‘Il Signor Diavolo’: la rappresentazione del Male, del Diverso e della Sacralità

di Valentina Longo

‘Il Signor Diavolo’: un horror gotico che segna il ritorno di Pupi Avati sul grande schermo. Tratto dall’omonimo romanzo (2018) dello stesso Avati, è un film dalle tinte cupe e narrativamente complesso, che crea la tensione propria del genere senza mai scadere nel grottesco.

È il 1952: nella campagna veneta si svolge l’istruttoria del processo di un adolescente, Carlo Mongiorgi (Filippo Franchini), per l’omicidio di un coetaneo, Emilio (Lorenzo Salvatori), che gli abitanti del luogo consideravano posseduto dal Diavolo. Considerata la natura religiosa del crimine e il potenziale danno al partito democristiano che ne sarebbe derivato, essendo le elezioni amministrative imminenti, il Ministero invia un ispettore, Furio Momentè (Gabriele Lo Giudice), a indagare e tentare di insabbiare il tutto. Egli sarà così spettatore dello scontro tra lo scetticismo delle forze dell’ordine e l’enorme influenza che fede e superstizione esercitano sulla mentalità contadina della zona.

Nonostante l’ambientazione storica e geografica specifiche in cui si configura, ’Il Signor Diavolo’ può essere considerata una critica alla società e alla sua immobilità. La vittima, infatti, era un ragazzo diverso dagli altri, nato con malformazioni evidenti. In seguito alla morte della sorellina acquisita, a causa di queste deformità (in particolare di una dentatura animalesca) presto si sparse la voce che fosse stato proprio lui a sbranarla, da cui la convinzione che fosse posseduto dal Diavolo. Clara Vestri-Musy (Chiara Caselli), la madre di Emilio, addolorata per la morte del figlio e inasprita dai preconcetti che sapeva esistere su di lui, incolpa la Chiesa, in particolare il prete e la suora più vicini a Carlo, di aver plagiato il ragazzo con le loro credenze e averlo condizionato al punto da commettere l’omicidio. Si assiste, perciò, alla configurazione del Male nel Diverso e alla ricerca di un movente che ricorda molto il tempo passato della caccia alle streghe.Nel 1600 la Chiesa condannava al rogo le donne diverse dalla norma, ribelli alla società patriarcale e maschilista in cui vivevano, accusandole di essere malvagie e di intrattenere rapporti col Diavolo. In questo 1952 è una donna, possidente terriera in uno stato ancora prettamente maschilista, a puntare il dito contro una Chiesa che continua ad accanirsi sul Diverso, considerandolo il Male e associandolo al Diavolo. D’altra parte, nel XXI secolo le cose non sono cambiate: non serve sottolineare quanto il Diverso generi ancora malcontento e paura immotivata all’interno del sistema attuale della società.

Visto nella sua complessità, ‘Il Signor Diavolo’ ha tre protagonisti: il Male, di cui già si è discusso, ma anche bambini e adolescenti, che agiscono, subiscono e sono movente della storia. È un adolescente dall’aspetto fanciullesco a commettere l’efferato omicidio, come anche adolescente è la vittima. Coetaneo era Paolino, l’amico di Carlo che muore poco dopo aver avuto uno screzio con Emilio e per cui lo stesso Carlo si compromette, e neonata la prima vittima della storia, la sorellina di Emilio, che diventa motivo della condanna pubblica del ragazzo. Infine, terza grande protagonista è la Sacralità: a partire dall’ascendente quasi medievale che la Chiesa e la Fede esercitano sui contadini coinvolti nelle vicende, passando per la Ritualità che assume un’importanza fondamentale e fa da contesto a tutte le azioni chiave, per finire agli edifici sacri, veri teatri della trama del film.

Per concludere, una nota di merito a Cesare Bastelli, Direttore della Fotografia, e a Sergio Stivaletti e Just Eleven per gli effetti speciali, perfettamente bilanciati e rispettosi del tema a cui ‘Il Signor Diavolo’ si approccia.Una collaborazione vincente al fine di creare un prodotto che mantenga la tensione viva e infonda la sensazione di puro orrore degna del genere horror, senza il cattivo retrogusto di repulsione che spesso si ritiene, a torto, necessario alla riuscita del film.

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