’anno affrontiamolo a viso aperto -salvo obbligo di mascherina- il Calendario Religioso, che ogni 25 dicembre vuole costringerci ad essere buoni (e) consumatori. Manca ancora una settimana, ma noi non aspettiamo: gli andiamo incontro al cinema, in sala o in streaming, ché poi magari ci divertiamo pure.
Eccolo qua. Gesù.
– Ehilà JC, come va? I tuoi? Papà, mamma? La sorellina Ea? I sei nuovi apostoli? E Victor, il barbone che sei anni fa ha scritto il Nuovo Nuovo Testamento, puzza ancora?

Ricordiamo per i più distratti: 2015 anni dopo la nascita di JC (Jesus Christ, insomma Gesù) fu finalmente rivelato sul grande schermo che suo padre Dio esiste e vive a Bruxelles. In un appartamento, ovviamente all’ultimo piano: tre vani ammobiliati, cucina abitabile, bagno, lavanderia e studio. Una casa normale ma senza entrata né uscita, in cui Dio teneva rinchiuse moglie e figlia, dopo la fuga del figlio maggiore. Gesù era infatti scappato, sceso in terra per fare la fine che ha fatto. “Un utopista a cui si è annebbiato il cervello“, dice il padre.

Costui, il cosiddetto Onnipotente, era in realtà un ometto come tanti umani: odioso, dispotico, insopportabile. Maltrattava la moglie, una povera donna ridotta ai lavori domestici e incapace di ribellarsi, che si consolava ricamando fiori e collezionando figurine di giocatori di baseball. Bistrattava la figlia, che si chiama Ea, della quale non si curava se non per infastidirla o farsi obbedire nei rituali familiari. L’unico vero amor di Dio era il suo computer, con cui passava tutto il tempo nello studio, un immenso archivio di cui Lui solo aveva la chiave. A moglie e figlia permetteva generosamente di vedere la TV, però soltanto lo sport. Dea ama il baseball. E che faceva da solo col pc, Dio? Giocava. Si divertiva da matto nel manipolare le vite degli uomini, in modo perverso, come fossero stati soldatini di piombo, miliardi di pezzi di una scacchiera sterminata.

Il film, il cui titolo originale è Le Tout Nouveau Testament, è strutturato grosso modo alla maniera delle Sacre Scritture: c’è la Genesi, l’Esodo, poi i Vangeli dei nuovi apostoli.
Genesi.
Prima della creazione del mondo Dio si annoiava a morte, non amando sua moglie e non avendo altre fantasie ha fatto la città di Bruxelles. Per popolarla, dopo vari esperimenti malriusciti (gallina, giraffa, struzzo…) ha creato l’uomo, a sua immagine; e l’ha schiaffato là. Con lui sì che avrebbe potuto fare tutti i giochi che voleva. Gli ha messo a fianco Eva, e da allora il mondo si è affollato di esseri umani. Quindi li ha aizzati gli uni contro gli altri, spingendoli a farsi guerra tra loro in suo nome, pronunciato nelle lingue più strane: Baal, Allah, eccetera. Uno spasso senza fine, antico come le religioni. Non bastava: per suo maggior piacere sadico, Dio passava le giornate ad inventare le Leggi della sfiga universale, del tipo di quelle note come Leggi di Murphy, per non lasciare in pace chi tra gli uomini fosse sfuggito alle follie della guerra.
Esodo.
Si è parlato molto del figlio di Dio, molto poco di sua figlia. Gesù fu il primo a scappare dalla schiavitù di casa, ma in verità ci è riuscita anche la sorella, Ea, una ragazzina di dieci anni. Un giorno Dio va al bagno per un’urgenza, lascia aperta la porta dello studio ed Ea entra di soppiatto, si siede al divino pc e capisce l’hobby del padre: fare del male agli umani, in qualunque modo. Somma a questa indignazione il rancore per le violenze domestiche, e decide la sua vendetta: prima di sabotare il computer dell’Onnipotente e fuggire di casa (il fratello le ha indicato il passaggio segreto), Ea rivela ad ogni individuo dotato di cellulare la data e l’ora precisa della propria morte, mediante sms inviati da un programma del computer. La trovata è geniale: coscienti di quanto gli resta da vivere, gli umani ripenseranno meglio al modo di trascorrere tale periodo. Poi Ea prende sei schede a caso, dall’archivio dell’umanità. Quindi, manomesso il pc in modo che il padre non possa più usarlo (e senza computer Dio non è niente), Ea giunge a terra. Non importa se nella capitale belga, come al solito, piove: è felice di scoprire le strade di Bruxelles, gli odori, i sapori. La ragazzina dà inizio a una rivoluzione. L’ira di Dio la inseguirà.

