Lo Squalo, di Steven Spielberg (Jaws, USA 1975)

di Roberta Lamonica

Lo Squalo (Jaws) è un film del 1975 di Steven Spielberg, basato sull’omonimo romanzo di Peter Benchley e secondo lungometraggio del regista dopo Duel (1971).

Lo Squalo locan

Lo squalo venne definito il primo vero blockbuster della storia del Cinema. Migliaia di spettatori aspettavano in fila per vedere il film per il quale era stata fatta una campagna pubblicitaria talmente massiccia da aver creato un hype senza precedenti: Lo squalo: vedilo prima di decidere di farti una nuotata.
Su un piano strettamente emotivo, il grande pubblico reagì a Lo Squalo come due anni prima aveva reagito a L’Esorcista: psicosi collettiva e, in questo caso specifico, cospicue perdite per il turismo marittimo.

La produzione ebbe molte difficoltà durante la realizzazione del film legate perlopiù a difetti di funzionamento dello squalo meccanico utilizzato per le riprese, all’insistenza di Spielberg nel voler girare il film nelle inospitali e mosse acque dell’Oceano Atlantico e all’affondamento della barca usata per girare. Ciononostante il risultato finale è il film culto che nessun tentativo successivo (Lo Squalo 2, Lo Squalo 3, Lo Squalo 4, Shark Zone, ecc.) è mai riuscito nemmeno lontanamente ad eguagliare.

Ma perché la caccia a uno squalo assassino che terrorizza un’amena isola turistica (Amity Island) da parte di un improbabile trio formato da un oceanografo, un mite capo della polizia e un vecchio lupo di mare divenne un tale successo planetario? I motivi vanno individuati in diversi elementi.  Lo squalo 5

Innanzitutto lo score del film, a firma di John Williams. Due note insistenti, incalzanti, incredibilmente evocative, anticipatorie dell’arrivo del mostro marino. ‘Due note’ che gli valsero un Oscar. Spielberg stesso ammise che senza quella colonna sonora il film non sarebbe stato lo stesso.

Un altro elemento essenziale per il successo de Lo squalo fu la sintonia che si venne a creare tra i tre protagonisti: Hooper, Brody e Quint sono credibili. Sempre. La loro caccia al mostro assume le caratteristiche della sfida di ognuno di noi alle nostre paure più profonde, al mistero delle motivazioni che ci tengono vivi e ci spingono a continuare a farlo.

E infine la maestria di Spielberg. Il giovane regista riuscì ad ottenere ciò che Hitchcock riteneva la base per il successo di un thriller: costruisce la tensione dello spettatore alternando momenti di terrore puro a momenti di leggerezza inaspettata. In gran parte delle scene è la musica ad introdurre sensazioni di angoscia e paura, mentre con le immagini si accumulano gradualmente piccoli dettagli: il punto di vista sottomarino, una pinna, uno spruzzo, una silhouette e solo dopo una testa. Tutto contribuisce all’idea che lo squalo che si aggira intorno ad Amity Island non sia un pesce comune ma una demoniaca creatura degli abissi, un animale raffigurante le torbide e oscure paure provenienti da un fondale sconosciuto. Lo squalo 8E attraverso questi dettagli Spielberg manipola il suo pubblico, quasi si siede dietro lo spettatore e aspetta di vedere “l’effetto che fa”. Il pubblico de Lo Squalo non doveva essere passivo fruitore di immagini ma parte attiva dell’azione.

Egli fa, appunto, ciò che Hitchcock aveva definito suonare il pubblico come un pianoforte. Probabilmente Spielberg, cresciuto in un ambiente provinciale, sapeva esattamente come colpire il pubblico di provincia, ambientando il suo film su una piccola isola, lontano dagli ambienti esclusivi o violenti per definizione della grande città. E l’isola che fa da centro e sfondo alla vicenda risulta ‘vera’ e contribuisce a quel senso di immedesimazione che è uno dei punti di forza del film. Veri i negozi, le strade, la gente. E questo, più che la perfezione tecnica del mostro marino ricostruito o la sua apparizione dopo quasi un’ora di film, contribuì (anche con ripercussioni troppo severe sulla natura dell’animale, nell’immaginario collettivo) allo strepitoso successo.

Il film comincia con il punto di vista di una creatura che nuota sott’acqua. Il titolo, Jaws, nella locandina originaria è bianco perché Spielberg voleva che il rosso nel film fosse usato solo per il colore del sangue. E il sangue caratterizza molte scene del film, che si può inserire nel filone dei racconti di mare – inevitabile l’accostamento al Moby Dick di Melville. Eppure la scena più bella di un film in cui l’azione la fa da padrone non è una scena d’azione, ma un monologo in cui i tre protagonisti sulla barca di notte si liberano dei rispettivi ruoli e mostrano le cicatrici della loro vita, e Quint racconta l’origine della sua avversione per gli squali. Il monologo diventa un’occasione per ribadire l’inutilità della guerra, in quanto tante giovani vite sono state spezzate per consegnare un ordigno bellico. E, a questo punto del film, i tre hanno già visto lo squalo.

Lo squalo trio

È enorme e spaventoso, perché enormi e spaventose erano diventate le paure collettive del paese (crisi economica, Vietnam, terrorismo, guerra fredda, etc.). Non è un caso che il film si apra con un gruppo di giovani seduti sulla spiaggia intorno a un falò: gioventù ‘capellona’ e sconsolata, e la speranza di un amore estivo che inizia con una piccola ‘caccia’ che si infrange sulla riva per un ragazzo simbolo di un’America disperata e indebolita e di una ragazza che prova a ripartire, libera, verso un nuovo fertile inizio… Che non ci sarà.

È un mondo disorientato, quello de Lo Squalo, in cui i sindaci pensano solo a salvare le apparenze, la popolazione fa da contorno di pubblico avido, e i bambini piangono soli sulla spiaggia. I tre protagonisti sono in qualche modo tre outsider. Eppure solo Brody, pauroso, scappato dalla grande città e dai suoi angoli bui, il family man del film riuscirà ad uccidere lo squalo assassino, perché è l’unico che lo teme davvero. lo squalo 1Quint, novello Achab, è forte della sua esperienza e della sua indomita rabbia e Hooper dei suoi studi. Ma odio cieco e desiderio di vendetta nulla possono contro la natura. Il mare si ribella a Quint e alla sua empia follia. Né la tecnologia di nuove ‘magnifiche sorti e progressive’ che hanno visto un’altra guerra e corpi devastati dal napalm. Brody teme il mare, è fragile e piccolo di fronte alla sua immensità; lo rispetta e per questo il mare gli concederà di prendergli una sua creatura.

Lo squalo quint

Il genio di Spielberg ci accompagna fino all’ultima inquadratura. Il mare è finalmente calmo, il tramonto colora di rosa un giorno memorabile su una spiaggia bianca e solitaria. E mentre pensiamo di aver assistito a un film incredibile e abbiamo ancora negli occhi e quasi sentiamo addosso i brandelli del mostro esploso in mare, vediamo proprio sui titoli di coda due piccole figurine che si aiutano ad uscire dall’acqua. Hooper e Brody che tornano finalmente a casa. Il mare, che all’inizio del film aveva inghiottito una giovane vita, alla fine ne rende sane e salve due, uomo e scienza che si sostengono a vicenda, su un orizzonte pieno di speranza.


 

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