Dio è incazzato di brutto: senza pc non ha più il potere di prima, e nessuno lo teme più. Ora gli uomini sanno quando moriranno, e vogliono decidere da soli come vivere l’ultimo pezzo di vita. Molti, dopo aver letto il proprio sms non si sono più presentati al lavoro. In quasi tutte le zone di guerra si è arrivati a un cessate il fuoco. La domanda che spopola tra i social: cosa fare della vita che ci resta? Una madre anziana, dopo aver saputo che sarebbe morta prima del figlio handicappato convivente, cerca di soffocarlo nel sonno. Ci sono poi quelli che si divertono a tentare il suicidio in cento modi, tanto sanno che non andrà a buon fine, non moriranno prima di quanto è scritto nell’agenda del Destino.
Ea atterra, assaggia felice la proverbiale pioggia di Bruxelles, e con minor piacere un avanzo di fishburger preso da un cassonetto. Resta affascinata da un inceneritore. Il Paradiso è quello, per l’ex reclusa. Un barbone si avvicina, si chiama Victor, è gentile, dislessico e puzza di umanità. Ea rimpiange che suo padre non sia così, e ingaggia Victor come scrivano (lei non sa scrivere, non sa fare tante cose, solo qualche miracolo) per redarre il Nuovo Nuovo Testamento, che riporterà le testimonianze dei sei nuovi apostoli scelti a caso, sei mortali a cui Ea rivelerà la verità ultraterrena e da cui molto imparerà – lei immortale che non sa piangere – sulla condizione umana.

Vangeli.
I sei nuovi evangelisti sono Aurélie, Jean-Claude, Marc l’Erotomane, François l’Assassino, Martine, Willy. Ovvero: una ragazza bella e dolce quanto sfortunata e malinconica; un 58enne ex avventuriero ridimensionato da una frustrante vita di routine; un uomo affamato di sesso quanto digiuno di amore; un assicuratore sulla vita con la fissazione della morte; una signora benestante ma insoddisfatta; un ragazzino instabile di salute e nell’identità di genere. Sei campioni rappresentativi di un’umanità dolente attraversata da quella sindrome diffusa che un cantante nostrano diagnosticava così:
Tutto quel che cerca e che vuole
è solamente amore
ed unità per noi
che meritiamo un’altra vita.
Il film rappresenta i bisogni affettivi di questi sei individui in modo molto più poetico e ironico di quanto accenni a fare Venditti nella sua piccola galleria cantata. In verità, l’intero film è una tale raffica di invenzioni, di trovate spettacolari, di cambi di registro, che lascia sbigottiti. Sequenze commoventi e surreali, degne del miglior Magritte (il sogno della danza della mano sinistra di Aurélie, sull’aria di Händel “Lascia ch’io pianga“; l’immagine allo specchio che esce ad abbracciare l’originale), si alternano a scene comiche (il prete che cerca di uccidere Dio sotto gli occhi di un crocifisso consenziente), similitudini delicate (“una risata come tante piccole perle che rimbalzano su una scalinata di marmo“) ad espressioni dure senza fronzoli (“Dava in affitto le sue giornate per un lavoro di merda, con orari di merda. Faceva una vita di merda“), fantasie visionarie si confondono con realtà stupefacenti.


La ragazzina Ea, ancora ignara di tutto il male del mondo seminato dal Padre, capisce come sia vero che “la vita è una pista di pattinaggio, sono in molti ad andare a gambe all’aria”, e allora indica le vie di salvezza: inseguire il volo libero degli uccelli, usare meglio la propria voce, andare al circo, o al mare. Cambiare vita, cercarne una migliore prima che la vita ti cambi in peggio. Nei suoi consigli ad personam è aiutata da una straordinaria empatia, tale da poter percepire ‘la musica interna’ di ciascun interlocutore. D’altro canto e per contrappasso, mentre insegue la piccola ribelle Dio raccoglie a sue spese ciò che aveva seminato in Terra: la diffidenza (una signora gli scarica in faccia uno spray irritante), l’odio, il rancore, la prepotenza, la violenza bullista.

Nel frattempo, all’insaputa di tutti avviene il miracolo più grande, quello decisivo che va a risolvere l’impasse creata dal conflitto Padre/Figlia: si sveglia la Moglie di Dio. Nella Dea oppressa e repressa da una vita (eterna), rimasta per la prima volta sola in casa, s’accende un barlume di sana insubordinazione. Prima inconsapevole, poi orgogliosa, la Dea Madre in assenza del maschio dominante si emancipa rapidamente, per il bene suo e dell’umanità. Arriva al pc del marito, ne prende le redini, e realizza con lenta saggezza la rivoluzione pianificata dalla figlia. L’Universo non sarà più un mostro ignoto da cui aspettarsi catastrofi, il cielo diventerà un gigantesco arazzo di fiori, le donne anziane e i maschi potranno partorire, ognuno sarà libero di far quel che vuole senza dover pagare un prezzo. E Dio? Continua a creare, ma alla catena di montaggio. Un finale forse un filo troppo kitsch, ma solo Dio è perfetto…


– Allora, JC, com’è andata poi? Che notizie ci dai oggi di tua sorella, di tua madre? Tuo padre è riuscito a tornare sul trono/tavolino del pc? Sembrerebbe di sì, purtroppo. Ci sarà un sequel? Comunque sia, auguri.
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